Grottaferrata e la Carta Archeologica: la grande villa romana tra Viale Dusmet, Via della Cipriana e Villa Grazioli
Pubblicato: Venerdì, 24 Gennaio 2020 - Fabrizio GiustiGROTTAFERRATA (attualità) – La 20a puntata dentro alla documentazione redatta da Arietti. Il Nibby la considerò come la Domus Augustana sul Palatino
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Per la ventesima puntata del viaggio all’interno della Carta Archeologica di Grottaferrata, redatta dal Dott. Franco Arietti, affrontiamo un’area importante. La presenza di una grande villa romana nell’area compresa tra viale Dusmet, via della Cipriana e via di Villa Grazioli, infatti, venne segnalata per la prima volta da Antonio Nibby e dal momento che egli descrisse l'articolazione di alcune strutture in elevato, se ne deduce che, ancora agli inizi dell'800, alcune parti del complesso si conservavano in modo relativamente integro. Qui fu individuato “un grande bacino o fontana, con fronte absidata”. Nibby aggiunse che “si potevano vedere molti marmi di varia natura, alcuni relativi a parti architettoniche di eccellente fattura che sottolineavano la magnificenza della villa”. A sud ovest della piscina, egli vide inoltre “alcuni ambienti in muratura con mattoni del I secolo d.C.”. In uno di questi, figuravano delle nicchie rettangolari” (egli annota la similitudine di tale disposizione "con quella della Domus Augustana sul Palatino relativamente alla parte sottostante Villa Mills"). Nella descrizione vengono inoltre elencate una colonna di marmo grigio e frammenti architettonici in peperino.
Stevenson riporta alcune note su questa villa, relative ad un grande mosaico. Inoltre afferma che “sul terrazzamento relativo alla parte residenziale della villa” appariva un pavimento in opus signinum, nel quale vi erano praticate delle “buche rotonde del diametro di m. 0.80, ugualmente profonde, recanti del marmo sul fondo”. Vennero poi individuati basamenti di colonne di marmo grigio e peperino, una piccola testa pertinente ad un ragazzo con corona d'edera ed infine un bassorilievo con putto. Altre note sullo stesso Codice riferiscono della presenza di un bassorilievo decorato con putti rinvenuto nella strada principale di Grottaferrata, ma che dovrebbe provenire dalla villa in questione.
Importanti risultano le piante di P. Rosa, sia lo studio quotato che l'elaborazione definitiva apparsa successivamente sulla sua Carta archeologica del Lazio redatte tra il 1850 e 1870. Oltre al complesso antico, appaiono infatti riportate fedelmente anche le strade, come ad esempio Viale Dusmet e la via che sale alla Madonnella (via di Villa Grazioli) e questo permette di orientare correttamente la villa.
Nella descrizione dell’Arietti, molto dettagliata di tutti gli apparati della villa, si comprende come gli interventi moderni, i vari edifici costruiti in successione, abbiano in parte obliterato evidenze e mura.
Nel 1927 venne realizzato anche immobile che alla fine degli anni ’50 del novecento venne acquistato dalle Suore dell’Apostolato Cattolico (Pallottine): esso si dispone su due livelli. In quello più basso, presso lo spigolo sud del fabbricato, appaiono alcuni ruderi, ora inglobati in un muro moderno a forma di "C" che racchiude l'area pavimentata a fianco della villa. Emergono poi tre nuclei cementizi, solo apparentemente scollegati tra loro, che presentano, soprattutto alla base, rimaneggiamenti moderni. Essi comunque conservano superiormente un accenno della volta originaria che li univa.
In zona esiste un altro manufatto antico descritto dal Nibby come fontana o conserva d’acqua. Quest’ultimo dovrebbe corrispondere alla struttura absidata che compare sulle piante del Rosa. A tale proposito risulta importante considerare una nota del 1922 relativa alla corrispondenza tra il Curatore del Museo dell’Abbazia di S. Nilo e la Soprintendenza ai Musei ed agli scavi della Provincia di Roma (conservata nell’archivio della Soprintendenza Archeologica per il Lazio), nella quale si fa presente la necessità di intervenire per salvaguardare i resti di una costruzione antica altrimenti minacciati dalla imminente costruzione di un edificio. Nella lettera compare uno schizzo della struttura. In particolare, il Curatore eseguì un saggio “nell’avancorpo rettangolare”: si rinvenne l’intonaco che rivestiva la vasca, “a forma di guscio”, e nel contempo venne messo in luce la parte del rivestimento esterno in opera reticolata.
Dalle considerazioni del Curatore si evince che nei primi decenni del secolo gran parte delle strutture erano visibili in superficie. In particolare, oltre alla grande vasca in questione, emergeva anche una sostruzione. Purtroppo la “supplica” rivolta al Direttore dell’Ufficio scavi di Roma non servì a nulla, se è vero che proprio all’interno della vasca venne costruita una villa moderna.
Infine, vanno considerati i numerosi reperti sparsi nel parco della villa delle suore, oppure murati o riutilizzati nella villa medesima . Alcuni di questi possono forse essere ricondotti a quelli che furono descritti dal Nibby nella prima metà dell’800. Tra essi, quasi certamente figurano alcuni grandi elementi architettonici in peperino, tre colonne, due delle quali con capitello ionico riutilizzate nel portico settentrionale, una testina ugualmente in marmo forse del tipo menzionato nel Codice Stevenson; sono stati inoltre notati alcune mensole in marmo, un rilievo con decorazione floreale, numerosi minuti frammenti architettonici pertinenti a parti architettoniche. Infine, inglobati nel muro del portico meridionale, vengono conservati alcuni bolli laterizi.
Un’area di tutto rispetto, come vedremo anche nelle prossime puntate. Ove spiegheremo altre evidenze di notevole importanza, nonostante i cambiamenti urbanistici della città.
Le altre puntate:
7 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: l’antichissima via Cavona (Via Valeria)
9 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la Villa di Rufino Vinicio Opimiano
10 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: una grande villa tra Via Anagnina e Via Sant’Andrea
11 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: 'Quarto Montioni', tra ville romane reali e presunte
Info:
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