Grottaferrata e la Carta Archeologica: Villa Senni, presso Ad Decimum. Gli studi sulle grandi strutture antiche
Pubblicato: Lunedì, 06 Aprile 2020 - Fabrizio GiustiGROTTAFERRATA (attualità) – La 40a puntata è dentro ad un sito di grande interesse
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Di Villa Senni, in prossimità delle Catacombe 'Ad Decimum', abbiamo parlato già agli inizi di questo percorso molto ampio all’interno della Carta Archeologica di Grottaferrata.
Oggi, per la 40a puntata di questa nostra inchiesta, ritorniamo in questi luoghi con il fine di scendere nei particolari di alcune evidenze che hanno suscitato, in decenni distanti da questo, dispute, scoperte, rilevazioni differenti tra gli studiosi.
La presenza di alcune strutture antiche, le uniche scampate alla distruzione in seguito agli scassati dei vigneti operati nelle vigne Gentilini e Costanza Senni alla fine dell’800, venne segnalata dal Lanciani agli inizi del secolo. Nel corso del suo sopralluogo in data 13 aprile 1905, egli annotò in una scheda la presenza di alcune strutture, mettendole in relazione con un “Bagno pubblico”: “Poca parte del Vicus Angusculanus rimane visibile sopra terra perché tutti i ruderi sporgenti dal suolo sono stati spianati nella coltivazione della vigna piantata (podere Gentilini), per quanto si afferma, per oltre mezzo secolo, e ingrandita e migliorata con delle piantagioni in questi ultimi tempi. Sono state risparmiate due parti del Bagno publico, cioè una piscina lunga m. 22 e una vasca da bagno caldo semicircolare, di 8 metri di diametro, con doppio gradino per sedere o per discendere sul fondo, messo a mosaico bianco, al disotto del quale v'è un sotterraneo con la fornace e i tubi per il riscaldamento. Le case e le altre fabbriche del villaggio occupano tutta la spianata del podere Gentilini tra la Latina moderna (via Anagnina) la via Cavona e la ferrovia elettrica“ (la linea ferroviaria Roma - Rocca di Papa oggi ricalcata dalla via Anagnina discendente).
Tali strutture vennero viste anche da altri studiosi, tra cui T. Ashby. Ma nel corso di questo secolo se ne sono progressivamente perse le tracce. Il De Rossi, nel corso delle sue ricognizioni nell’area di Villa Senni , non trovò le strutture menzionate dal Lanciani, per cui nella sua pianta (tavola 2), la loro ubicazione divenne ipotetica. Il disegno appare viziatao da numerosi errori, probabilmente scaturiti a causa di una lettura non corretta dei documenti del Lanciani, il cui orientamento viene male interpretato. La posizione del “Bagno publico” venne correttamente indicata dal Lanciani, per cui è stata facilmente localizzata nel corso delle ricognizioni effettuate per la redazione della presente Carta Archeologica, a poche decine di metri a nord dalle catacombe, appena oltre la via Anagnina discendente, sotto un casale restaurato la cui pianta rispetta fedelmente quella riprodotta dal Lanciani.
La struttura perimetrale del casale, la cui costruzione risale forse ai primi decenni del novecento, insiste sui preesistenti muri antichi. Nello scantinato l’archeologo Franco Arietti notò che strutture antiche erano conservate perfettamente, fatta eccezione per la loro sommità, in qualche caso danneggiata dai lavori di restauro. Sotto il fabbricato moderno si rilevò presenza di alcuni ambienti, disposti a formare un lungo e stretto corridoio che immette in una grande stanza a pianta semicircolare coperta da una cupola, la stessa che appare riportata nella pianta del Lanciani a fianco della cosiddetta “piscina”.
Arietti, nella Carta Archeologica descrive minuziosamente tutti gli ambienti visitatiti, i muri, i particolari. In molti casi cercando evidenze descritte dal lanciani di cui ha trovati traccia solo nella parte parte sottostante, quella che il Lanciani descrive come “al disotto del quale (alla piscina e della vasca ndr) v'è un sotterraneo con la fornace e i tubi per il riscaldamento”. Nelle relazione, comuneue, ci sono delle difficoltà ad accettare la tesi del Lanciani che attribuisce all’insieme degli ambienti la funzione di “Bagno publico”, dal momento che dei tubi per il riscaldamento non vi è alcuna traccia, Nessuna conferma neanche per quello che lo studioso indica come un “… doppio gradino per sedere o per discendere sul fondo, messo a mosaico bianco”. Si tenga presente che il De Rossi annota la presenza di tracce di mosaici con tessere bianche e nere, mentre il Lanciani, trattando della “vasca semicircolare”, cita solo quelle bianche. Infine, ancora il De Rossi, pubblica l’immagine di resti molto simili all’arco, ma nella sua pianta li posiziona a qualche decina di metri dal casale, in un fienile del quale però non vi è esistenza.
Pertanto, concludeva Arietti, solo in seguito al completamento di uno scavo si potranno valutare i rapporti tra le singole strutture sopra descritte ed il loro carattere funzionale.
Da notare che nel corso delle ricognizioni, il De Rossi vide dei muri affiorare dal piano di campagna, e ne descrive uno lungo circa 20 metri. Forse si tratta del muro nord orientale della piscina che mostrava un paramento in opera reticolata, prima di essere intonacato.
Le altre puntate:
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9 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la Villa di Rufino Vinicio Opimiano
10 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: una grande villa tra Via Anagnina e Via Sant’Andrea
11 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: 'Quarto Montioni', tra ville romane reali e presunte
21 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Villa Muti, Villa Grazioli e i resti di età imperiale
24 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: strade e tombe verso S.Anna. Le ville romane della zona
25 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: le grandi ville di Campovecchio e ‘Formagrotta’
34 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: da Roseto fino a Madonna della Molara e Via San Nicola
Info:
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