Addio a Floro Bocci: uomo di garbo, sensibilità e sport. L'onore di quel messaggio e di quella poesia

Pubblicato: Venerdì, 07 Settembre 2018 - redazione attualità

bocci floroFRASCATI (lutto) - Due soli giorno dopo aver pubblicato i suoi versi sull'8 settembre, Floro se n'è andato. A lui devono molto il rugby e la pallavolo

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Qualche giorno fa, il 31 agosto, Floro mi scrive sul mio numero privato. Via Whatsapp. Uno stumento che Floro utilizzava di tanto in tanto per contattarmi, col solito garbo e sempre in punta di piedi ma con vigore. Per qualche segnalazione, qualche disagio, qualcosa che non andava. Da cittadino attento e sensibile.

"Sono Floro. Nel 1981 scrissi una poesia in dialetto frascatano antico sui miei ricordi dell'8 settembre 43. Mai pubblicata, per non essere confuso con mio fratello Florido, che ne scriveva molte di poesie. Avrei piacere che fosse pubblicata sul tuo giornale visto che la data si avvicina".

Una richiesta che ovviamente ho accolto con piacere, ricevendo a stretto giro la poesia e pubblicandola nelle ore successive. "Per favore dimmi se ho fatto bene. Grazie e scusami".

La poesia che Floro Bocci mi ha mandato qualche giorno fa è questa (LEGGI anche). Ed è stato un onore pubblicarla.

"8 settembre 1943

Me ricordo pocu; ero ancora piccolittu.

‘Na cosa m’è rimasta bene ‘mpressa:

tenevo da pregà e da stamme zittu.

U ricovero de Bonasera era piinu de gente

Che piagnenno s’ariccommanneva:

“Madonna mea bella nun me fa morì!”

A o scuru stevo abbraccicatu a Matrima

Che sottovoce me tranquillizzeva:

“Sta bonu fiucciu meu, nun è gnente, mo fenisce subbetu”.

Scoppià ‘na bomba pocu lonutanu,

divise u cunichelu ‘n du parti

Oddio! Ch’è successu? – “So morti!”

Patremu e cert’atri ommeni Trovinnu a vi p’escì.

I sordati ce tirinnu su co e corde:

stavamo pe e scalette d’a stazione.

Mò, gni tantu, de sera, prima d’addormimme

rivedo e lacrime de Mamma

prego pe essa e pe na bona morte.

***

Ieri, solo ieri, ho appreso della scomparsa di Floro Bocci. Con grande emozione, con commozione, incredulo ed in cerca di conferme che, purtroppo, sono arrivate via via che ne cercavo.

Floro aveva 79 anni e se n'è andato il 2 settembre scorso, appena due giorni dopo il nostro al solito cordiale e diretto scambio di battute e, capitato altre volte, di opinioni.

A Floro mi legano i trascorsi da mediocre giocatore di pallavolo ma, soprattutto, ed in questi ultimi molti anni, l'esperienza editoriale e giornalistica del mamilio. Sempre attento, sempre disponibile, sempre teso a promuovere la sua pallavolo, a mettere in prima fila i valori dello sport e dei suoi ragazzi. A Frascati come ad Albano Laziale con l'Albalonga Volley. Quello della pallavolo, amore di "seconda gioventù", dopo quello primario del rugby.

Se la pallavolo a Frascati esiste e si è ramificata, lo si deve anche molto a lui. Forte il suo segno, la sua impronta anche sui Castelli romani e giusti sono i riconoscimenti ed i messaggi di cordoglio che il rugby Frascati e la Federazione di pallavolo hanno voluto inviare.

Ecco. Floro se n'è andato in punta di piedi dopo essere riuscito a lasciare un segno. Cosa non da tutti. Lasciare un segno sempre con grande sensibilità.

Con lui, e non è certo una frase fatta seppur abusata, se ne va un uomo, uno sportivo di immenso garbo. Ed è un peccato che quest'anno, per la prima volta, Floro non possa ricordare insieme a tutti gli altri frascatani quei tremendi giorni del settembre '43. Dall'altra parte, forse, il ricordo sarà ancora più vivo. Più lieve.

Alla famiglia, agli amici, a tutti coloro che con Floro hanno incrociato le loro vite, le mie più sentite condoglianze.

Marco Caroni