Grottaferrata e la Carta Archeologica: S. Giuseppe, Viale XXIV maggio, Villa Rasponi e Tuscolo. Tra mausolei, sepolcri e cisterne
Pubblicato: Lunedì, 23 Marzo 2020 - Fabrizio GiustiGROTTAFERRATA (attualità) – La 36a puntata del nostro lungo percorso dentro al territorio criptense
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Una 36a puntata che va un po' in ordine sparso e poi si concentra ancora sulle pendici del Tuscolo, ove i tesori dell’antichità ancora emergono nell’area di Grottaferrata. Ignoti alla maggioranza, ma importanti sul piano della ricerca. Oggi andremo in località S. Giuseppe, Viale XXIV Maggio fino a Villa Aldrobrandini, Villa Rasponi per poi tornare sul vecchio colle caro ai tuscolani.
S. GIUSEPPE – In località S. Giuseppe un tratto di acquedotto antico viene riportato dall’archeologo P. Rosa in una delle piante propedeutiche alla Carta archeologica del Lazio. Egli però, non riporta l’acquedotto nella stesura definitiva, mentre nessuno studioso ne farà menzione in tempi più recenti. Franco Arietti, estensore della Carta di Grottaferrata, ha verificato l’andamento del tracciato che può essere riconosciuto dal momento che lo studio del Rosa riporta correttamente la viaria del tempo, la quale non ha subito sostanziali modifiche. Da notare che l’orientamento del condotto, quasi certamente ipogeo, punta in direzione della vicina cisterna e dell’altro cunicolo visto dall’Ashby, il quale potrebbe in qualche modo essere collegato, se non direttamente alla condotta in questione, almeno per quanto riguarda il comune sistema idraulico in rapporto alla cisterna menzionata.
VIALE XXIV MAGGIO - L’area in questione è prossima ad un importante sepolcreto venuto alla luce nel corso dei lavori di sistemazione della strada, all’altezza del cancello di villa Aldobrandini che si affaccia sulla carreggiata (dove si ubica una villa romana attribuita a Sergius Octavius Laenas Pontianus), durante i quali furono rinvenuti nel 1845 numerosi importanti reperti. Benché il sepolcreto sia quasi certamente da attribuire all’area di Frascati, la Carta Archeologica segnala un’area riportata sulla carta archeologica che venne indicata in antico come reale luogo del rinvenimento e che ha dato luogo ad un dibattito tra gli studiosi. Infatti R Lanciani indicò il luogo della scoperta :”..presso il penultimo casino di villa Aldobrandini lungo il viale che conduce al sepolcro di Celio Viniciano..”
VILLA RASPONI - Un “muro in opera cementizia viene riprodotto da R. Lanciani e ubicato all’altezza del “penultimo casino Aldobrandini”. Lugii Devoti lo colloca presso il fabbricato esistente a nord di Villa Rasponi, lungo il viale che conduce alla Villa Aldobrandini. Esso viene inteso dal Devoti stesso come parte di una cisterna parzialmente interrata da movimenti di alcuni lavori intorno al 1999. Nelle sue ricognizioni, Arietti non riuscì ad accedere nella proprietà in cui dovrebbe trovarsi la struttura, la cui ubicazione sulla presente Carta Archeologica (desunta dalla carta di Qulici-Quelici Gigili del 1984) va intesa come approssimativa.
PENDICI DEL TUSCOLO - Lungo una strada lastricata esiste un Mausoleo a pianta rettangolare, misurante, di cui rimane il nucleo cementizio con qualche blocco di peperino. Si eleva, come detto, presso la strada che collegava Tuscolo alla Via Latina. Ai lati del mausoleo figurano alcuni ambienti, almeno due per parte, delimitati da un muro da tergo e con le aperture rivolte alla strada. Attualmente queste ultime strutture sono in larga misura interrate o coperte dalla vegetazione. Uno schizzo planimetrico di R. Lanciani ne chiarisce, almeno in parte la natura: due ambienti sono quasi identici per dimensioni. Essi sono separati da un muro centrale; il paramento è in opera reticolata di leucitite, tranne il paramento del muro posteriore in opera incerta. Le altre due appaiono prive della parete alle spalle (ma forse perché interrata anche al tempo del Lanciani) paiono più strette, mostrano ugualmente un paramento in opera reticolata.
Nello stesso ambito esistono i resti di una conserva d’acqua adattata a colombario. L’ abbandono ed il palese deperimento del manufatto, sono evidenziati da un rilievo del Lanciani eseguito più di un secolo fa. Le aggiunte per la trasformazione della cisterna in sepolcreto riguardano probabilmente il muro longitudinale centrale ed altri interventi necessari alla realizzazione delle nicchie ( in numero di 23), entro ciascuna delle quali figuravano due urne cinerarie, talvolta contenenti delle monete. A loro volta, le nicchie mostravano all’esterno, superiormente, una piccola tabula di forma rettangolare recante l’iscrizione, forse dipinta (Arietti ne individuò alcune tracce). A lato figura un piccolo ambiente separato da quello principale da un muro eseguito in modo approssimativo (Lanciani sottolinea il fatto che non sia esattamente ortogonale), ambiente nel quale fu rinvenuta una sorta di cassa coperta con delle tegole. La maggior parte delle notizie relative agli scavi Aldobrandini risalenti al 1875 sono riportate da C. Wells in ‘The Alban Hills’, del 1878.
Le altre puntate:
7 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: l’antichissima via Cavona (Via Valeria)
9 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la Villa di Rufino Vinicio Opimiano
10 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: una grande villa tra Via Anagnina e Via Sant’Andrea
11 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: 'Quarto Montioni', tra ville romane reali e presunte
21 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Villa Muti, Villa Grazioli e i resti di età imperiale
24 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: strade e tombe verso S.Anna. Le ville romane della zona
25 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: le grandi ville di Campovecchio e ‘Formagrotta’
34 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: da Roseto fino a Madonna della Molara e Via San Nicola
Info:
Grottaferrata, quando si fa finta che la Carta Archeologica non esista...