Il Comandante Alfa torna a Frascati da dove iniziò la sua carriera nell'Arma

Pubblicato: Venerdì, 01 Giugno 2018 - Alessio Collacchi

comandante alfa frascatiFRASCATI (eventi) - Ieri pomeriggio la partecipata presentazione dell'ultimo libro del fondatore dei GIS alle Scuderie Aldobrandini

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“Io vivo nell’ombra, ma ho scritto la storia d’Italia”. Risuonano con vigore, seppur a tratti soffocate dal passamontagna, le parole del “Comandante Alfa”, carabiniere pluridecorato, fondatore dei GIS (Gruppi interventi speciali), eroe nazionale. Il suo ultimo libro “Missioni segrete” (Longanesi, 2018), presentato in quest’occasione alle scuderie Aldobrandini insieme al professor Matteo Luigi Napolitano e all’assessore alla Cultura di Frascati Emanuela Bruni, vuole ripercorrere alcune delle operazioni più avvincenti compiute dal comandante nei suoi quaranta anni di attività. Vive davvero nell’ombra il comandante: infatti anni di segretissime operazioni militari sul suolo nazionale ed estero lo costringono tutt’oggi, sebbene in meritato congedo, a dover nascondere le proprie sembianze al pubblico presente e, chiaramente, a dover celare le proprie generalità anagrafiche, ormai patrimonio riservato agli affetti e alla famiglia.

Come biasimarlo?

D’altronde Il nostro Paese è tristemente noto per l’efferatezza e la trasversalità delle vendette compiute dalla criminalità organizzata nei confronti di coloro che provano a combatterla con decisione, figuriamoci contro chi si è fregiato dell’onore di scovare ed assicurare alla giustizia i più famigerati “burattinai” della cupola mafiosa. Siciliano doc, il comandante ha imparato a conoscere la violenta e triste lezione della mafia a sue spese, trovandosi immerso sin dall’infanzia in un feudo mafioso che, a suo dire, non gli ha lasciato scelta: divenire parte del problema (e ci assicura di averci pensato diverse volte) o provare a combatterlo. E’ questa la sua epifania come servitore dello Stato contro la criminalità organizzata, una reazione concreta alle troppe vessazioni subite dai suoi compaesani e dalla sua famiglia.

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Strano a dirsi, ma è proprio la città di Frascati a mettere a battezzo l’allora solo futuro comandante Alpha, ancora giovane carabiniere bramoso di combattere la mafia e, per sua delusione, inviato in servizio nella realtà piuttosto pacata dei Castelli romani, "dove l’esperienza più audace che ha compiuto - dice - si è rivelata essere una rocambolesca rissa con un malcapitato netturbino di Rocca Priora, reo di non aver trattato con cura la spazzatura dell’Arma".

Ma poco male, tutto sommato, l’Arma avrebbe ben presto notato le sue qualità orientandolo verso posizioni operative sul campo.

Ascoltare il comandante parlare delle sue imprese è senza dubbio una gioia per le orecchie; meno gratificanti e convincenti, su avviso del sottoscritto, si rivelano le sue particolari visioni sulla società e sulla giustizia, eccessivamente improntate su di una disciplina militare poco confacente ad una società complessa come la nostra. Alquanto superata e trita, probabilmente anche la sua proposta di “curare” i bulli inserendoli nelle caserme militari, seguita poco dopo dall’anacronistica idea di reintrodurre (seppur differenziandola, dice, dalla vecchia leva) il servizio militare obbligatorio per “questi giovani indisciplinati”.

Detto questo, Il comandante Alpha è un eroe di cui il nostro paese può e deve fregiarsi, la sua voce merita senza dubbio di essere ascoltata in altre intelligenti iniziative come quella sponsorizzata ieri a Frascati. Tuttavia, non posso fare a meno di provare sgomento per le reazioni di alcuni membri della platea, così affascinati dall’idea del pastore che tiene a bada le pecore con il bastone, così attratti da un’idea di ordine e di disciplina che, spesso e volentieri, finisce con lo sfociare in una vuota e pericolosa retorica di militarizzazione generale della società. Con Benjamin Franklin, “Chi rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza”.

 

 

 

 

 

 

 

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