Grottaferrata e la Carta Archeologica: la villa romana alle suore francescane. Il mausoleo e le sepolture perdute all’ex Casale Santangeli

Pubblicato: Domenica, 05 Gennaio 2020 - Fabrizio Giusti

 

GROTTAFERRATA (attualità) – La 17a puntata della documentazione redatta da Franco Arietti

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Per la 17a puntata del nostro viaggio all’interno della Carta Archeologica di Grottaferrata (redatta nel 1999 e aggiornata nel 2007 dall’archeologo Franco Arietti, deliberata nel corso della Giunta Ghelfi nello stesso anno a mai attuato come strumento di raccordo con la Soprintendenza e di tutela) proseguiamo il percorso  - già avviato nella puntata numero 16 - analizzando la villa romana sottostante il convento delle Suore francescane missionarie di Maria, le strutture perimetrali antiche sulle quali sono state impostate quelle moderne e i vari momenti successivi.

Va detto che a sud di questa struttura si trova un’altra villa - già raccontata nella stessa puntata numero 16 - che spesso viene considerata come parte integrante della dimora in esame con la quale verrebbe a formare un unico complesso.

Le due ville sorgevano rispettivamente nelle ex vigne Carboni e Beccari, poi unificate nella proprietà delle suore Francescane Missionarie.

I primi edifici del convento si costruirono nel corso dell‘800, mentre successivamente vennero aggiunti gli altri corpi di fabbrica, eseguiti nel 1914 e nel secondo dopoguerra. Nella Carta del Rosa le due ville vengono rappresentate con lo stesso orientamento, ma in realtà i due edifici presentano una diversità. Nella medesima carta, la cui redazione definitiva risale attorno al 1870, prima della costruzione del convento, appaiono due terrazzamenti: su quello maggiore vengono riportati due muri paralleli (nel settore nord orientale), che piegano ortogonalmente nel settore sud ovest, ma non compare il Casale Carbone, il quale è evidente invece nella documentazione successiva relativa alle fasi iniziali della costruzione del convento e  dove risulta una successione articolata di ambienti sostruttivi, segno che ai tempi di P. Rosa quest'ultimi erano interrati o di difficile individuazione. Un rilievo effettuato per conto del Ministero della P.I. (Direzione Generale Antichità e Belle Arti - conservato all’Archivio Centrale di Stato) relativo ai primi interventi che risalgono al 1893, mostra comunque un apparato sostruttivo articolato.

La villa romana ora giace sotto il convento, dopo le varie fasi costruttive che si sono avvicendate tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Sappiamo da Luigi Devoti che un primo intervento avvenne nel 1892 e che le nuove strutture avevano come base le sostruzioni antiche, ma subito dopo (gennaio 1893) i lavori vennero sospesi dal ministero venuto a conoscenza dei resti della villa romana. Le opere poterono riprendere solo dopo la nomina di un ispettore, Padre T. Domenichelli, che aveva il compito di inviare periodicamente le relazioni sui nuovi ritrovamenti.

Le prime due ali vennero costruite nel 1894, tra il 1903 e il 1914 ad esse vennero aggiunti gli altri corpi. Una planimetria conservata all’Archivio Centrale di Stato mostra l’apparato com’era a quei tempi. La Carta Archeologica di Arietti a questo punto commenta le misure, le mura e gli apparati della villa mettendola in relazione alle foto e alla documentazione dell’epoca.

Le vicende della realizzazione del Convento, in particolare l’intervento del ministero con il fermo dei lavori, potrebbero – secondo la relazione di Arietti – essere legate alle prime opere compiute, nell’intento di ricavare gli ambienti, che forse compromisero o distrussero in vari punti la parte superiore del muro esterno romano e ciò che rimane è quello che oggi viene conservato e che appare in vista alla base dell'immobile tra una porta e l’altra. Dalla foto del ministero si può notare l’andamento pianeggiante della la cresta dei muri, sui quali evidentemente si intendeva impostare l’edificio moderno. Un’ulteriore prova della distruzione deriva – secondo la Carta - dall’osservazione dei vari “pannelli” che oggi – si legge - “delimitano l’opera reticolata, nei quali sono assenti ai lati le classiche ammorsature in blocchetti rettangolari che di norma delimitano il paramento in opera reticolata alle estremità delle pareti”.

Il dislivello tra il piano del terrazzamento superiore, dove sorgevano gli edifici principali della villa (oggi il livello del grande chiostro interno) e la base delle sostruzione, non doveva superare i 3 metri. Purtroppo la documentazione disponibile nel suo complesso è assai carente e deve essere considerata del tutto indicativa. Viene comunque riportata la posizione del Casale Carbone, prima della sua demolizione, ed il confronto con la sua posizione nella mappa catastale ottocentesca pubblicata da L. Devoti assicura dell’esatto orientamento del complesso antico.

Anche le notizie intorno agli interventi del 1914 non sono sufficientemente documentate, essendo limitate a descrizioni generiche e prive di documentazione grafica e fotografica, nonostante fossero venute alla luce numerose evidenze. Si sa che affiorarono nella parte orientale del convento. In quest’area viene collocato “l’angolo orientale della villa antica, già visibile, formata da grandi muri in opera reticolata di silice”. Vengono inoltre, genericamente  annotati, su quel lato “…un grande ninfeo a nicchioni alternativamente semicircolari e rettangolari. Dietro le nicchie e i muri che le dividono, si protendono alcuni ambienti che lo sterro non è giunto a mettere completamente in luce ”, in aggiunta a “pavimenti ed altri oggetti antichi”.

Molti di questi reperti sono oggi conservati nel piccolo giardino interno del convento utilizzato come ‘antiquarium’. Altre strutture pertinenti alla villa potrebbero trovarsi nell’area settentrionale del convento, dove fu rilevata, al momento della relazione della Carta, una notevole concentrazione di materiale in giacitura secondaria, in particolare modo relativo a parti murarie ed architettoniche.

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COSA E’ RIMASTO - Oggi della villa romana si può vedere solo la parte esterna delle strutture perimetrali inglobate nelle ali del convento. Sotto il portico del terrazzamento mediano, si osserva lungo la parete interna, il paramento in opera reticolata che si sviluppa a tratti, per una lunghezza complessiva di circa m. 30, mentre in altezza si conserva fino ad un massimo di m. 2.70 rispetto al piano di calpestio moderno. Il muro antico, spesso interrotto da porte o rifacimenti, poggia sulla originaria fondazione cementizia. Il paramento in opera reticolata ha subito numerosi restauri. Nel terrazzamento inferiore, le medesime strutture antiche foderano l’angolo dell’edificio moderno, dal momento che il convento venne impostato rispettando completamente la planimetria originale della villa.

Nel tratto sostruttivo sud orientale, si conserva per pochi metri un tratto di muratura antica nello spazio compreso tra alcune porte del convento; una di esse immette nella ex tipografia, nelle cui sale interne risulta inglobata una struttura absidata della villa, l’unica presenza relativa al complesso antico visibile sotto il convento da questo lato.

Il collegamento della villa con il reticolo viario circostante è stato ipotizzato in vari modi. Mentre il tratto di strada a nord ovest è stato riconosciuto solo di recente, controversa è l’ipotesi relativa all’andamento della strada lastricata che proveniva dall’altra grande villa romana sottostante l’Abbazia, della quale si conservava, fino a qualche anno fa, un tratto integro sotto via del Grottino. 

CASALE SANTANGELI - In prossimità del Casale Santangeli, il quale occupava l’area dove oggi inizia la divaricazione tra la via Anagnina discendente e quella ascendente, viene posta da tutti gli studiosi la diramazione dalla Via Latina di un diverticolo. Inoltre, nel codice Stivenson, si ricorda che nei pressi del casale, in quella che si chiamava Vigna Giammarioli, furono rinvenuti “mosaici, fistole acquarie e marmi lavorati”. Nella cartografia della Soprintendenza archeologica per il Lazio ed in quella dei Quilici viene segnalata, appena dopo il bivio tra le due antiche strade, la presenza di un mausoleo con accanto alcune sepolture evidentemente disposti lungo la Via Latina. Purtroppo l’area è stata urbanizzata e ciò ha vanificato ogni tentativo di riconoscere e documentare ogni presenza.

Le altre puntate:

1 - Grottaferrata, alla scoperta della Carta Archeolgica. Via delle Vascarelle e l'area limitrofa: l’acquedotto Julia e una necropoli

2 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la straordinaria scoperta dell’"Ipogeo delle Ghirlande" nel 2000

3 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Via Quattrucci e ‘Colle delle Streghe’. I mausolei, le antiche strade

4 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: da Valle Marciana a Campovecchio tra tombe, tracciati e cisterne

5 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: le pendici del Tuscolo tra mausolei, strade e conserve d’acqua 

6 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: da Villa Senni al Tuscolo con la Via Latina. La distruzione dei contemporanei

7 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: l’antichissima via Cavona (Via Valeria)

8 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: i mausolei presso catacombe ‘Ad Decimum’. Le sepolture meno conosciute

9 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la Villa di Rufino Vinicio Opimiano

10 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: una grande villa tra Via Anagnina e Via Sant’Andrea

11 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: 'Quarto Montioni', tra ville romane reali e presunte

12 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Valle Marciana e La Torretta. Ville, strade e sentieri antichi

13 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Villa Senni e Via Sant’Andrea, le antiche strade di collegamento

14 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: l’importante patrimonio di Borghetto. Mausolei, ville romane, tracciati

15 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: dal ‘Litta’ fino alla Cipiriana e Valle Marciana. Antiche piscine, vie ed edifici nascosti

16 -Grottaferrata e la Carta Archeologica: la grande villa romana verso 'Capo d'Arco'. Le evidenze di Bagnara, il ‘tempietto’ a Valle Marciana

Info:

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