STORIE & METALLO - Nicola II e Giorgio V: in "The Crown" la storia dei "cugini gemelli" e la fine dei Romanov. Anche "per mano" Windsor

Pubblicato: Lunedì, 12 Dicembre 2022 - redazione attualità

nicolaII giorgioV medaglia ilmamilioROMA (storie & metallo) - Nel luglio 1918 la famiglia imperiale russa veniva sterminata dai bolscevichi. Nel 6° episodio della 5^ stagione della celebre serie Netflix, "Casa Ipatiev", il controverso passaggio storico ed il rapporto tra la Regina Elisabetta II ed il presidente russo Eltsin

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E' una storia nella storia quella che lega Nicola II, ultimo zar della Russia e Giorgio V Re d'Inghilterra, cugini di carne. Una storia vecchia di un secolo ed oltre e sulla quale si sono scritti fiumi di inchiostro.

Il legame, di sangue e di intenti (ma non di destini) tra le case reali Romanov e Sassonia Coburgo Gotha (nel 1915 diventata Windsor) affonda le radici in un'Europa tanto diversa eppure tanto simile a quella di oggi.

Cugini gemelli, Giorgio e Nicola: figli delle sorelle Dagmar (poi diventata Marija Fëdorovna) ed Alexanda di Danimarca (figlie del re Cristiano IX e di Luisa d'Assia Kettel), i due monarchi seppero essere grandi amici e seppero condividere passioni, visioni ma non destini. Saliti al trono rispettivamente nel 1894, alla morte dello zar Alessandro III e nel 1910, alla morte di re Edorardo VII, Nicola e Giorgio furono tra i protagonisti del sanguinoso inizio del XX secolo.

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A rimestare e per certi versi rinverdire quell'antica storia, è il 6° episodio della 5^ stagione della fortunata serie Netflix "The Crown" che per lo più attesa alla delicata prova della fine di Lady D e di quei difficili anni per la regina Elisabetta II, si imbatte nella spinosa vicenda con ferma convinzione e, seppur nell'inevitabile tentazione narrativa, con credibile ricostruzione.

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L'intera vicenda di cui si tratta ruota attorno alla domanda, cruciale: ebbe Re Giorgio V dirette resposabilità nella tragica fine della famiglia Romanov in quella notte tra il 16 ed il 17 luglio 1918?

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La questione, che è ben indagata e ricostruita nell'interessantissima docu-serie Netflix "Gli ultimi zar" apre l'episodio 6 della 5^ stagione di "The Crown" e ne caratterizza lo svolgimento. "Casa Ipatiev" è difatti il titolo dell'episodio, riprendendo il nome della casa, nei pressi di Ekaterinbug dove venne trucidata la famiglia imperiale di Nicola II.

C'è un passaggio chiave: quello in cui Giorgio V, dopo il pronunciamento favorevole del Parlamento e del primo ministro Lloyd George, oltre che del segretario particolare del re Lord Stamfordham, decide di NON inviare una "nave" per salvare la famiglia imperiale russa prigioniera a Ekaterinburg (nella zona dei Monti Urali, al centro della Russia) dopo la rivoluzione bolscevica. Una decisione che in "The Crown" viene sostanzialmente attribuita in realtà alla regina consorte Maria di Teck, forse più lungimirante e più accorta nell'evitare alla Corona danni di immagine con l'arrivo dei Romanov.

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Personaggio decisamente interessante, Maria di Teck, nel giro della Corte reale britannica dalla nascita e destinata comunque a sposare un Re dal momento che dopo la morte di Alberto Vittorio cui era promessa sposa nel 1892, primogenito del futuro Re Edorardo VII e destinato a diventare monarca a sua volta, si fidanza e sposa nel  proprio nel 1893 (con la benedizione della Regina Vittoria) il futuro Giorgio V.

DESTINATI AL MASSACRO - Il rifiuto della Corona britannica ad accogliere e dunque salvare i Romanov - secondo una nutrita schiera di storici e secondo le memorie di Edoardo VIII (il Re abdicante per amore di Wallis Simpson), segna il destino di Nicola II, di sua moglie Alexandra e dei figli Olga, Tatiana, Maria, Anastasia (sulla quale per decenni si fantasticò di una sua improbabile salvezza) e il piccolo Aleksej, destinato a diventare un giorno zar Alessio ma gravemente malato di emofilia.

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I Romanov, da qualche settimana "ospiti" nella Casa Ipatiev - secondo quanto poi ricostruito - vengono fatti scendere nello scantinato con la promessa di un ormai imminente trasferimento. Nicola II pensa di essere ormai in salvo e, forse, che sia proprio il cugino Giorgio a correre in suo aiuto. Poco dopo scatta la strage: uno dei capi bolscevichi, Jurovskij, legge a Nicola la secca condanna a morte e probabilmente è proprio l'ormai deposto zar il primo a cadere fulminato con almeno un colpo di pistola.

Il resto della famiglia imperiale viene trucidato a colpi di pistola, fucile ma anche con le baionette: secondo quanto ben ricostruiito in "Gli ultimi zar" a fare da protezione antiproiettile sulle donne della famiglia, sono i gioielli e le pietre preziose che erano state cucite all'interno dei vestiti e che le donne avevano indossato nei minuti precedenti all'eccidio convinte di dover cambiare casa.

I corpi di Nicola, Alexandra e dei loro figli vengono gettati in una fossa comune nel bosco vicino alla casa: quindi cosparsi di acido per renderli irriconoscibili, bruciati e sepolti. Lì riposeranno per interi decenni.

BORIS ELTSIN - Secondo quanto ricostruisce "The Crown", in occasione del primo incontro ufficiale la Regina Elisabetta chiede espressamente al da poco eletto presidente russo Boris Eltsin (che per ironia della sorte era stato, anni prima, il giovane funzionario che su ordini superiori aveva fatto demolire Casa Ipatiev) di impegnarsi per dare degna sepoltura ai resti della famiglia Romanov una volta ritrovati. Determinando una volta per tutte la verità.

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I resti in realtà erano stati già trovati nel 1979 casualmente, nei boschi intorno a Ekaterinburg, ma la scoperta viene tenuta nascosta fino al 1991 quando, a comunismo finalmente caduto, 5 dei 7 membri della casa reale vengono finalmente riesumati. Non si tratta che di poche misere ossa con i segni evidenti della strage del luglio 1918. All'appello mancano però ancora due corpi.

Per avere la conferma definitiva che quelle siano veramente le ossa dei Romanov, serve l'aiuto del Duca di Edinburgo: il principe Filippo era infatti imparentato con la famiglia reale russa con tutti i suoi 4 nonni ed il suo dna conferma l'attribuzione di quei poveri resti umani.

Nel 2007 vengono finalmente trovati anche i resti di Alessio e di una delle sue sorelle. Viene anche confermata in questo modo la circostanza, dettagliata da uno degli esecutori dell'eccidio, della necessità di provvedere a due fosse perché quella nella quale erano già stati riversati Nicola ed Alexandra non era sufficientemente grande.

Non è ancora finita però, perché il 15 agosto 2000 - mentre a Roma Papa Giovanni Paolo II celebra la Giornata mondiale della Gioventù a Tor Vregata -, la Chiesa ortodossa russa annuncia la canonizzazione della famiglia imperiale per la sua "umiltà, pazienza e per le sofferenze subite". I Romanov vengono anche riabilitati, nel 2008, come vittime di repressione politica.

Tra il 2000 ed il 2003 sul luogo dove c'era la Casa Ipatiev viene edificata la Chiesa sul sangue. La storia è, a meno di clamorosi ulteriori colpi di scena (difficili ad ormai 104 anni distanza), definitivamente chiusa.

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NICOLA II E GIORGIO V IN METALLO - Quelle proposte in alto sono una medaglia ed una moneta.

La medaglia di Nicola II, in bronzo emessa nel 1894 (anno della salita al trono dello zar), dal diametro di 66 millimetri e con un peso di 133 grammi rappresenta al dritto i profili del neo imperatore di tutte le Russie insieme a suo padre, Alessandro III.

Al rovescio l'iscrizione: "От главного управления землеустройства и земледелия", ovvero "Dal dipartimento centrale della gestione del territorio e dell'agricoltura".

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La moneta di Giorgio V, invece, è una delle più comuni del suo regno durato ben 26 anni. Il penny britannico, in questo esemplare datato 1935 (l'anno precedente alla morte del Re) presenta al dritto il profilo rivolto a sinistra del monarca, ormai appesantito dagli anni e senza corona.

Al rovscio, la tradizionale "Britannia seduta", con tridente in mano, elmo e scudo, rappresentazione tipica di questo genere di monete tutt'ora fortemente in voga nella produzione numismatica della terra d'Albione.

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