60 anni fa | Concilio dimenticato e sinodo insabbiato

Pubblicato: Lunedì, 10 Ottobre 2022 - redazione attualità

concilio vaticanoII 5 ilmamilioFRASCATI (attualità) - Tutta la delusione dello storico cattolico Valentino Marcon per il deludente cammino sinodale diocesano

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di Valentino Marcon

Si compiono 60 anni dal Concilio Vaticano II, aperto da (san) Giovanni XXIII l’11 ottobre del 1962 col celebre discorso ‘Gaudet mater ecclesia’. L’avvenimento, considerato il più grande evento mondiale del XX secolo, fu seguito per la prima volta dai numerosi mass-media internazionali, che raccontarono quotidianamente all’opinione pubblica gli accadimenti mediante interviste a vescovi, teologi, esperti, ma anche semplici fedeli. Il papa voleva un ‘aggiornamento’ della Chiesa specialmente nelle sue forme pur conservando e rispettando il depositum fidei.

 La sera dell’11 ottobre, dopo la chiusura della prima giornata dei lavori conciliari, anche la Diocesi di Frascati, in particolare con l’Azione Cattolica, partecipò alla grande fiaccolata in piazza San Pietro a Roma, allorché inaspettatamente il papa si affacciò dalla finestra del terzo piano del Palazzo apostolico, salutando commosso le migliaia di fedeli che ascoltarono il suo intervento improvvisato, passato poi alla storia come il ‘discorso della luna’.

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Come ebbi modo di ricordare già in un articolo precedente (4 marzo 2022), nella nostra diocesi, fu il neo vescovo Luigi Liverzani che, recandosi fin dall’apertura dell’assise conciliare ogni giorno nella grande aula della Basilica di San Pietro, ne seguì progressivamente i lavori.

E poiché la nostra diocesi era (ed è) la più vicina a Roma, il vescovo al termine dei lavori quotidiani, poteva ritornare immediatamente a…casa e, mensilmente - avendo iniziato subito a pubblicare il bollettino diocesano (‘Comunità diocesana’) - sintetizzava i lavori del Concilio, e in particolare man mano che se ne promulgavano i documenti, il vescovo li commentava ai fedeli e ne sosteneva l’applicazione in diocesi. Uno dei primi documenti fu il decreto sulla Liturgia, e non è un caso che una delle prime esperienze di celebrazione eucaristica (la Messa) in italiano si terrà proprio nella Cattedrale di Frascati.

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Il Concilio si svolse in quattro sessioni e, nella sua giornata conclusiva, l’8 dicembre del 1965, il successore di Giovanni XXIII, (san) Paolo VI volle celebrare la Messa sul sagrato della basilica di san Pietro al termine della processione dei vescovi di tutto il mondo cui partecipò anche il vescovo tuscolano emerito mons. Biagio Budelacci (vedi foto). Lo stesso Paolo VI il primo settembre del 1963, con il Concilio ancora in corso, veniva a Frascati esortando all’impegno apostolico il laicato (‘E’ l’ora dei laici’, ebbe a dire in cattedrale).

Le direttive conciliari furono ben presto portate ad effettuazione e, negli anni seguenti procedettero con molto entusiasmo anche se spesso in modo ‘caotico’.

Il Concilio fu poi variamente ‘interpretato’ dalle diverse chiese nel mondo, ma fu certamente nell’America Latina che si attualizzò non solo con il sostegno dei vescovi, ma anche con un vasto coinvolgimento di clero e laici, in una realtà nella quale la ‘chiesa dei poveri’ fu un cammino costante e solidale. Con l’enciclica di Paolo VI, la ‘Populorum progressio’, gli orizzonti si allargarono nella prospettiva dello ‘sviluppo come via della pace’. Nel 1966 aveva promulgato con un motu proprio, l’istituzione dei consigli pastorali e presbiterali.

In Europa, dopo i fermenti successivi alla pubblicazione del catechismo ‘olandese’ (1966) e il conseguente ampio dibattito, ci fu qualche innovazione sulla scia dei teologi francesi, Chenu, Congar, De Lubac, e del cardinal Suenens, così con le aperture ecumeniche sostenute dal card. Tisserant (allora ‘titolare’ della diocesi di Albano); mentre in Italia vennero intensamente vissute numerose esperienze innovative tra cui quelle della Comunità dell’Isolotto (1968) e quella educativo-pastorale di don Milani, le attività dei preti di periferia come don Lutte e don Girardi, il Convegno sui mali di Roma (1974), ed anche le iniziative di qualche vescovo più aperto quale mons. Lercaro a Bologna, o mons. Bettazzi di Ivrea, e lo stesso mons. Liverzani a Frascati.

Nel frattempo, mentre si rinnovavano le associazioni tradizionali, sorgevano nuovi Movimenti. Ciò che avverrà in seguito, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, pur missionario nel mondo, e sostenitore delle indicazioni conciliari (nel 2012 definirà “il Concilio come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre” (Novo millennio ineunte, 57), sarà - specialmente nella Chiesa cattolica italiana - un certo riflusso con un ridimensionamento ‘pratico’ (e tacito) del Concilio ed una pastorale ordinaria ridotta ad una prassi meramente sacramentale, dottrinaria e statica.

La dinamicità del Concilio si era conclusa praticamente con il primo convegno ecclesiale del 1976 (‘Evangelizzazione e promozione umana’,) cui non fu dato il seguito sperato. Nel pontificato di Ratzinger, ci fu un ulteriore arretramento, con alcune decisioni di chiaro stampo conservatore ridimensionando la prospettiva conciliare e sottolineandone la ‘continuità’ col passato piuttosto che l’aggiornamento. In Italia poi il cosiddetto ‘progetto culturale orientato in senso cristiano’ proposto dal card. Ruini negli anni 1995-2013, naufragò nell’indifferenza delle chiese locali.

Le prospettive conciliari venivano per lo più ignorate, per rinchiudersi nell’ordinaria amministrazione clericale. Con papa Bergoglio, argentino, la chiesa italiana è stata più volte invitata, fin dal Convegno di Firenze (del 2015) ad essere chiesa ‘in uscita’, e a leggere i nuovi ‘segni dei tempi’. E per questo il pontefice ha decisamente proposto alle comunità cristiane di iniziare quel ‘cammino sinodale’ che le diocesi in gran parte hanno messo in atto (e continuano a farlo coinvolgendo in assemblee comunitarie tutte le componenti ecclesiali: clero, laici, religiosi, ma anche non credenti). colline nuoto6 ilmamilio

Purtroppo, nonostante la buona volontà di qualche gruppo o parrocchia, nella nostra diocesi il sinodo è stato – senza parafrasi inutili - praticamente una farsa (del resto dopo espletata la formale scadenza burocratica, il processo si è insabbiato).

Doveva essere naturale che il cammino sinodale ‘recuperasse’ il dettato conciliare, ma ciò non è stato e così la diocesi aspetta ancora oggi una vera pastorale con obiettivi, strumenti e metodi elaborati con una effettiva partecipazione di popolo e la corresponsabilità di tutte le sue componenti ecclesiali in ascolto dello Spirito.