Peste suina: possibili “zone rosse” per cinghiali e maiali anche ai Castelli romani dopo l’ordinanza della Regione?

Pubblicato: Lunedì, 09 Maggio 2022 - Federico Smacchi

FRASCATI (attualità) – Il virus non è trasmissibile all'uomo, ma infetta gli animali e può mettere a rischio la produttività del settore agricolo e zootecnico con gravi ripercussioni sull’export e sull’attività delle aziende. A Roma vietati pic nic ed eventi nelle zone interessate

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Una zona infetta provvisoria e una zona d’attenzione. Così la Regione Lazio in un’ordinanza datata 6 maggio 2022 ha denominato le aree della capitale soggette alla diffusione della peste suina africana, un virus che colpisce cinghiali e maiali e per il quale non esistono cure.

Le “zone rosse” riguardano l’intero quadrante nord ovest di Roma, dove sono stati chiusi diversi parchi con il divieto di fare pic nic o eventi di qualsiasi tipo, vietando ovviamente di dare da mangiare ai cinghiali precludendogli anche l’accesso ai secchioni della spazzatura con apposite recensioni. Non solo: è stato anche richiesto ad AMA di recintare i cassonetti stradali.

Ma quali pericoli ci sono per l’uomo?

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Se la buona notizia è che il virus non è trasmissibile agli esseri umani, la cattiva è che la sua diffusione può creare gravi problemi socio-economici. È noto infatti che la malattia arrivata dall’Africa sub-sahariana può compromettere gravemente l’attività delle aziende agricole e suinicole, creando una moria di capi di bestiame, bloccando l’export di animali vivi ma anche di prodotti alimentari, che possono contenere il virus per lungo tempo contribuendo attraverso gli scarti ad aumentarne la diffusione. Un problema che può mandare in crisi un intero settore.

Se a Roma il problema della presenza di cinghiali selvatici in città – i primi a contrarre e successivamente a diffondere il virus anche negli allevamenti – è cosa ben nota, ai Castelli Romani la situazione è altrettanto complicata.

A Frascati è stata recentemente riattivata un’ordinanza che vieta di dare cibo o lasciare sacchetti dell’umido alla portata degli animali, e appena un anno fa il Comune fu costretto a pagare una società specializzata della Toscana per catturare e portare in una tenuta della Maremma i troppi esemplari che avevano letteralmente invaso la città anche a ridosso delle scuole.

Nei mesi scorsi sono stai oltre 40 i cinghiali catturati tra Villa Sciarra e la zona dell'Ombrellino.

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Ora gli avvistamenti sono tornati ad affollare i gruppi social, dividendo nuovamente i cittadini tra chi li vorrebbe addirittura eliminare e chi invece vede come una cosa normale la presenza di animali selvatici sul territorio. Sta di fatto che la città tuscolana deve fare attenzione, e visti i recenti sviluppi nella vicina Roma è sicuramente tra le città candidate ai Castelli romani a dover correre ai ripari in caso venisse registrato anche solo un caso di peste suina africana.

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Altra zona è quella del Lago Albano, sulle cui rive, da sempre, vivono gruppi di cinghiali che spesso hanno perfino attaccato persone e animali domestici. Ma questo discorso vale per tutti i comuni dei Castelli romani che si affacciano nei boschi del Parco regionale, dal Tuscolo fino ai Pratoni del Vivaro, dove ampie comunità di cinghiali selvatici proliferano e vivono da moltissimi anni.

Specie che sono tutt’altro che autoctone, come sottolineato dallo stesso Parco regionale, ma frutto di un’immissione indiscriminata e incurante delle normative iniziata dagli anni ’50.free time aperti2 ilmamilio

Se prima il problema riguardava “semplicemente” l’arrivo di cinghiali selvatici nelle aree urbane, con tutti i rischi connessi al fenomeno, ora la questione rischia di allargarsi anche al tessuto imprenditoriale e alle attività del territorio. La domanda è se le amministrazioni comunali, insieme all’Asl competente e all’ente Parco prenderanno provvedimenti preventivi per evitare che la situazione sfugga di mano.

L’ordinanza regionale ha già obbligato, ma solo nelle zone delimitate, di aggiornare le banche dati degli allevamenti di suini e di porre in essere stringenti controlli per evitare una crisi di settore. I Castelli romani agiranno per tempo o aspetteranno quello sembra, con molte probabilità, inevitabile?

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