VICENDE & METALLO - Il fantasma del Palazzo Sforza Cesarini di Genzano. Donna Livia e i ricordi di D'Azeglio

Pubblicato: Domenica, 18 Dicembre 2022 - redazione attualità

sforza cesarini livia Genzano medaglia ilmamilioGENZANO (vicende) - Una storia di grande fascino e mistero in una delle dimore storiche più importanti dei Castelli romani

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

A Genzano di Roma sorge lo storico Palazzo Sforza Cesarini, il quale nacque come residenza estiva della nobile famiglia Cesarini, divenuta poi Sforza Cesarini, signori di Genzano dal 1564.

Il Palazzo era già esistente ai primi del XIII secolo sotto forma di castello medievale, posto a sentinella del lago di Nemi; la trasformazione del castello medievale in palazzo fu avviata già nel 1590 e oggi rappresenta un punto di interesse non solo dal punto di vista storico-culturale, ma anche per la leggenda che narra della triste vicenda, ma allo stesso tempo anche romantica di un fantasma che vi dimora a distanza di quasi quattro secoli.

Si tratta del fantasma di Livia Sforza Cesarini (1646-1711), figlia di Giuliano Cesarini e Margherita Savelli. La protagonista fu costretta per volere della famiglia a entrare in un convento romano assieme ad altre cinque sorelle, dal momento che non era lei la prescelta a ereditare l’ingente patrimonio dei Cesarini, ma sua sorella Clelia.

Infatti dopo la morte di Giuliano Cesarini, il fratello Filippo, chierico della Camera Apostolica aveva preso il titolo ducale del padre di Livia e secondo i suoi piani il patrimonio era destinato alla sorella minore Clelia, già promessa al principe Sonnino, Filippo Colonna. Né lo zio, né tantomeno la prestigiosa famiglia Colonna avrebbero mai permesso di disperdere la dote di Clelia permettendo anche a Livia di sposarsi.

Ma Donna Livia non si piegò a queste prepotenze materialistiche e antiquate, quindi con un atto di coraggio un giorno fuggì dal convento e successivamente realizzò il suo sogno, ovvero quello di sposarsi con Federico Sforza dei Duchi di Segni. Dal loro matrimonio ebbe origine il ramo degli Sforza Cesarini; le battaglie legali tra le due sorelle Cesarini si trascinarono per anni, ma nel frattempo Livia e Federico si trasferirono a vivere nella dimora di Genzano.

Diversamente da altri personaggi più o meno noti, la nobildonna non venne uccisa, come accade in molte leggende di fantasmi, ma di fenomeni paranormali nel Palazzo se ne parlava già nell’Ottocento. In particolare, sembra che si avverta la presenza di una donna dai lunghi capelli neri che si aggira nei meandri dello storico edificio e secondo un gruppo di studiosi di fenomeni paranormali che si radunò nel Palazzo nel 1995, anche degli “strani episodi” come delle luci che si accendevano malgrado non ci fossero allacci elettrici attivi, porte e finestre che sbattevano anche in assenza di vento e pendoli che ruotavano vorticosamente in senso antiorario.vivace11 22 ilmamilio

Protagonista di questo “inquietante scenario”, fu il politico, scrittore e patriota Massimo Taparelli D’Azeglio, il quale soggiornò a Rocca di Papa nel 1821, in un edificio storico situato in corso della Costituente. Lo scrittore narrò del suo lungo soggiorno nella bella cittadina dei Castelli Romani nell’opera I miei ricordi, pubblicata postuma nel 1867.

LEGGI VICENDE - Massimo D'Azeglio e Rocca di Papa: breve storia di un amore d'epoca Romantica

Ed è proprio ne I miei ricordi che D’Azeglio racconta con un tono umoristico che percorre molte pagine del libro, l’incontro con le “strane presenze” nello storico Palazzo di Genzano, come riportato dalla scrittrice Maria Pia Santangeli, nel libro Streghe, spiriti e folletti. L’immaginario popolare ai Castelli Romani e non solo, Ed. Edilazio, Roma, 2013.colline nuoto6 ilmamilio

Il soggiorno di D'Azeglio a Genzano ebbe luogo nel 1826. La giovane aiutante del custode del Palazzo lo ammonì del fatto che avrebbe potuto fare un “incontro singolare" con il fantasma della nobildonna e forse anche altri spiriti, nel momento in cui il celebre scrittore manifestò la volontà di trascorrere la notte in una delle stanze “apparentemente” disabitate. Ma D’Azeglio non si curò minimamente delle sue parole e si recò con un fare impavido in una di quelle stanze, dove si mise tranquillamente a riposare. Ma nel cuore della notte venne destato da alcuni rumori, come viene ben riportato ne I miei ricordi:

[...] Ma il mio sonno fu breve. La quiete profonda della notte fa sembrare maggiori tutti i rumori, come ognuno può aver provato. Il castello, quando mi risentii, pareva abitato a tutti i piani ed in tutte le camere; era un andare e venire generale: sul palcoscenico pareva in corso la rappresentazione. Mi sentivo poi sventolare non so che vicino al viso, che passava, ripassava, girava per aria: una pagnottella, che avevo portato con me per la mia colazione del domani la sentii muoversi, cadere per terra dal tavolino dove l’avevo deposta, e poi seguitare il suo viaggio sul pavimento… Mi alzai a sedere sul letto e tesi l’orecchio dicendo tra me: “Che diavolo succede!” e, pensando che un cervello disposto a vedere ombre e apparizioni avrebbe penato poco in quel tramenìo a vedersi alle coste tutte le anime degli Sforza, da Giacomo Attendolo a Ludovico il Moro.judo frascati ilmamilio

Malgrado ciò, Massimo D’Azeglio non ebbe la benché minima paura e presto scoprì che le “strane presenze” paventate dalla guardiana non erano altro che dei topi e dei pipistrelli che si aggiravano liberamente nelle vecchie stanze del Palazzo.

Prosegue poi il racconto asserendo che dei topi riuscì a liberarsi, mentre invece i pipistrelli che gli svolazzavano accanto al viso erano degli animali alquanto innocui e non gli recarono alcun fastidio.

D’altronde il fil rouge che separa la realtà dalla suggestione può essere molto labile, o forse a distanza di quasi quattro secoli la leggenda del fantasma di Livia Sforza Cesarini divenuta l’emblema della donna coraggiosa e anticonformista, nonché di altri spiriti, continuano ancora ad affascinare.

di Flavia Santangelimercatini frascati ilmamilio

LA MEDAGLIA

La medaglia pubblicata in alto fu realizzata probabilmente nel 1866 per ricordare Massimo Taparelli marchese d'Azeglio (1798-1866) politico, pittore, scrittore e patriota. D'Azeglio, personaggio molto conosciuto ed al quale sono ancora oggi intitolate strade e piazze in tutta Italia, fu primo ministro del Regno dei Sardegna dal 1849 al 1852.

Strenuo sostenitore di una Italia confederale, e dunque unita sotto una stessa bandiera, a pieno diritto viene considerato uno dei padri della Patria.

medaglia dazeglio retro ilmamilio

Nonostante la fama, non sono molte le medaglie a lui dedicate: se ne conoscono non più di 3. Esiste un francobollo a lui indirettamente dedicato nel 2010.

La medaglia in oggetto, in bronzo, ha un diametro di 51 millimetri per un peso di 80 grammi. D'Azeglio è rivolto verso sinistra.

freeTime1 ilmamilio