VICENDE - La biblioteca eboracense in Vaticano. Da 80 anni si attende la riconsegna a Frascati

Pubblicato: Giovedì, 04 Gennaio 2024 - redazione attualità

trasferimento biblioteca eboracense 1 ilmamilioFRASCATI (vicende) - Il patrimonio culturale donato dal Duca di York venne spostato dal Seminario Tuscolano verso Roma nel marzo 1944. Doveva essere una sistemazione temporanea ma i libri (ed altro) sono ancora nelle mani del Papa

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di Valentino Marcon (terza ed ultima parte)

       Tre mesi dopo il bombardamento dell’8 settembre 1943, il Bibliotecario della Vaticana, cardinale Giovanni Mercati, scriveva al Vescovo Tuscolano che “il Superiore dei camaldolesi di Frascati gli dava notizie che la Biblioteca del Seminario era salva”, tuttavia - aggiungeva - la sera del 4 dicembre il fratello [del cardinale] professore alla Regia Università di Roma, gli “consegnava un ms[manoscritto] autografo del [nome illeggibile] da lui acquistato lo stesso giorno in via dei Leutari e una lista di libri indubbiamente provenienti dalla stessa Biblioteca cogli stemmi e coll’ex dono[?] del Card. di York”.

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Ancora il 17 dicembre del ’43, lo stesso Mercati riferisce di una vendita di ulteriori libri del Seminario in Roma da parte del raccoglitore G.D. che dice di averli comprati da F.C. di Frascati, “il quale avrebbe detto di averli acquistati da uno di Velletri”. Un “atlante di carte geografiche della stessa provenienza era già stato venduto, non ha detto a chi, per lire duemila”. Nella lettera si aggiunge che “il D. ha anche ritratti di cardinali, ma non se ne conoscono i nomi, e se non se ne confessa la provenienza, sarà difficile di sapere la provenienza. Se fossero Cardinali Vescovi di Frascati, allora non sarebbe temerario sospettare della stessa provenienza dei libri oppure della Cattedrale”.

Tuttavia una denuncia partì dalla curia per recuperare, almeno in parte, gli oggetti trafugati. Con una lettera del 12 gennaio 1944 (prot.14/44), Budelacci ne riassumeva la vicenda: “Dal terribile bombardamento dell’8 settembre 1943 rimaneva illeso l’edificio che custodisce la interessantissima Biblioteca di carattere cittadino e sotto il controllo della Direzione delle Biblioteche dello Stato. Purtroppo alcuni giorni dopo il bombardamento, ladri, forzando le porte, penetravano nell’interno e dopo aver frugato negli scaffali, asportavano libri di alto interesse tanto per le edizioni, quanto per le preziose rilegature, come risulta dall’allegato elenco, due medaglie rarissime del Cardinale Consalvi, manoscritti e altre opere in via di accertamento. Dalle indagini fatte anche per il vivo interessamento del Card. Mercati, Bibliotecario della Biblioteca Vaticana risulta che la refurtiva trovasi presso l’antiquario G. D.”. Budelacci con la lettera al Pretore del Mandamento di Frascati, chiedeva perciò “gli atti necessari per il recupero”.

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       Pertanto, su mandato del Pretore, i Carabinieri della stazione di Frascati, recatisi dall’antiquario, accerteranno la verità e stileranno un verbale in merito. L’antiquario confessava che “nel mese di dicembre in seguito ad invito da un mediatore di Frascati, si portava in detto Comune ed acquistava per la somma di L.1600, n.15 volumi” che, dopo qualche giorno, “a suo dire furono acquistati in Roma dal prof. Mercati fratello del Cardinale Bibliotecario del Vaticano per L. 2900”.  L’antiquario affermò pure che a lui erano stati venduti “da un giovane, figlio di F. C., non ancora meglio identificato da quest’Arma che sta ancora indagando in merito…F.to, il Maresciallo Maggiore a piedi [sic!] Comandante la Stazione di Frascati, Nicola Esposito”. In seguito a questi fatti, e avendo Frascati subito un altro bombardamento nel gennaio 1944 - che distrusse anche la Chiesa di Capocroce - il vescovo ausiliare Budelacci, pervenne alla decisione di far trasferire i volumi in Vaticano con i primi giorni di  marzo del ’44 e, grazie all’immediato aiuto dei monaci camaldolesi, tutti i volumi furono trasferiti nella Biblioteca Vaticana  che provvide a catalogarli  e da dove - molti sono ormai rassegnati a credere - non torneranno più  in quella che fu la loro sede originaria.

       Ma come si arrivò a questa decisione?  Innanzitutto occorre ricordare che dalla Santa Sede in quegli anni erano state impartite precise istruzioni ai vescovi da parte del segretario di Stato vaticano, tanto che, dopo accordi con l’Ambasciata tedesca presso la Santa Sede, dalla fine di novembre 1943 al maggio ’44 fu esaminata la situazione di diverse diocesi. “Questa missione – come scriverà anche P. Bindelli nel 1982 – venne facilitata dalla collaborazione del dr. G. Lang, assistente nell’Istituto Germanico di Roma, dalla presenza del maggiore Prof. H. Hevers, dell’Università di Monaco e dal Capitano P. Scheibert della Abteilung Kunstschutz, un reparto dell’esercito tedesco che di solito forniva i veicoli per il trasporto. Quando la direzione della Biblioteca Vaticana decise di prendere in esame lo stato di conservazione della Biblioteca Eboracense trovarono il loro compito facilitato dal Vescovo Ausiliare di Frascati”.

 

Il trasloco si poté effettuare grazie a Budelacci con la collaborazione dei padri ‘camaldolesi’ messi a disposizione dal padre maggiore, Oddone. Altra manodopera infatti, clero compreso, non poteva essere distolta dalle attività connesse al sostegno della popolazione e anche al recupero di opere d’arte dai vari siti bombardati nel corso dei mesi precedenti. Dal 2 all’11 marzo del ’44, con tre viaggi su un autocarro – non fornito dai tedeschi, ma dal Vaticano, targato SCV 188 – i volumi raggiunsero la destinazione ‘provvisoria’ insieme ad altro materiale della Curia, candelabri, mobili e due porte di legno con lo stemma dei Della Rovere. Riferendo l’avvenimento al Sopraintendente Bibliografico del Lazio, l’11 settembre del 1944, mons. Budelacci, riassumeva  i contatti col Cardinale Bibliotecario della Vaticana: “per ottenere il ritiro dell’ingente e prezioso patrimonio librario esposto alle facili intemperie e alla grave offesa delle vergognose rapine”, finché, “la accurata ispezione dello stesso Bibliotecario della Biblioteca Vaticana, p. Albareda, portò all’immediato provvedimento del trasporto, a mezzo furgoni, di tutta la collezione libraria alla Biblioteca Vaticana, ove trovasi temporaneamente collocata e già tecnicamente sistemata. Nel vasto ambiente del Seminario Tuscolano rimasero le grandi scansie di noce inamovibili, i tavoli e il busto dell’insigne benefattore”.

Parte di questo materiale fu poi esposto in una mostra in Vaticano, visitata nell’aprile del 1945 anche da papa Pio XII. Ci sembra importante sottolineare una amara riflessione del Bindelli, che ancora oggi si vuol sottolineare: “Nonostante siano ormai trascorsi tanti anni dalla fine della seconda guerra mondiale, tutto questo immenso ed insostituibile patrimonio artistico, storico e culturale attende ancora di essere restituito alla Biblioteca Eboracense di Frascati, sua legittima sede”!

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    Come dunque si può chiaramente constatare dalla lettera del Budelacci, il vescovo riteneva del tutto logico e scontato che la ‘biblioteca’ si allocasse temporaneamente in Vaticano e, dava anche per scontato una sua restituzione in tempi migliori a Frascati. Intanto una relativa e parziale  valutazione della Biblioteca, veniva verificata da una prima sommaria descrizione da Nello Vian (che sarà segretario della Biblioteca vaticana dal 1956 al 1976; morto nel 2000 a 92 anni), il quale  in un articolo (La biblioteca del cardinale di York recuperata fra le rovine di Frascati a opera della Biblioteca Vaticana, in ‘Ecclesia’ n.3 /1944 fasc.7, pp.24-26), pur affermando che la dotazione iniziale dei libri dello York nel 1775 fosse di “una decina di migliaia di volumi”, scriveva che “la Biblioteca  Tuscolana può esibire superbi prodotti dell’arte della stampa, quali a esempio i libri d’arte e d’antichità sontuosamente illustrati, nel quale eccelse il Settecento” e, aggiungeva: “una notizia a  parte esigerebbe il cospicuo gruppo delle belle rilegature artistiche, costituenti un vanto speciale della collezione (come ha mostrato una scelta di esse apprestata nell’occasione presso la Biblioteca Vaticana)…Non mancano nella raccolta parecchi manoscritti. Al fondo primitivo appartengono sicuramente quelli più preziosi, trasmessi dall’eredità Stuart: un breviario in pergamena con bellissime miniature, apparentemente del secolo XIV e di mano inglese; un Ufficio di Caterina de’ Medici regina di Francia con miniature finissime (…), un superbo stemmario dei re d’Inghilterra in pergamena (1697). Altri manoscritti hanno carattere storico (un giornale storico della sede vacante di Benedetto XIV, un Giornale di viaggio di Giacomo III e storie del Lazio e di Frascati) o religioso (…). Diversi di questi codici sono ricoperti in velluto o in seta, con ornamenti in argento dorato che ne attestano la provenienza dalla famiglia reale inglese. Inoltre tutte le opere a stampa del Settecento fornite dallo York”.

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Ma - aggiungeva Vian - “un’idea più esatta del contenuto di questa tipica Biblioteca settecentesca può aversi meglio da un rapido sguardo alle classi stabilite per essa da un catalogo di materie redatto nel 1843”. E qui l’autore riportava un lungo elenco: dagli “Acta Academiae, Algebrae auctores…, fino a Vitae sanctorum et virorum illustrium”. Concludeva il Vian: “Come si vede è quasi tutto lo scibile di quella età enciclopedica a raccogliersi in questa Biblioteca, formata con larghezza d’intendimenti e incremento dei buoni studi a pubblica utilità…”.        

      Più volte si è auspicato il ‘ritorno’ della Biblioteca a Frascati. Il grande locale, restaurato, ma senza libri, divenne sede dal 1950 (al ’60) della ripristinata Accademia Tuscolana (con la presidenza di Budelacci) e altri notabili, i quali man man che passavano a miglior vita o assumevano più o meno prestigiosi incarichi, lasciavano l’istituzione, sempre auspicando - come deliberarono nel 1950 – “la possibilità di ricondurre in situ la storica collocazione bibliografica dovuta alla munificenza del card. Duca di York”. In quella riunione del dicembre 1950, lanciarono anche il “progetto di costruire una strada di accesso al Tuscolo”.  Dieci anni dopo, nel 1961, era il commissario prefettizio Bellazzi-Monza a scrivere a Budelacci “sull’opportunità e la convenienza di promuovere la restituzione anche allo scopo di ripristinare una dotazione che costituirà un altro elemento di richiamo degli studiosi verso questa città”. Budelacci lascerà la diocesi un anno dopo.

Mentre il ‘ritorno’ della biblioteca è rimasto finora un vago desiderio che si rinnovella periodicamente, come un vecchio refrain.

Nota - (Parte di queste vicende è in: Valentino Marcon, Carità e cultura a Frascati tra Otto e Novecento, ed. Censes/Roma-Ass.ne Amici di Frascati, 2012). L’elenco dei volumi inizialmente donati dallo Stuart alla Biblioteca Eboracense si può trovare nel volume: Bibliothecae Regiae Celsitudinis Ducis Eboracensis S.R.E. Cardinalis Vice cancellarii et Episcopi Tusculani Catalogus, Romae MDCCLXVII. Attualmente il catalogo è riportato in: M. Buonocore, La Biblioteca del cardinale Henry Stuart Duca di York dal Codice Vaticano Latino 15169, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 2007.