Albano | Andreassi: “Su termovalorizzatore posizioni sbagliate. Chiudere ciclo rifiuti con impianti ad ossidazione parziale”

Pubblicato: Venerdì, 29 Settembre 2023 - Redazione attualità

ALBANO LAZIALE (attualità) - Le parole di Luca Andreassi, professore di ingegneria all’Università di Tor Vergata e vicesindaco e assessore ai lavori pubblici albanense

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Il convegno sulla gestione dei rifiuti organizzato ad Albano all’inizio della settimana continua ad essere oggetto di discussione e riflessione. Tanti i temi trattati. Dalle soluzioni tecnologiche da adottare per chiudere il ciclo dei rifiuti, alle normative ed autorizzazioni, ai finanziamenti PNRR.

A latere dell’incontro ilmamilio.it ha intervistato Luca Andreassi, professore di ingegneria all’Università di Tor Vergata e vicesindaco e assessore ai lavori pubblici di Albano oltre che relatore del convegno.

Professore, dal convegno mi sembra sia uscita una posizione molto chiara e netta. Insomma, il ciclo dei rifiuti si può chiudere e probabilmente anche accedere a fondi europei per farlo.

“Ho introdotto l’argomento al convegno, come faccio di solito con i miei studenti: utilizzando un’immagine presa da un sito di giocattoli, accompagnata da una descrizione semplice rivolta a bambini e genitori. Quell’immagine spiega in modo chiaro che chiudere il ciclo dei rifiuti consiste nel far funzionare ed integrare impianti di recupero delle frazioni differenziate, digestori della frazione organica, impianti per il trattamento del residuo solido con sistemi di raccolta e spazzamento. Come in una orchestra in cui la sinfonia è perfetta soltanto se tutti gli strumenti sono perfettamente accordati tra loro. Basta uno che stecca e pioveranno i fischi.  Insomma, la chiusura del ciclo dei rifiuti è un problema complessivo. Non esiste alcun impianto salvifico”.

Si riferisce al termovalorizzatore di Roma su cui, ci pare, lei sia contrario?

“Il mio è un ragionamento generale, certamente applicabile anche al termovalorizzatore di Roma. La discussione folle di questi mesi si è articolata su due binari. Da una parte chi sosteneva che portasse morte e devastazione e dall’altra chi sosteneva che la sua sola costruzione avrebbe reso Roma una Città improvvisamente senza rifiuti per strada e con bollette meno care. Posizioni entrambe sbagliate, viziate dalla domanda sbagliata. O si chiude l’intero ciclo all’interno di una logica o la partita è persa”.top supermercati 1 ilmamilio

Qual è questa logica?

“Riciclo meccanico, ovvero raccolta differenziata e recupero di plastica, carta e vetro integrato con biodigestori anaerobici per trattare la frazione organica, producendo biogas e biometano (con cui magari alimentare la flotta dei furgoni della nettezza urbana) e impianti di tipo waste to chemicals per trattare il residuo solido. Ovvero impianti ad ossidazione parziale, senza fiamma, che a partire dall’indifferenziato secco producano etanolo, metanolo, idrogeno. Insomma, il minimo comun denominatore è il gas”.Judo Frascati 3 ilmamilio

Quindi non un termovalorizzatore ma un impianto ad ossidazione parziale. Quali sono le differenze principali?

“Sono molteplici. Provo a riassumerle in 3 punti. Il sistema waste to chemicals, rispetto a un termovalorizzatore, garantisce:

  1. Il drastico abbattimento delle emissioni di inquinanti in atmosfera;
  2. Un minor impatto dell’anidride carbonica (CO2): considerando anche le emissioni evitate a monte e a valle del processo -riduce fino al 90% le emissioni di CO2 in atmosfera; inoltre, la CO2 emessa dall’impianto di riciclo chimico è quasi esclusivamente pura e quindi, anziché rilasciata in atmosfera, può essere liquefatta o compressa e impiegata per altri usi (dalla concimazione carbonica per le serre). Considerando che la CO2 dai termovalorizzatori si pagherà di qui a qualche anno è anche uno straordinario vantaggio economico;
  3. Il reimpiego della maggior parte degli scarti solidi provenienti dal processo waste to chemicals: dai residui vetrificati da frazione inerte (idonei come materia prima seconda in campo edile-civile), allo zolfo (recuperabile nell’industria chimica) ai fanghi”.

Sembra l’uovo di colombo. Una tecnologia consolidata economicamente ed ambientalmente sostenibile. Ma perché solo ora?

“Intanto sono già diversi anni che si applica.  Ma è la scienza che va avanti: quello che fino a ieri sembrava impossibile o antieconomico come la conversione chimica delle frazioni difficilmente o non-riciclabili in prodotti come l’Idrogeno o il metanolo, oggi è finalmente possibile. E nell’ottica della decarbonizzazione è la soluzione straordinariamente migliore”.

Sappiamo che le piacciono i numeri. Ci lasci con qualche numero.

“Un termovalorizzatore da 600.000 tonnellate/anno con produzione di energia immette in atmosfera circa 6 miliardi di metri cubi di fumi caldi ad una temperatura compresa tra i 160° e i 200° gradi e circa 720.000 tonnellate di C02. Un sistema di tipo WTC non produce fumi caldi e immette in atmosfera oltre l’80% in meno di anidride carbonica. Come sempre i numeri parlano da soli”.

 

 

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