VICENDE - Massimo D'Azeglio e Rocca di Papa: breve storia di un amore d'epoca Romantica

Pubblicato: Mercoledì, 07 Settembre 2022 - redazione attualità

ROCCA DI PAPA (attualità) - Il patriota e scrittore soggiornò qui nel 1821 e citò questo territorio nell'opera "I miei ricordi"

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“Ho veduto in vita mia grandi e belle estensioni di paese, in monti, in piano, sui mari, sui laghi, ma una vista come l’avevo dal balcone della mia camera a Rocca di Papa e che tanto campo offrisse all’immaginazione, alle grandi memorie, al gusto artistico ed alla poesia, non l’ho incontrato in nessun luogo e neppure che le si avvicinasse!”.

Così scriveva il celebre scrittore, politico e patriota Massimo Taparelli D’Azeglio, nell’opera I miei ricordi del 1867, un’autobiografia pubblicata postuma in cui ha narrato il lungo soggiorno a Rocca di Papa.

Nato a Torino, figlio del marchese Cesare Taparelli D’Azeglio, viaggiò molto sia all’Estero che in Italia e fu anche eletto primo ministro del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852, ma quando soggiornò per la prima volta nella bella cittadina dei Castelli romani nel 1821, non volle più lasciarla.

Lo statista viveva in un attico di un edificio sito in corso Costituente, già via dei Palazzi, così chiamata per gli edifici storici che vi si affacciano, alcuni dei quali conservano degli splendidi portali in peperino con date risalenti anche al 1740.

Il Corso, con pavimentazione in sanpietrini ai lati e bolognini in pietra di sperone al centro, collega piazza della Repubblica con largo Massimo D’Azeglio, intitolata al celebre scrittore, accanto allo storico bar che era solito frequentare durante il suo soggiorno a Rocca di Papa.

In particolar modo, nel capitolo dedicato alla storia di “Carluccio” de I miei ricordi, Massimo D’Azeglio non si limitò soltanto a descrivere gli splendidi panorami di Rocca di Papa, che le valsero l'appellativo di "la piccola Svizzera" e "una terrazza su Roma", ma ne descrisse anche gli usi e i costumi locali.

A tal proposito ha scritto:Rocca di Papa, sulla piazzetta, in cima alla salita, v’era un piccol caffè tenuto da un giovane chiamato Carluccio Castri, e da sua moglie Carolina, una delle più belle fra le Roccheggiane. Qui si riparavano tutti i migliori del paese dopo calato il sole, e fino ad un’ora di notte, come usavano le passere prima di mettere il capo sotto l’ala, anche costoro vi facevano una buona sfogata di chiacchiere. Qui capitavo anch’io, e talvolta colla chitarra cantavo tarantelle o canzoncine che mi resero presto la delizia della Rocca... Strinsi amicizia col Carluccio caffettiere. Esso è uno degli uomini ai quali ho voluto più bene…”.

Inoltre D'Azeglio dipinse anche diversi quadri che raffigurano i nostri boschi di castagni e molte sue opere sono esposte nella Galleria d’Arte Moderna di Torino.

Difatti quando nel 1821 D'Azeglio arrivò a Rocca di Papa a dorso di mulo portò con sé varie tele, cavalletti e cassette di colori, proprio per immortalare la bellezza del luogo e coltivare la sua passione per la pittura. 

La celebre frase dell’opera è incisa, come testimoniato in apertura, su una lapide posta nella piazza principale della città, nonché sul retro di molte cartoline a vanto del celebre soggiorno.

di Flavia Santangeli


Commenti  

# Massimiliano 2022-11-23 12:36
Bella storia di sentimento verso l’attaccamento alla terra dove si è felici anche se il tizio ha viaggiato molto
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