Grottaferrata e la Carta Archeologica: l’area di Via del Fico, un sito rilevante (e urbanizzato). Le ville, i sepolcreti

Pubblicato: Giovedì, 30 Gennaio 2020 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA (attualità) – La 22a puntata nella mappa prodotta dall’archeologo Arietti ci porta in una zona di alto interesse. Le scoperte del 1998 durante la costruzione della Caserma dei Carabinieri

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La ventiduesima puntata del monitoraggio della Carta Archeologica comunale realizzata dall’archeologo Franco Arietti ci porta in una zona per molti insospettabile e oggi in parte urbanizzata e conosciuta più per la sua residenzialità che per la sua storia. Che invece c’è, in modo rilevante.

Prima, però, una curiosità che riguarda Viale delle Nazioni Unite. In seguito agli sbancamenti effettuati nel corso della costruzione di alcune ville residenziali, tra la fine del novecento e l’inizio di questo secolo, vennero asportate secondo la relazione di Arietti alcune strutture murarie di epoca romana di cui si conservano alcune tracce sulla ripida parete della scarpata. Presso l’ultima delle ville ed a fianco di essa, si conservano tracce di un nucleo cementizio a testimonianza dei resti antichi: sono poste a mezza altezza e figurano addossate alla parete in modo precario. Non è stato possibile stabilire all’epoca. la natura di tali resti.

Questa scoperta ci introduce invece in una zona ben più conosciuta e frequentata, ovvero Via del Fico. Nell’area dell’ex Casale Guidi sono state segnalate presenze antiche, ma in modo piuttosto vago, e questa incertezza vale anche per tutta l’area circostante, che viene comunque indicata come un sito archeologico di grande importanza. Gli studiosi, nel passato, si sono concentrati agli inizi del ‘900 venivano chiamate con i nomi dei rispettivi casali: Guidi e Giusti. Quando Arietti si cimentò nella sua analisi (ricordiamo che a Carta è stata realizzata nel 1999 e poi aggiornata nel 2007) non trovò resti antichi nell’area dell’ex Casale Guidi, ma questo accadde probabilmente per le sostanziali trasformazioni urbanistiche che furono compiute senza alcuna indagine archeologica preventiva. Per le aree circostanti, invece, un punto fermo è dato dall’unico controllo avvenuto nel corso degli sbancamenti degli anni ‘70 in occasione della costruzione delle ville relative alla lottizzazione limitrofa (il residence è Agorà). Questi controlli furono sollecitati proprio da Arietti e da Bruno Martellotta, dal momento che l’area poteva corrispondere a quella dove vennero effettuate in passato le scoperte pertinenti al sepolcreto protostorico di Vigna Giusti. Le indagini però hanno dato esito negativo (è stato individuato solo un cunicolo) e ciò può essere utile per delimitare da questa parte lo sviluppo del complesso di epoca romana rinvenuto poi a valle e di cui ci occuperemo tra poco. Nelle aree limitrofe, dove fino a qualche decennio fa si coltivava, alcune ricognizioni superficiali effettuate sempre da Arietti negli anni ‘70 avevano evidenziato la presenza di materiale fittile.

L’area dei casali Giusti e Guidi, rappresentata sulla cartografia della fine dell’800 - inizi ‘900 con i nomi dei rispettivi casali, viene comunemente indicata come sede di scoperte archeologiche di notevole interesse. Le notizie al riguardo sono purtroppo lacunose e come avviene di solito in questi casi, dal dibattito tra gli studiosi sono emerse divergenze sostanziali. T. Ashby riassume la storia delle scoperte, citando la relazione del De Rossi (1878) in cui vengono elencate importanti scoperte avvenute tra ‘700 e ‘800; egli cita il resoconto del Volpi, che scrive nel 1740, e che menziona la scoperta di una statua di “eccellente fattura” effettuata dal Cardinale Carlo Borromini (in carica dal 1652 al 1704 e Abate commendatario dell’Abbazia di Grottaferrata) presso la villa di Cicerone, ritenendo quest’ultima essere ubicata nel territorio di Grottaferrata, in località Bagnara.

Le scoperte più significative avvennero però nel 1730, ad opera del proprietario del terreno Francesco Bianchi. Fu rinvenuto un braccio marmoreo affiorante quasi in superficie, per cui essi proseguirono in profondità gli scavi nel tentativo di recuperare il resto della statua. Vennero così scoperti ”numerosi frammenti di marmo, molte tegole sotto le quali vi erano numerosi morti “ ed inoltre “..un Hypocausto con gradini di peperino assieme a camere con pavimenti a mosaico oppure lavorati a tessellato, muri in elevato con dipinti ancora in posto finemente costruiti con mattoni quadrati..”

Nell’edificio antico vennero rinvenute dodici statue, consegnate al Cardinale francese Melchior Polignac che le spedì in Francia. Ritornando alle scoperte effettuate in precedenza, parrebbe che le iscrizioni rinvenute nell’area fossero in numero notevole. De Rossi sostiene che il Cardinale Carlo Barberini aveva già trovato alcune statue ed iscrizioni, ma solo alcune di esse erano state trasferite al suo palazzo, lasciando sul posto le altre, come risulta da una sua nota in merito al fatto che nel 1678 il Cardinale aveva trasferito nella sua residenza due statue molto importanti tra cui “..una statua alta 12 palmi rappresentante una Musa con la lira, in parte restaurata”, in realtà un Apollo Citaredo venduto nel 1815 e conservato agli inizi del ‘900 a Monaco di Baviera alla Glyptothek.

Non lontano vennero rinvenute altre quattro statue, due delle quali di valore inestimabile: “Una statua seduta 7 palmi lunga (m. 1.56) rappresentante uno schiavo ferito, su un piedistallo di legno” ed “..un’altra statua alta 7 palmi (m. 1.56) che rappresenta una giovane con la corona di alloro a ghirlanda, vestita come un pastore, che culla sulle ginocchia una bestia morta, su una base di marmo bianco, poggia su un’urna sepolcrale.”. Queste quattro statue vennero conservate nella Galleria di Palazzo Barberini alle Quattro Fontane. Ashby sostiene che forse ad esse andrebbero associati il torso maschile e due figure femminili acefale con cornucopia entrambe rinvenute a Grottaferrata, mentre cita una statua di ermafrodita ugualmente conservata alla Galleria Barberini e proveniente da Grottaferrata. Grossi Gondi attribuisce la villa a M. Pompeius Asper sulla base di una iscrizione un tempo conservata all’Abbazia di Grottaferrata prima di essere trasportata a Roma, ma questa interpretazione è piuttosto dubbia secondo Ashby, il quale aggiunge che anche il luogo degli importantissimi ritrovamenti sopra menzionati, ovvero l’area dei Casali Guidi e Giusti, noto con il nome di Bagnara in realtà non è certo. Perplessità secondo Arietti legittime, se si considera che a Grottaferrata si conoscono altri due siti con lo stesso nome di Quarto Bagnara, uno nell’area del convento delle suore Francescane, l’atro a Campovecchio.

LE SCOPERTE DURANTE LA COSTRUZIONE DELLA CASERMA Durante i lavori per la costruzione dell’attuale Caserma dei Carabinieri fu scoperto un muro sostruttivo. Il sito ha chiarito il problema dell’attribuzione a quest’area degli straordinari rinvenimenti effettuati nei secoli precedenti. Infatti una parte dell’area archeologica è stata rinvenuta ad una notevole profondità, pari a circa 4-5 metri, perfettamente in accordo a quanto risulta dalle notizie degli scavi settecenteschi. L’intervento della Soprintendenza Archeologica per il Lazio si è reso necessario in seguito ai lavori di sbancamento per la costruzione dell’edificio cominciati nell’agosto del 1998 (la foto di copertina è di quel periodo). In quell’occasione è venuto alla luce un muro sostruttivo per tutta la lunghezza del cavo di sbancamento del cantiere, che risulta essere di circa metri 40. Prima dei lavori, sottolinea Arietti nella sua relazione, era ben conservato, poi è stato dimezzato in altezza nel corso degli interventi.

Secondo la Carta Archeologica, benché forniscano un dato parziale, le dimensioni del muro sostruttivo indicano comunque che la basis villae poteva raggiungere dimensioni maggiori, e questo dato viene confortato dai numerosi esempi delle circostanti ville del Tuscolano. A monte, la villa non si estendeva oltre l’area del residence Agorà e nemmeno a fianco di questa, dove vennero rinvenute le sepolture protostoriche di Vigna Giusti, per cui è possibile che si sviluppasse in larghezza e che quindi comprendesse anche l’area archeologica di Casale Guidi in un unico, grande complesso.

UN SEPOLCRETO ANTICHISSIMO AL FICO - Sempre a Via del Fico (ex Vigna Giusti), nel corso dei lavori agricoli condotti nel 1876 in località “il Fico” e posta a circa 150 metri di distanza dalla Via Anagnina, vennero alla luce alcune tombe di età protostorica, come affermavamo in precedenza. Come a Villa Cavalletti, gli scavi non vennero controllati, per cui le uniche notizie sono quelle che derivano dalle testimonianze degli scavatori.

S. De Rossi (1877) descrisse vari tipi di tombe riconducibili a quelle note in altre parti del Lazio, per lo più del tipo ad incinerazione entro pozzo circolare chiuso superiormente da una lastra. In un caso l’urna a capanna venne rinvenuta all’interno di un pozzetto con pareti rivestite da blocchi informi. Sul sito esatto, comunque, gli studiosi tendenzialmente divergono. Una nota dello Stevenson, comunque, riporta alcune scoperte effettuate a nord della Via Anagnina, forse presso l’Osteria del Fico, da un certo P. Antini di Frascati, in una cavità dello strato di pozzolana. Permangono comunque i dubbi sull’esatta ubicazione del sepolcreto, che comunque dovrebbe trovarsi non lontano, forse nel punto indicato lungo l’antica via del Fico, il cui percorso costeggiava i casali Guidi e Giusti salendo alla via Latina e che forse potrebbe rivelare l’andamento del tracciato protostorico. Il materiale pubblicato (dapprima conservato dal De Rossi ed ora al Museo Preistorico L. Pigorini), risale per lo più alla prima metà del IX secolo a.C., ma alcuni elementi farebbero pensare anche ad una durata maggiore e quindi ad una fase successiva. Degna di interesse è invece la menzione dello scheletro associato a vasi della prima età del ferro; si può pensare forse ad una sua contemporaneità con le tombe della prima metà del IX sec., confermando dunque la compresenza dei due riti, dell’incinerazione e dell’inumazione, anche sui Colli Albani nel corso del IX sec. a.C.

Le altre puntate:

1 - Grottaferrata, alla scoperta della Carta Archeolgica. Via delle Vascarelle e l'area limitrofa: l’acquedotto Julia e una necropoli

2 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la straordinaria scoperta dell’"Ipogeo delle Ghirlande" nel 2000

3 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Via Quattrucci e ‘Colle delle Streghe’. I mausolei, le antiche strade

4 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: da Valle Marciana a Campovecchio tra tombe, tracciati e cisterne

5 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: le pendici del Tuscolo tra mausolei, strade e conserve d’acqua 

6 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: da Villa Senni al Tuscolo con la Via Latina. La distruzione dei contemporanei

7 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: l’antichissima via Cavona (Via Valeria)

8 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: i mausolei presso catacombe ‘Ad Decimum’. Le sepolture meno conosciute

9 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la Villa di Rufino Vinicio Opimiano

10 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: una grande villa tra Via Anagnina e Via Sant’Andrea

11 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: 'Quarto Montioni', tra ville romane reali e presunte

12 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Valle Marciana e La Torretta. Ville, strade e sentieri antichi

13 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Villa Senni e Via Sant’Andrea, le antiche strade di collegamento

14 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: l’importante patrimonio di Borghetto. Mausolei, ville romane, tracciati

15 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: dal ‘Litta’ fino alla Cipiriana e Valle Marciana. Antiche piscine, vie ed edifici nascosti

16 -Grottaferrata e la Carta Archeologica: la grande villa romana verso 'Capo d'Arco'. Le evidenze di Bagnara, il ‘tempietto’ a Valle Marciana

17 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la villa romana alle suore francescane. Il mausoleo e le sepolture perdute all’ex Casale Santangeli

18 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: tra l'Abbazia, Via del Grottino e Viale Kennedy alla ricerca di evidenze sconosciute

19 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: dalle opere antiche di Viale Kennedy fino ai tracciati delle ville Muti – Grazioli - Cavalletti

20 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la grande villa romana tra Viale Dusmet, Via della Cipriana e Villa Grazioli

21 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Villa Muti, Villa Grazioli e i resti di età imperiale


Info:

Grottaferrata, quando si fa finta che la Carta Archeologica non esista...

Grottaferrata, la Carta Archeologica: uno strumento fondamentale (e poco considerato) per il futuro del territorio