STORIE & METALLO - Dalla battaglia di Vienna a Frascati, da Jan III di Polonia al Duca di York. A Maria Clementina Sobieska. Ecco come andò

Pubblicato: Domenica, 21 Gennaio 2024 - Marco Caroni

enricoIX assedioVienna janIII ilmamilioROMA (storie & metallo) - Centrale la figura della bella e fortunata principessa polacca, nipote del Re vittorioso in Austria contro gli ottomani nel 1683 e madre di Enrico IX, il pretendente cattolico al trono d'Inghilterra e cardinale vescovo tuscolano

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Cos'hanno in comune la battaglia di Vienna ed il trionfo di Jan III di Polonia, il trono d'Inghilterra e Frascati? Molto, molto più di quanto si potrebbe credere.

Prima di entrare in questa storia vale la pena però ricordare quanto i legami di sangue, in Europa, abbiano da sempre avuto un grande peso e che gli incroci dinastici, in questa occasione davvero particolari, portano con sé incontri e spesso guerre. Ne abbiamo più volte narrati (LEGGI Nicola II e Giorgio V: in "The Crown" la storia dei "cugini gemelli" e la fine dei Romanov. Anche "per mano" Windsor).

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Iniziamo dunque. Ma dalla fine. Ovvero da Frascati, sede che nel 1761 Enrico Benedetto Stuart, che gli inglesi cattolici avrebbero voluto sul trono di Inghilterra, di Scozia e di Irlanda col titolo di Enrico IX, aveva scelto da vescovo-cardinale come sua sede. Una scelta, quella di una delle diocesi suburbicarie più in vista, che avrebbe avuto un enorme impatto sulla città sia sul piano prettamente religioso che, soprattutto, su quello artistico e culturale.

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 A Frascati il duca di York che, figlio di Giacomo III ultimo re cattolico d'Inghilterra in esilio, in particolare dopo la morte del fratello Carlo Edoardo (1788) aveva definitivamente rinunciato a rilanciare la successione cattolica al trono inglese, aveva saputo portare ricchezza e quello straordinario patrimionio di cultura e sapere che era stata la Biblioteca Eboracense, consistente in oltre 12mila volumi, trasferiti in Vaticano nel corso della Seconda Guerra mondiale e mai più (sinora) rientrati in città.

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Ma la discendenza di Enrico IX era di grande rilievo anche da parte della madre, Maria Clementina Sobieska. Principessa polacca, all'epoca ritenuta una delle più belle e più ricche ereditiere d'Europa, Maria Clementina era donna sofisticata, mistica, nobile ed amante delle belle arti. Era figlia di Giacomo Luigi Enrico Sobieski, a sua volta primogenito di Giovanni III Sobieski, re Jan III di Polonia. Non un re qualunque.

Jan III, re della Confederazione polacco-lituana per elezione e per acclamazione, aveva avuto l'incredibile merito di battere gli ottomani che assediavano Vienna nel settembre 1683 dopo essere arrivato in aiuto di Leopoldo I Asburgo. Jan III, che Papa Innocenzo XI  avrebbe poi nominato "difensor fidei" dedicandogli addirittura una stanza nei Musei Vaticani, aveva guidato un esercito di 30mila soldati polacchi (il contingente più numeroso tra quelli che si erano opposti agli ottomani) tra i quali oltre 5mila "ussari alati", l'élite dell'esercito polacco.

 

La vittoria contro gli ottomani a Vienna, battaglia che lasciò sul campo oltre 60mila morti dei quali 3 quarti tra le file di "infedeli", rese Jan III uno dei comandanti più celebri d'Europa. La guerra tra Austria (Sacro romano Impero) e turchi sarebbe durata ancora per oltre 15 anni con un nuovo assedio della Capitale nel 1689 ma il successo del re polacco sarebbe comunque rimasto nella storia.

Alla sua morte però (1696), con oltre 18 pretendenti al trono, nonostante l'appoggio della Francia il figlio di Giovanni III, Giovanni Luigi Sobieski (che pure aveva combattuto al fianco del padre nel 1683) non riusì ad ottenere la prestigiosa elezione per dare seguito alla dinastia.

 E torniamo dunque a Maria Clementina con la quale, di fatto, si chiude questa parentesi degli eredi Sobieski. Regina pretendente d'Inghilterra, madre di Carlo Edorardo Stuart (il giovane pretendente) e appunto di Enrico Benedetto, la principessa polacca sposa Giacomo III (figlio del re esiliato, Giacomo II e di Maria Beatrice d'Este, Maria di Modena), per procura, a Bologna quando ha appena 17 anni. I due si reincontrano qualche mese dopo a Montefiascone ma il matrimonio non va: nel 1721 era nato il principe ereditario, Carlo Edoardo (il cui cuore si trova presumibilmente ancora nella Cattedrale di Frascati, LEGGI Il cuore del pretendente al trono d'Inghilterra che ancora riposa nella Cattedrale di Frascati) ma quello era stato il punto di rottura.

Proprio a Bologna, la principessa era fuggita dopo che il marito Giacomo III avrebbe voluto far istruire ad un precettore luterano il primogenito, per tentare di recuperare credito in patria e sperare di riottenere la corona britannica. Nella città emiliana, cattolicissima, Maria Clementina aveva conosciuto Caterina Chiarini, suor Laura, una mistica che avrebbe influito fortemente sulla sua personalità e che l'aveva convinta a tornare dal marito. Nel 1725 era nato Enrico Benedetto. Maria Clementina Sobieska muore giovanissima ad appena 32 anni nel 1735 e dopo aver vissuto per qualche tempo, insieme al marito Giacomo III ad Albano Laziale: sembra che le sue ultime parole siano state proprio per la bolognese mistica suor Laura.

La sua incrollabile fede cattolica, e la sua particolare posizione in Paria da regina giacobita, portarono Clemente XII e quindi Papa Benedetto XIV (il bolognese Prospero Lambertini, 1740-1758) a consentire, dopo i funerali celebrati nella chiesa dei SS Apostoli, la sepoltura nella Basilica di San Pietro in Vaticano, in una maestosa tomba barocca proprio sopra la porta che oggi ospita l'accesso agli ascensori per la cupola. La tomba fu realizzata tra il 1739 ed il 1744 da Pietro Bracci (che al suo attivo ha anche il completamento della celebre Fontana di Trevi), quindi ad ormai diversi anni dalla morte della Sobieska.

Per l'occasione, il pontefice bolognese dedica a Maria Clementina Sobieska anche una medaglia, quella dell'anno III, riprodotta qui sotto e rappresentante proprio la tomba in Vaticano con una figura femminile che sorregge un ovale col ritratto in mosaico della scomparsa. Probabilmente, inoltre, il futuro Papa Benedetto XIV e la regina giacobita si erano incontrati a Bologna nel corso dei brevi soggiorni della donna polacca in Emilia.

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Maria Clementina Sobieska è una delle uniche 5 donne sepolte nella Basilica di San Pietro.

La seconda è Matilde di Canossa, una delle figure più rilevanti del Medioevo, morta nel 1016, sepolta inizialmente nel Monastero di Polirone San Benedetto Po, poi nel 1632, per volere di Papa Urbano VIII (Maffeo Barberini), traslata prima a Castel Sant'Angelo e quindi nel 1640 in San Pietro nella sontuosa tomba opera del Bernini.

La terza è la regina di Cipro Carlotta, regnante tra il 1458 ed il 1464 e morta a Roma nel 1487.

La quarta è Cristina Regina di Svezia, che si convertì al cattolicesimo nel 1654, annunciando la scelta, dopo la sua abdicazione da regina, ad Innsbruck. Nell'autunno 1655, nel viaggio verso lo Stato Pontificio, attraversò molti territori da vera star: nella Roma del nuovo Papa Alessandro VII (Fabio Chigi), venne accolta trionfalmente, da vera e propria "regina di Roma". In Vaticano arrivò con una lettiga disegnata dal Bernini. Il resto del soggiorno italico dell'ex regina non fu altrettanto nobile (ne parleremo) ma dopo alla sua morte avvenuta nel 1689 Papa Innocenzo XI volle comunque tributarle i massimi onori. L'ex regina di Svezia venne imbalsamata, vestita con paramenti regali, chiusa in tre bare, una di cipresso, una di piombo ed una di quercia e tumulata nelle Grotte Vaticane in San Pietro. Nel 1696 Papa Innocenzo XII volle commissionare a Girolamo Fontana un monumento nella Basilica, completato nel 1702.

La quinta è Agnese di Poitou, reggente del Sacro Romano impero tra il 1056 ed il 1062 (in vece del figlio Enrico IV dopo la morte del marito Enrico III dei Franchi) regina consorte d'Italia.

Ultima curiosità in una storia davvero a molteplice effetto. Promotrice delle arti, della cultura e della musica Cristina di Svezia ebbe molti compositori al suo servizio: tra questi anche Alessandro Scarlatti che per lei diresse l'orchestra durante i tre giorni di festa per le celebrazioni dell'incoronazione di Giacomo II d'Inghilterra nel 1685. Giacomo II, padre di Giacomo III (il vecchio pretendente) e nonno di Carlo Edoardo (il giovane pretendente) e di Enrico Benedetto Stuart, figli di Maria Clementina Sobieska.

Da sempre, in particolare in Europa, gli incroci dinastici sono intensi e forieri di alleanze, di accordi, ma anche di tradimenti e di guerre.

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LE MEDAGLIE - Diverse le medaglie richiamate in questa intricata ed appassionante storia.

Nella foto di copertina, sulla destra sono riprodotte le due facce della medaglia in bronzo dedicata ai 300 anni dalla vittoria nella battaglia di Vienna di Jan III. Datata 1983, la medaglia (non rara) ha un diametro di 70 mm ed un peso di 136 grammi. Particolamente efficace la rappresentazione dell'esercito polacco alla guida del quale l'11 e 12 settembre re Giovanni III Sobieski sconfisse gli ottomani.

Nella stessa immagine di copertina, è riprodotta la medaglia dedicata a Enrico Benedetto duca di York, Enrico IX, emessa nel 1766 e già descritta all'articolo richiamato (Il re d'Inghilterra che fu cardinale e vescovo di Frascati, Ostia e Velletri: l'incredibile vicenda di Enrico Benedetto Stuart, Duca di York).

La terza medaglia riprodotta, come detto, è quella emessa come "ordinaria" dell'anno III del pontificato di Benedetto XIV e dedicata al monumento per Maria Clementina Sobieska. Di piccolo conio, appena 34,84 mm per 16,5 grammi, tipico della produzione dell'epoca, la medaglia è rara.