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ALBANO LAZIALE (cronaca) - La società Ecoambiente S.r.l. ha depositato “idonee garanzie finanziarie previste per la gestione post mortem dell’impianto”
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La discarica di Roncigliano ad Albano Laziale è stata dissequestrata. A darne notizia è la Procura di Velletri.
La procedura, formalizzata venerdì 27 maggio, è avvenuta in seguito al deposito da parte della società Ecoambiente S.r.l. delle “idonee garanzie finanziarie previste per la gestione post mortem dell’impianto”.
La Guardia di Finanza aveva posto i sigilli all’impianto in via Ardeatina lo scorso 11 marzo.
“L’intervenuta regolarizzazione, realizzata mediante costituzione di un deposito bancario vincolato ed a disposizione della Regione Lazio per future esigenze di salvaguardia ambientale del sito, ha inciso positivamente sull’osservanza delle condizioni di efficacia dell’A.I.A. a suo tempo rilasciata e ha di conseguenza rimosso quella situazione di ritenuta illiceità – si legge nella nota del Procuratore Giancarlo Amato – Attraverso periodiche verifiche future, da affidare alla Guardia di Finanza, sarà monitorato il progressivo adeguamento della provvista economica afferente al succitato conto bancario, mano a mano che, in conseguenza di successivi conferimenti in discarica, Ecoambiente verrà ad incamerare ulteriori somme destinate alla fase di gestione postuma; in difetto di tale adeguamento, infatti si riproporrebbe il tema di una possibile inefficacia sopravvenuta del titolo amministrativo che ha autorizzato la gestione della discarica, dovuto non più ad assenza ma insufficienza della garanzia finanziaria”.
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FRASCATI (attualità) - Dallo scorso fine settimana via alla contestata nuova disciplina di accesso in centro
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Un cartello scritto a mano di "varco attivo" piazzato sul lato opposto di via Vincenzo del Grande rispetto al cartello elettronico che, invece, si trova sul lato destro.
Un cartello probabilmente realizzato da qualche commerciante o residente per favorire chi, provenendo da via Diaz, ha oggettive difficoltà a vedere il cartello elettronico.
Una forma di aiuto che in pratica inaugura l'avvio della nuova disciplina di accesso al centro storico: una disciplina che ha trovato molti contrari e che, di fatto, ancora una volta può ritenersi sperimentale.
La domanda è lecita: perché si continua a sperimentare quando sarebbe necessario chiudere il cerchio e rendere la disciplina definitiva?
Di ZTL si è parlato moltissimo nei giorni scorsi con polemiche sul piano politico ovviamente arrivate dalle opposizioni: ma ci sono anche larghe frange tra i cittadini e i commercianti stessi che sembrano non gradire quanto deciso, soprattutto in merito all'attivazione dei varchi il sabato pomeriggio.
Staremo a vedere, come al solito.
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FRASCATI (attualità) - Un lungo intervento da parte di alcuni componenti del gruppo di lavoro
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Riceviamo e pubblichiamo.
"Caro direttore,
le scrivo su delega del gruppo Sinodale della parrocchia di San Giuseppe Lavoratore di Cocciano, per chiederle di pubblicare queste note che non vorrebbero essere polemiche, ma di necessità, chiarificatrici di una differenza di posizioni notevole, sulla fase del cammino sinodale appena conclusasi con l’invio dei documenti: quelli delle parrocchie al Vescovo e quello diocesano alla Segreteria nazionale del Sinodo.
Il nostro gruppo non si riconosce affatto nel documento diocesano, per una serie di motivi afferenti intanto al metodo, poi nel merito.
Quanto al metodo, esso ci appare provocatoriamente antisinodale, perché redatto da un ristretto gruppo di referenti nominati dal Vescovo e senza alcun passaggio legittimante da parte delle assemblee dei fedeli: di quel Popolo di Dio per il quale era stato specialmente ideato il Sinodo, affinché potesse per una volta esprimersi con franchezza e senza remore sui dieci punti di riflessione proposti.
Il documento in questione è stato presentato alla Segreteria del Sinodo come sintesi di un percorso articolato nelle parrocchie della diocesi, ( ma non risulta che altre parrocchie oltre alla nostra e forse a quella di Monte Porzio Catone abbiano prodotto alcunché nei tempi stabiliti) senza averlo portato a conoscenza delle realtà locali; senza un minimo di confronto dialettico, e dunque espropriando il laicato di ogni possibilità di consenso, e soprattutto di dissenso.
Quanto al merito, il documento diocesano ci appare come una marmellata buonista in perfetto stile clericale: quel “ sopire e tacere” di rimando manzoniano; un testo insipido e retorico che nella testa di chi legge fa scattare una semplice domanda: ma se le cose stanno così, che necessità c’era di organizzare questa consultazione così capillare? E infatti le cose non stanno così. Basta guardarsi intorno per capire quanto sia sbreccata la nostra Chiesa.
Nonostante le resistenze dovute al generale disinteresse del clero e della massa dei fedeli, e nonostante il boicottaggio di fatto del percorso sinodale; nonostante il patetico tentativo di produrre in “zona Cesarini” qualcosa da inviare alla Segreteria del Sinodo per non risultare inadempienti, qualcuno invece le cose le ha prese sul serio: ha fatto; detto; ascoltato e infine scritto un documento “VERO” affrontando molti problemi di scottante attualità, ad esempio una riflessione sulla scarsità di vocazioni, sulla catechesi e la formazione; l’opportunità di avere un atteggiamento diverso e più in linea con la cultura del nostro tempo, in materia di morale sessuale; considerare con approccio nuovo le questioni legate al diritto alla vitala e alle differenze di genere; la necessità di prendere di petto risolutamente il problema della corruzione nella Chiesa, dalla pedofilia agli scandali finanziari; la necessità di ripensare al ruolo delle donne, al loro accesso al diaconato e magari in tempi più maturi al sacerdozio; la riconsiderazione dell’obbligo del celibato per i preti; la revisione della formazione del clero nei seminari, e molto altro.
Queste cose nello scritto episcopale non compaiono nemmeno in un inciso. Nel nostro documento ci sono e il Vescovo le ha lette. Non le avrà approvate, ma questo non significa che non avrebbero dovuto essere citate almeno come una espressione tra le altre, se altre ce ne sono state veramente.
Quello di Cocciano è un gruppo di persone che spontaneamente si sono riunite con il parroco e hanno voluto offrire la loro esperienza alla Chiesa, senza pensare di avere qualche speciale autorità e senza voler imporre a nessuno la loro visione . Il loro documento è nato nell’ascolto delle libere voci intercettate e cercate: è una “ Vox Pouli…” che non è stata rispettata. Allego, se riterrete di volerle pubblicare, le osservazioni conclusive della nostra relazione.
Frascati, 25/05/2022
Per il Gruppo sinodale della parrocchia di San Giuseppe lavoratore di Cocciano – Frascati
Carlo D’Alessandro.
Con gli amici Carlo Perfetto e Paolo Landi in rappresentanza dell’intero gruppo.
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