Grottaferrata, l’incontro sulla Carta Archeologica con Arietti: le scoperte e la questione Museo (3a e ultima parte)

Pubblicato: Domenica, 05 Luglio 2020 - redazione attualità

 

Grottaferrata e la Carta Archeologica: lo scavo del dromos e l ...GROTTAFERRATA (attualità) – L’archeologo si è soffermato su un argomento molto importante: la dispersione dei reperti dello spazio espositivo abbaziale

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L’audizione di Franco Arietti al Comune di Grottaferrata ha svelato molti aspetti della ‘costruzione’ della Carta Archeologica, partendo dalla sue origini storiche e di ricerca, fino all’esigenza di far capire come il territorio abbia subito problemi di tutela el corso degli ultimi quaranta anni.

La Carta, tuttavia, ha messo un punto definitivo sulla conoscenza del patrimonio e delle distruzioni compiute sul territorio. E’ servita, inoltre, nell’ambito di una scoperta straordinaria: l’Ipogeo delle Ghirlande. Abbiamo già avuto modo di raccontarla all’interno delle 50 puntate di inchiesta della nostra testata su questo strumento fondamentale. Arietti, nel suo intervento, è tornato sull’argomento toccando altri temi collaterali e molto importanti per il futuro culturale della città.

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La scoperta dell’Ipogeo delle Ghirlande ha, come noto, all’inizio di questo secolo ha fatto il giro del mondo grazie ad un documentario di Discovery Channel, fatto girare in Italia da Rai 1, grazie al programma di Alberto Angela ‘Passaggio a nord ovest’. Scavi che risalgono al 1995 presso la Catacomba in località Ad Decimum per la rimozione di un traliccio Enel in disuso in una delle zone archeologiche più importanti dei Castelli, densamente disseminate di monumenti. “Scavi eseguiti con escavatori non controllati da nessuno – specificia Arietti - hanno seriamente danneggiato la scala di accesso alla cripta, distrutto parzialmente la volta che la copriva e con essa tutti gli stucchi che decoravano la volta dell’anticamera. Accanto ad essi, la cella con i due sarcofagi si è salvata per puro miracolo”.

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La voragine per la rimozione del basamento in calcestruzzo del traliccio (ben visibile nel filmato) venne ricoperta con terra vegetale. Nel corso del sopralluogo per la redazione della carta archeologica, effettuato due anni dopo, affioravano appena i resti della volta in calcestruzzo a causa dell’abbassamento dello strato di terra vegetale. Arietti richiese alla proprietà uno scavo per accertare la natura del rinvenimento. Da questo semplice controllo è nata la straordinaria scoperta dell’Ipogeo. Lo scavo, tanto complesso quanto delicato condotto per mesi da Arietti su richiesta ed in collaborazione con la Soprintendenza del Lazio, fu eseguito nell’anno 2000.

A questo episodio se ne ricollega un altro, più doloroso per la comunità. La chiusura nel 1998 del museo Nazionale dell’Abbazia di S. Nilo, venne motivata inizialmente per consentire semplici lavori relativi all’impianto di riscaldamento pavimentale; opere finanziate con fondi per il Giubileo del 2000 che però si rivelarono insufficienti. Successivamente, approfittando dei fondi destinati alle celebrazioni del Millenario della fondazione dell’Abbazia del 2004, si pensò di intervenire radicalmente sullo spazio espositivo.

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“Sia ben chiaro – ha spiegato Arietti - era un museo perfettamente funzionale, con varie sezioni (quella protostorica, arcaica, numismatica e ovviamente rivolta a reperti legati alla storia dell’Abbazia) che potevano e dovevano essere potenziate con i fondi del millenario. Invece, al contrario, il museo è stato letteralmente svuotato di tutto. Dopo la tomba principesca del Vivaro, anche l’Ipogeo delle Ghirlande ha subito la stessa sorte. E’ stata ricostruita, in scala, la cripta sepolcrale, all’interno della quale figurano i due sarcofagi, vuoti. Ma gli straordinari reperti sono altrove”.

Mancano innanzitutto le costosissime teche climatizzate contenenti i corpi di Ebuzia e del figlio Carvilio. Il famoso anello d’oro di Ebuzia è conservato al museo di Palestrina (è considerato un rarissimo e raffinatissimo monumento di oreficeria romana vedi a proposito https://www.ignroma.it/wp-content/uploads/2013/12/anello-carvilio-analisi-gemmologica-istituto-gemmologico-nazionale.pdf),

Non sappiamo che fine abbia fatto la famosa parrucca di Ebuzia – ha detto l’archeologo - perfettamente conservata con tutti i capelli, tra i quali campeggia la retina d’oro; parrucca trattenuta al capo da una treccia desinente a coda di cavallo, unico esempio in Italia. E così tutti gli altri reperti (ghirlande, fiori, tessuti). Un vero e proprio insulto che esprime il disprezzo non solo per questo museo, ma anche nei confronti dell’Amministrazione Comunale che ha avuto il merito della scoperta avvenuta durante uno dei sopralluoghi per la redazione della sua Carta Archeologica”. La testata ilmamilio. It si è occupato di questo problema. Ma la questione è stata presa in considerazione anche a livello nazionale in un recente articolo su “La Stampa”, ove si denunciata questa dispersione di reperti.

Questa notizia è rivolta principalmente alla gestione ministeriale e implicitamente connessa anche al silenzio e al totale disinteresse – secondo Arietti - dell’associazionismo culturale locale e delle amministrazioni. Tutto ciò, per l’archeologo, la dice lunga sulla "fine della cultura"  nella città.

Arietti ricorda inoltre la gravità della lenta sparizione della Carta Archeologica dagli uffici comunali. Ha sottolineato il lavoro compiuto dalla giunta di centrodestra del sindaco Fontana, che nel 2015 ebbe l’idea di commemorare il centenario della nascita di Bruno Martellotta con una cerimonia culminata con la distribuzione ai presenti della Carta Archeologica comprensiva di tutte le 271 schede raccolte in un DVD.

In quel periodo, la stessa amministrazione, rispondendo alla richiesta di collaborazione ricevuta dal costituendo Polo Museale, avanzò alcune proposte, tra cui quella dell’affidamento al Comune della curatela del Museo dell’Abbazia, ripristinando una prassi ben consolidata in passato. In tal modo il museo, aperto tutta la settimana e opportunamente valorizzato, sarebbe divenuto il principale centro propulsore di manifestazioni culturali ad alto livello, come avviene di norma in altre parti d’Italia. Il Polo Museale non rispose mai.

A questo punto – si è chiesto Arietti - fino a quando il ministero intende continuare così nella sua gestione? Il Museo è stato mutilato dei reperti tra i più significativi e dallo straordinario complesso archeologico dell’Ipogeo delle Ghirlande, scoperto dal Comune di Grottaferrata nel corso della redazione della Carta Archeologica. Il loro valore complessivo (stima ministeriale) si aggira attorno circa cinque milioni di euro.

“Inoltre – ha spiegato Arietti - dopo vent’anni di chiusura per lavori, il ‘declassamento’ del museo Nazionale dell’Abbazia di S. Nilo è evidente. Praticamente illeggibile, non racconta nulla della prestigiosa protostoria albana, delle cinque gloriose città albane, di Tuscolo e del Tuscolano, ogni pezzo fa storia a sé in quanto fuori contesto. Salvo le dovute eccezioni, mostra un’accozzaglia di marmi che normalmente stazionano nei magazzini dei musei”. Oggi apre solo il sabato o in eventi straordinari.

Un altro passaggio interessante, durante l’incontro, è stato evidenziato sulla costruzione di un recente edifico a pochi passi dalla Via Latina, nei pressi del Villaggio Litta. A Casal Molara, anni prima, intorno al 2005, la scoperta della stessa strada aveva determinato un vincolo di 25 metri per ambo i lati e l blocco di una lottizzazione da 50mla metri cubi. Ci si è domandati il perché, al di là delle concessioni, della disparità di giudizio per la tutela di una via di collegamento così fondamentale per la storia.

Quesiti e riflessioni che fortunatamente sono emersi grazie ad un incontro in cui Arietti ha potuto finalmente illustrare ai pochi consiglieri presenti il lavoro di una vita e i suoi suggerimenti per cambiare lo stato delle cose attuale.

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