VICENDE - Hans Christian Andersen e la Macchia della Fajola, dove nacque la favola di un mito

Pubblicato: Venerdì, 11 Novembre 2022 - redazione attualità

andersen ilmamilioROCCA DI PAPA (vicende) - Il celebre narratore passò per i Castelli e lì trasse ispirazione per il suo primo racconto

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La Macchia della Fajola, denominata anche La Selva o la Macchia Grande, è stato uno dei boschi più noti di Rocca di Papa. Ubicata tra la catena delle Faete, il Monte Artemisio e i Pratoni del Vivaro, si spingeva fino alla “Selvotta” di Albano e ai boschi di “Fontan Tempesta” di Rocca di Papa. La Macchia della Fajola produceva sia legna da ardere, chiamata legna dolce (castagno, faggio, nocchia, carpino) e anche quella da costruzione, chiamata legna forte (cerro, nespolo, farnia, spino) ed era molto importante per i roccheggiani che vivevano del lavoro nella foresta, ovvero i boscaioli e i carbonai.

Oltre a ciò, era così pittoresca da essere stata fonte d’ispirazione di numerosi letterati, tra cui lo scrittore danese Hans Christian Andersen che nel romanzo L'improvvisatore del 1835 ambienta l’ultimo capitolo proprio in queste foreste descrivendole in toni fantastici.

La stesura del romanzo ebbe inizio durante un viaggio in Italia, tra il 1833 e il 1834, che portò l’autore della celebre fiaba Il brutto anatroccolo a visitare Roma e i dintorni, dove conobbe mendicanti e briganti, vide il carnevale romano, conobbe pittori e scultori nordici e tedeschi, visitò le catacombe, ascoltò le serenate notturne, rimanendo profondamente affascinato dall’arte e la natura del nostro Paese. Il plot de L’improvvisatore vede come protagonista Antonio, un giovane e indigente ragazzo romano, che coltivando delle ambizioni da poeta, è costretto a subire il degrado di una squallida dipendenza dai suoi benefattori.

In realtà Antonio non è altro che l'alter ego dell’autore, nato il 2 aprile del 1805 a Odense, una città sull'isola di Fionia in Danimarca, il quale trascorse un'infanzia piuttosto travagliata nei quartieri più poveri della città, figlio di un umile calzolaio e una lavandaia di quindici anni più anziana del marito.

Hans Christian Andersen iniziò la sua attività di scrittore all’età di circa trent’anni con la stesura de L'improvvisatore, il suo primo romanzo, che diede il via a una lunga carriera letteraria composta da opere di vario genere: romanzi, poesie, opere teatrali, biografie, autobiografie, resoconti di viaggi, scritti umoristici e satirici. Con tutto ciò, il suo nome viene consegnato alla storia della letteratura mondiale, soprattutto per le fiabe come Il brutto anatroccolo; La piccola fiammiferaia; I vestiti nuovi dell’Imperatore; I cigni selvatici; La sirenetta e tante altre ancora.

La Macchia della Fajola è famosa anche per aver dato spesso rifugio a banditi e briganti. Già in epoca romana vi imperversavano bande di ladri, spesso composte da disertori delle legioni o ex combattenti come Bulla Felix, un bandito romano operante lungo la via Appia intorno al 205-207 d.C., che una volta catturato fu condannato ad essere divorato dai leoni.

Nel Medioevo alle bande di ladri si sostituirono le brigate (da qui la parola brigante) dei soldati di ventura disoccupati, fenomeno che Papa Sisto V (1521-1590) tentò inutilmente di estirpare. Con il passare dei secoli, il brigantaggio si radicò sempre di più in quelle selve impervie.

A tal proposito, uno dei briganti più noti dei Castelli Romani fu Antonio Gasbarrone, detto Gasperone, originario di Sonnino in Ciociaria.

Gasperone fu catturato intorno al 1826 e rimase prigioniero dapprima nel carcere di Civitavecchia, poi a Spoleto ed infine a Civita Castellana. Rimase in carcere fino al 1871, quando fu graziato all’età di 78 anni dal nascente Regio Governo Nazionale, in seguito all’Unità d’Italia, dopo aver passato circa cinquant'anni in prigione, ma senza mai aver subito una formale accusa e una conseguente condanna.

Secondo un’antica credenza, il tesoro di Gasperone potrebbe trovarsi proprio nei pressi di “Fontan Tempesta”, un’antichissima fonte risalente almeno al 1500, che fu testimone dell'incontro tra Numa Pompilio e la Ninfa Egeria.

E fu proprio nella misteriosa e affascinante Macchia della Fajola, tra faggi, castagni e storie di briganti, che Hans Christian Andersen trasse l'ispirazione per la stesura del suo primo romanzo, precursore di una vasta produzione letteraria.

di Flavia Santangeli

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Commenti  

# Massimiliano 2022-11-11 20:43
Flavia le storie che racconti mi emozionano grazie mille :roll:
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# Frank Antonucci 2023-03-30 21:12
Molto preciso e circostanziato ma dopo il carcere Antonio visse a Trastevere al vvicolo del piede n. 3 dove sferruzzava la lana mentre intratteneva i figli delle lavannare raccontando loro le gesta dei briganti che erano state le sue aavventure
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