VICENDE - Rocca di Papa: eterno luogo d’ispirazione per opere letterarie e per il cinema
Pubblicato: Giovedì, 01 Dicembre 2022 - redazione attualitàROCCA DI PAPA (vicende) - Lungo l'elenco di film che hanno portato i propri set in città o tra Monte Cavo e il Vivaro
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Per Rocca di Papa, probabilmente, la prima metà del secolo scorso ha rappresentato il periodo di massimo fulgore, dal momento che le più spiccate personalità della Diplomazia, della Finanza, dell’Aristocrazia, dell’Arte e della Stampa, amavano trascorrervi i periodi di villeggiatura estiva e divenne perciò una località turistica di pregio, apprezzata non soltanto per il panorama, la frescura dei mesi estivi e la vicinanza con Roma, ma anche per il prestigio con cui furono realizzate le sue strutture pubbliche, nonché la cura con cui il paese venne vissuto e gestito.
Inoltre, è stata anche fonte d’ispirazione di molti poeti e scrittori come Luigi Pirandello che a Monte Cavo partorì L’esclusa, il suo primo romanzo, Massimo Taparelli D’Azeglio che nell'opera I miei ricordi narra del suo lungo soggiorno roccheggiano, lo scrittore danese Hans Christian Andersen che nell’ultimo capitolo del romanzo L’improvvisatore, descrive la Macchia della Fajola infestata dai briganti e tanti altri.
A tal proposito, la bellezza del luogo e gli splendidi panorami che le valsero l’appellativo di “la piccola Svizzera” e “una terrazza su Roma”, sono stati decantati persino oltreoceano da Henry Wadsworth Longfellow (1807-1882), il più grande poeta e scrittore statunitense dell’Ottocento.
Giovane professore presso l’Università di Harvard ebbe, tra gli altri, il merito di portare a termine nel 1867 la prima traduzione in lingua inglese della Divina Commedia di Dante Alighieri e promuoverne la conoscenza negli Stati Uniti, grazie alla fondazione del cosiddetto “Circolo Dante”. All’età di 19 anni Henry Wadsworth Longfellow partì per un tour europeo nella primavera del 1826 e giunse a Roma nel 1828. Il fascino mozzafiato della campagna romana portò lo scrittore a trascorrere diverso tempo nella località dei Colli Albani, dove vi soggiornò per un mese intero.
Al suo ritorno in patria nel 1835, il celebre poeta pubblicò un diario di viaggio frutto dell’esperienza di quel periodo trascorso a Roma e dintorni, intitolato Outre-Mer: A Pilgrimage beyond the Sea, in cui narra con dovizia di particolari le sue giornate, le idilliache passeggiate lungo i numerosi sentieri boschivi e la magia dei paesaggi naturali in cui si immergevano i due laghi.
E a proposito di Rocca di Papa, così la descrive:
“... Un altro percorso conduce intorno alla riva meridionale del lago di Albano, dopo aver oltrepassato il sito dell’antica Albalonga e il convento di Palazzolo, gira a destra attraverso una foresta lussureggiante e sale sul precipizio di Rocca di Papa. Sullo sfondo di questo villaggio si innalza Monte Cavo, la vetta più alta delle colline albane, che raggiunge i 3000 piedi sul livello del mare. Sulla sua sommità si innalzava un tempo il tempio di Giove e ancora oggi la Via Trionfale, dalla quale i conquistatori Romani ascendevano una volta all’anno in processione per offrire sacrifici, conduce alla sommità della collina…”.
Oltre a ciò, Rocca di Papa ha rappresentato anche un importante set cinematografico, dal momento che è stata una terra d’elezione per diversi protagonisti del nostro cinema.
Una scena del film Totò, Peppino e la… malafemmina (1956) diretto da Camillo Mastrocinque, è stata girata a Monte Cavo, con protagonista Antonio Caponi interpretato dal celeberrimo Antonio De Curtis, in arte Totò. Nel cast che si può ben definire stellare, figurano anche Peppino De Filippo, Teddy Reno, Nino Manfredi e una bellissima Dorian Gray.
Nella pellicola Tempo di villeggiatura (1956), scritta da Age & Scarpelli e diretta dall'esordiente Antonio Racioppi con la supervisione di Luigi Zampa, l’albergo protagonista del film è l'odierno Hotel Regina del Bosco, ubicato in via Frascati, già antico casale di campagna. Nel bel giardino antistante e nel vicino castagneto sono riprese numerose sequenze che vedono sbocciare la storia d’amore tra Luciano e Silvana. E anche le campagne della bella cittadina dei Castelli Romani fanno capolino in alcune scene.
Ai Pratoni del Vivaro invece, sono state effettuate le riprese di campagna de Il marchese del Grillo (1981) diretto da Mario Monicelli; uno dei capolavori della filmografia italiana con quello che probabilmente è stato il film più iconico di Alberto Sordi.
In piazza della Repubblica (piazza Margherita per i roccheggiani) infine, sono state girate alcune sequenze de La pantera rosa (1964) diretto da Blake Edwards e alcuni scorci del paese si vedono anche in Giravolte (2001), opera prima di Carola Spadoni.
di Flavia Santangeli
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