Grottaferrata e la Carta Archeologica: da Colle delle Ginestre alla Pedica fino a Tuscolo. Cisterne, ville, un'antica 'stazione di posta'
Pubblicato: Giovedì, 27 Febbraio 2020 - Fabrizio GiustiGROTTAFERRATA (attualità) – La 30a puntata di uno studio di grande interesse sul territorio
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La Carta Archeologica di Grottaferrata continua a farci conoscere un territorio di estremo interesse e per nulla valorizzato sotto questo suo aspetto arcaico e profondo. In questa 30a puntata si parte da Colle delle Ginestre, si arriva in Via della Pedica – Via dell’Olmo e si arriva alle pendici del Tuscolo tra strade diverticoli e la presenza della Statio Roboraria.
Nel complesso gruppo di strutture apparse a Colle delle Ginestre a partire dalla fine dell’800, un nucleo di queste viene posto da Thomas Ashby, seguito da altri, tra cui il Grossi Gondi, a settentrione delle strutture apparse presso via Colle delle Ginestre. Grossi Gondi assegna a quest’area dimensioni più grandi rispetto a quelle del sito menzionato. Un sopralluogo dell’archeologo Franco Arietti, nella zona oggi urbanizzata, non ha rivelato alcuna presenza di resti. Il sospetto, come in molte altre zone, è che le evidenze siano state sacrificate in passato per far posto a insediamenti moderni. Rimangono comunque alcuni dubbi sulla reale collocazione in questa parte della città di questa villa e del suo eventuale collegamento con le strutture apparse su Colle delle Ginestre. Perplessità vanno anche estese alle argomentazioni addotte in particolare da T. Ashby nel 1910.
Saltando di zona, nello spazio compreso tra la Via Latina e la strada che ad essa converge, ricalcata dalla moderna via Vicinale Aldobrandini, quindi nei pressi del compitum antistante alla stazione di posta detta Roboraria, dislocata presso il XIII miglio della Latina, una cisterna assieme a quella posta a sud, nelle immediate vicinanze, venne vista e rilevata da P. Rosa tra il 1850 e 1870. Essa viene menzionata anche da altri studiosi, ma si deve a Luigi Devoti se oggi disponiamo almeno della documentazione grafica, fotografica e di una descrizione sufficientemente esaustiva, dal momento che il manufatto è stato arbitrariamente ridotto in parte a cucina di un ristorante, mentre la rimanente parte, a quanto risulta, dovrebbe essere stata inglobata in un edificio moderno sito nella proprietà limitrofa. Nel corso del sopralluogo si è potuto constatare che, nonostante tutte le pareti e le volte delle navate siano state verniciate e ingombrate di mobili, frigoriferi, tubazioni, parrebbe che la possente struttura in opera cementizia con le sue aperture e le volte non sia stata sostanzialmente alterata dagli interventi moderni, almeno in questa parte della cisterna. Il problema dell’alimentazione della cisterna in esame e, più in generale della sua funzione, non è chiaro. Il Devoti identifica nella sorgente chiamata “la Cavoletta”, posta a monte della cisterna, il sito da cui proviene il flusso delle acque che doveva alimentare in antico la conserva. Il sospetto che la cisterna abbia avuto in origine una funzione potrebbe legittimare la presenza a valle di essa e posta nelle immediate vicinanze, dell’altra cisterna, evidentemente costruita per conservare l’acqua depurata. In generale, riguardo all’alimentazione della cisterna, più che la sorgente della Cavoletta, si potrebbe identificare il canale di alimentazione come portato della complessa rete idraulica di cunicoli segnalati dal Tomassetti, ai quali afferivano numerose canalizzazioni superficiali.
La presenza di un diverticolo che si diparte dal compitum formato dall’incrocio di numerose strade, presso la statio Roboraria e si dirige a meridione, venne indicata esclusivamente da P. Rosa in uno dei suoi studi per la redazione della sua Carta topografica del Lazio, redatta tra il 1850 e il 1870. Il percorso della strada antica che si stacca dall’incrocio viene appena accennato, ma risulta di straordinaria importanza perché ci consente di ubicare con buon margine di certezza l’importantissimo compitum poco prima del moderno incrocio tra la via Anagnina e la via Vicinale Aldobrandini. Verrebbe inoltre individuato il percorso di un’antica strada, non menzionata dagli studiosi antichi e moderni, che metteva in comunicazione Tuscolo con le aree poste a meridione della Via Latina, la quale, probabilmente biforcandosi, poteva raggiungere sia Squarciarelli (il che ci potrebbe far comprendere la presenza dell’area sepolcrale arcaica della Pedica, lambendo la villa romana, che il Fosso dei Ladroni (o Latroni) lungo l’attuale strada.
Le altre puntate:
7 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: l’antichissima via Cavona (Via Valeria)
9 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la Villa di Rufino Vinicio Opimiano
10 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: una grande villa tra Via Anagnina e Via Sant’Andrea
11 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: 'Quarto Montioni', tra ville romane reali e presunte
21 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Villa Muti, Villa Grazioli e i resti di età imperiale
24 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: strade e tombe verso S.Anna. Le ville romane della zona
25 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: le grandi ville di Campovecchio e ‘Formagrotta’
Info:
Grottaferrata, quando si fa finta che la Carta Archeologica non esista...