Grottaferrata e la Carta Archeologica: la grande villa romana verso 'Capo d'Arco'. Le evidenze di Bagnara, il ‘tempietto’ a Valle Marciana

Pubblicato: Mercoledì, 01 Gennaio 2020 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA (attualità) – La 16a puntata nel documento realizzato da Franco Arietti tra il 1999 e il 2007

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La sedicesima puntata del nostro viaggio nella Carta Archeologica di Grottaferrata ci porta sulla sommità di un colle prospiciente Valle Marciana e che si pone a sud-est di Borghetto. In questo luogo venne segnalata da P. Rosa la presenza di una villa, riportata sulla sua Carta archeologica del Lazio.

Se si eccettua questo contributo, niente altro sappiamo di questo complesso antico, dal momento che gli studiosi che successivamente la segnalarono, - il Lanciani, Ashby, Grossi Gondi o altri - non danno alcuna descrizione di resti. L’archeologo Franco Arietti, estensore della Carta Archeologica criptense, nella sua relazione afferma che purtroppo sul colle sono state costruite alcuni edifici che hanno alterato la morfologia del sito, per cui non è più possibile riconoscere la piattaforma ad “L” riportata dal Rosa, alla quale si aggiunge uno spazio rettangolare sopraelevato. Una zona mai indagata approfonditamente, che invece meriterebbe di essere conosciuta meglio.

Verso il convento delle suore francescane, in località ‘Bagnara’, nel corso delle ricognizioni effettuate in occasione della redazione del documento di cui ci occupiamo, sul ciglio di una presunta cava furono osservate alcune strutture murarie, tra cui una fondazione in opera cementizia. Del muro affiorava solo il lato meridionale, per cui non fu possibile procedere ad ulteriori osservazioni. Forse la cava esisteva già intorno alla metà dell’800, dal momento che potrebbe coincidere con la descrizione fornita da C. Blessig a proposito dell’avvallamento notato nei presi del tempietto, in località Vallone – cascata Gavotti, che nel 1840 venne descritto con una descrizione sommaria.

Esso era lungo-  secondo la pianta - oltre 11 metri e largo sei, con colonne doriche e muri in malta cementizia con paramento costituito da ricorsi di laterizi. Era presente ai tempi un’iscrizione, letta a suo tempo e pubblicata, che riportava una dedica dei tuscolani in onore a Settimio Severo, il che ci assicura che in questa età l'’area apparteneva al territorio di Tuscolo. Purtroppo la descrizione del sito si mostrò imprecisa dal momento che il Lanciani non ritrovò questo luogo, descritto come un colle con pareti scoscese di peperino dominante la valle, e si limitò a rappresentarlo approssimativamente sulla sua carta redatta nel 1905. Un’attenta ricognizione in cui Lanciani e Thomas Ashby hanno posizionato il tempio, ha rivelato che non esiste alcuna possibilità che l’edificio sia stato visto dal Blessig in quel punto, nella parte terminale del Vallone all’imbocco con Valle Marciana.

Ai recenti monitoraggi non sono state riscontrate le minime tracce della struttura e neanche eventuali crolli rotolati nei livelli inferiori (uno strapiombo di circa dieci metri). Nella Carta Archeologica di Grottaferrata è stata comunque accettata la proposta del Lanciani, ma con riserve. Detto questo, P. Rosa illustrò nell'area una costruzione quadrangolare in uno dei suoi studi tra il 1850 ed il 1870, in un periodo quindi vicino a quello in cui operò il Blessig. Purtroppo nella velina appare solo quella costruzione e non la villa terrazzata che successivamente egli posizionò in quell’area, nella stesura definitiva della Carta archeologica del Lazio, la quale non riportò il piccolo edificio quadrangolare. Nel caso esistesse, e comparando comunque tutte le carte a disposizione, il tempietto potrebbe quindi trovarsi a poche decine di metri a sud della via Anagnina ascendente.

La zona però ci offre qualcosa di più interessante ancora. In due proprietà private, Istituto S. Rosa (Suore Francescane Missionarie di Maria) e Capo d'Arco., sono presenti infatti le imponenti sostruzioni che si affacciano sul versante orientale del Vallone relative alle tracce di una villa che viene spesso intesa come facente parte di un unico complesso con un’altra villa sottostante il convento delle suore Francescane (nella prossima puntata).

Delimitata su tre lati, la dimora è visibile con un terrazzamento artificiale. A partire dalla parte sud est, nei pressi del luogo in cui nell’ ‘800 sorgeva il Casino Rapini (oggi proprietà Capo d'Arco), un muro sostruttivo si sviluppa per circa 40 metri su un terreno pianeggiante. Di esso appare il nucleo cementizio informe, privo del rivestimento originale. L’originale paramento in opera reticolata ed un ambiente, forse sono da riconoscere nell’immagine fotografica conservata all’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del MiBACT nella quale si vede sullo sfondo il Casino Rapini (diversamente F. Tomassetti la attribuisce alla “villa di Cicerone di Colle delle Ginestre”, mentre M. Valenti la ritiene pertinente all’ala meridionale delle sostruzioni della villa sottostante il convento delle monache Francescane).

La Carta Archeologica, nelle sue schede, su questo sito approfondisce lunghezze e profondità di tutti gli ambienti visibili, fondazioni, ambienti voltati, rivestimenti, mura, in parte nascoste dalla vegetazione. Una cisterna a quattro navate, lunga circa 30 metri e larga 20, è stata inglobata nell'edificio del Noviziato. Sul terrazzamento superiore non appaiono strutture antiche. Sulla Carta archeologica del Rosa, questo terrazzamento appare diviso longitudinalmente in due parti, in apparenza con l’intenzione di evidenziare un terzo terrazzamento. Su quest’ultimo si notano alcune strutture, alcune delle quali potrebbero essere quelle relative alla cisterna sopra menzionata.

Un’area di pregio naturale ed archeologico, quello appena descritta, ben rappresentata nella grande documentazione fatta sul campo da Franco Arietti.

Le altre puntate:

1 - Grottaferrata, alla scoperta della Carta Archeolgica. Via delle Vascarelle e l'area limitrofa: l’acquedotto Julia e una necropoli

2 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la straordinaria scoperta dell’"Ipogeo delle Ghirlande" nel 2000

3 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Via Quattrucci e ‘Colle delle Streghe’. I mausolei, le antiche strade

4 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: da Valle Marciana a Campovecchio tra tombe, tracciati e cisterne

5 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: le pendici del Tuscolo tra mausolei, strade e conserve d’acqua 

6 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: da Villa Senni al Tuscolo con la Via Latina. La distruzione dei contemporanei

7 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: l’antichissima via Cavona (Via Valeria)

8 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: i mausolei presso catacombe ‘Ad Decimum’. Le sepolture meno conosciute

9 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: la Villa di Rufino Vinicio Opimiano

10 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: una grande villa tra Via Anagnina e Via Sant’Andrea

11 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: 'Quarto Montioni', tra ville romane reali e presunte

12 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Valle Marciana e La Torretta. Ville, strade e sentieri antichi

13 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: Villa Senni e Via Sant’Andrea, le antiche strade di collegamento

14 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: l’importante patrimonio di Borghetto. Mausolei, ville romane, tracciati

15 - Grottaferrata e la Carta Archeologica: dal ‘Litta’ fino alla Cipiriana e Valle Marciana. Antiche piscine, vie ed edifici nascosti

 

Info:

Grottaferrata, quando si fa finta che la Carta Archeologica non esista...

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