4 Agosto 1974, la bomba sul treno 'Italicus': 12 morti. La strage senza colpevoli e mandanti

Pubblicato: Domenica, 04 Agosto 2019 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Il più grave attentato degli anni settanta, senza esiti giudiziari e senza memoria 

ilmamilio.it

Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974 c’è un treno espresso proveniente da Roma che viaggia sulle rotaie verso Monaco di Baviera. Si chiama 1486 ‘Italicus’. Come tutti i treni porta con sé un carico umano di storie che si intrecciano e si allontanano. C’è chi dorme - sopratutto i bambini - chi guarda fuori dal finestrino, chi intrattiene una conversazione con moderazione perché è notte, è estate, e tanti vogliono solo riposare un po' prima di una nuova giornata.

Ci sono due ragazze che parlano dell’idolo canoro del momento, Claudio Baglioni, che impazza nelle classifiche con la sua “...E tu”. Ma ovviamente si parla anche di politica, perché quella è una stagione di impegni, diritti, lotte sindacali e sociali. C’è, invece, chi discute anche di cinema. Il 1974 è un anno di pellicole destinate a rimanere: escono “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, “Profumo di Donna” di Dino Risi. Sono tempi in cui vanno di moda altri generi: quello 'poliziottesco', horror, oppure quello della 'commedia sexy'. E’ l'epoca dei 'cult-movie', della scuola di genere. Sul grande schermo ci sono ‘Milano odia, la polizia non può sparare” di Umberto Lenzi con un Thomas Milian indimenticabile, l’americano “Il giustiziere della notte” con Charles Bronson. Per i più raffinati circola l‘ultima fatica del grande Vittorio De Sica, ‘il Viaggio’, lo splendido ‘Romanzo Popolare’ di Monicelli e ‘Fatti di Gente Perbene’ di Mauro Bolognini.

Alle 1.23 di notte, improvvisamente, nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, il tunnel da cui sta per sbucare il treno si illumina a giorno. Poi un boato. Nella vettura numero 5 è scoppiato un incendio. Dentro al treno la temperatura diventa altissima. Qualcuno si butta dal finestrino con gli abiti in fiamme. C’è chi urla, chi tenta di scappare. Chi arde vivo.

Quando il convoglio devastato viene analizzato dalle forze dell'ordine e dai periti ci sono subito pochi dubbi. Nessuna tragedia, nessuna causa accidentale: è stata una bomba.

L’ITALIA CAMBIA, L’EUROPA CAMBIA - Della Strage dell’Italicus non si sente mai parlare molto. Eppure è stata la peggiore carneficina degli anni settanta: 12 morti e 105 feriti, di cui 48 gravi. Non è il 2 Agosto di Bologna, non è il 12 Dicembre di Piazza Fontana. E' un attentato orribile, ma è il meno ricordato, commemorato, considerato dalla storiografia.

Leggi: A Bologna, il 2 agosto 1980, si vedeva passare un autobus… - IL VIDEO

Il 1974 è un anno cruciale. E’ il periodo di transizione dentro al quale cadono le dittature filofasciste e militari in Spagna, Portogallo e Grecia. E’ l’anno del referendum sul divorzio e il logoramento delle formule governative del centrismo e del centrosinistra. La Dc e il Pci iniziano a parlarsi: è l’alba del compromesso storico. La strategia della tensione è però già iniziata da cinque anni.

Il 28 Maggio del 1974 una bomba è esplosa a Piazza della Loggia a Brescia durante una manifestazione sindacale: 8 morti e 100 feriti. Gli attentati terroristici sono un modo di comunicare: le bombe creano infatti disordine e panico fino per spingere una parte di società a chiedere un argine al caos. Per i reazionari è una porta spalancata ad un eventuale regime autoritario nel Paese con il più forte Partito Comunista, in ordine di consensi e di voti, dell’occidente europeo al di là del muro di Berlino.

Solo pochi giorni prima della bomba sull’Italicus, il 28 luglio, al consiglio nazionale del PLI Edgardo Sogno era intervenuto sulla necessità di sventare la minaccia di golpe delle sinistre. Monarchico, liberale, antifascista, presidenzialista, Medaglia d'oro al Valor Militare, membro dell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, Sogno era anche animato da un viscerale anticomunismo. Le sue iniziative politiche gli attirarono numerose accuse di iniziative volte a sovvertire l'ordinamento democratico, mai provate (non ha mai ricevuto condanne), in nome della difesa dei valori democratici e liberali.

LA BOMBA - L'ordigno dell’Italicus era composto da una miscela esplosiva ed incendiaria. Fu collocato in una valigetta occultata sotto un sedile della quinta carrozza. L'esplosivo era collegato a una sveglia. Il timer avrebbe dovuto fare esplodere l'ordigno mentre il treno attraversava la Grande galleria dell'Appennino, nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, ma la corsa, tra Firenze e Bologna, recuperò tre dei minuti di ritardo accumulati nelle tratte precedenti. La bomba così esplose ugualmente all'interno della galleria, ma in un tratto a 50 metri dall'uscita. Solo trent’anni dopo si è scoperto che Aldo Moro, all'epoca Ministro degli Esteri, si sarebbe dovuto trovare a bordo del treno. Pochi minuti prima della partenza, alle 20.05, venne raggiunto da alcuni funzionari del Ministero che lo fecero scendere per firmare alcuni documenti.

SILVER, IL RAGAZZO EROICO - Nell'attentato, come detto, morirono 12 persone (alcune per l'esplosione, altre arse dall'incendio) e altre 48 rimasero ferite.

Dentro a questa tragedia si incastra la storia di un ferroviere, Silver Sirotti di Forlì, il quale, munito di estintore, si slanciò tra le fiamme per soccorrere i viaggiatori intrappolati nel treno. Alcuni si salvarono proprio grazie al suo spirito di servizio. Morì eroicamente. Aveva 24 anni. E’ stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile. Nella motivazione è scritto: “Nel nobile tentativo, immolava la giovane vita ai più alti ideali di umana solidarietà. Esempio fulgido di eccezionale sprezzo del pericolo e incondizionato attaccamento al dovere, spinti fino all'estremo sacrificio. Alla memoria”

Nell’attentato perirono tre cittadini stranieri: Herbert Kontriner, tedesco, Fukada Tsugufumi, giapponese, l’olandese Jacobus Wilhelmus Haneman, di 19 anni. Nove le vittime italiane: Nicola Buffi, Elena Donatini, Elena Celli, Raffaella Garosi, Antidio Medaglia. L’ordigno spazzò via tre membri della famiglia Russo, di Merano. Si stavano recando a Ferrara per le cure di cui aveva bisogno il figlio Marco, di 14 anni.Perirono il padre Nunzio, la moglie Maria Santina Carraro, lo stesso ragazzo.

I processi a seguito della strage, che si concentrarono sulle responsabilità dell'area neofascista e dei servizi deviati, non hanno portato a nessun esito giudiziario fra molteplici tentativi di depistaggio e apposizioni del segreto di stato.

Nessuno ha mai pagato. Pochi ricordano.


Commenti  

# Mauro Zennaro 2019-08-04 10:50
https://vitaminevaganti.com/2019/08/03/litalicus-non-e-una-metafora/
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