Un trentennio di elezioni Amministrative a Frascati

Pubblicato: Sabato, 18 Settembre 2021 - redazione politica

FRASCATI (politica) - Una interessante cavalcata nelle ultime tornate elettorali in vista dell'ormai imminente voto del 3 e 4 ottobre 2021

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di Valentino Marcon

Il diritto di voto in Italia è sancito dall’art. 48 della Costituzione che lo definisce come dovere civico. E fino al 1993 chi non si fosse recato alle urne per le elezioni politiche - se non per gravi e validi motivi da certificare - poteva subire sanzioni giuridiche. Anche per questo, fino a quell’anno l’afflusso alle urne sfiorava o superava il 90% degli elettori. In quanto alle elezioni amministrative che coinvolgevano di più i cittadini, ciascun partito era supportato da una sola lista a sostegno del proprio candidato sindaco (in genere capolista, ma poi le trattative dopo le elezioni portavano comunque ad un condiviso compromesso sulla carica del sindaco). Ciascuna lista era composta di 30 persone (il massimo dei consiglieri da eleggere in Comune). E’ ovvio che nessuna lista raggiungeva la maggioranza assoluta per eleggere la totalità dei suoi candidati, e tuttavia proporzionalmente si aveva una situazione più chiara, tra maggioranza e opposizione.

 

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Detto questo, dopo la legge di riforma elettorale (1993) che prevedeva le coalizioni, l’elezione diretta del sindaco e due turni per i Comuni sopra i 15.000 abitanti, nel 1995, - ormai non più considerato dal suo elettorato l’uscente sindaco Eroli anche per certe sue interviste inopportune - si presentarono a chiedere il favore dei cittadini (con una affluenza alle urne dell’88,18%!), cinque candidati alla poltrona di sindaco: Enrico Molinari, Giuliana Ricottini, Riccardo Agrusti, Bernardo Iodice e ancora Roberto Eroli).

I due candidati che al primo turno riscossero più voti furono la Ricottini (5.295, 37,13%) e Molinari (5.011 col 35,14 %). Nell’imminenza del ballottaggio si dava per scontata la vittoria della Ricottini (così pensavano anche alcuni cronisti dell’epoca, se si fa eccezione di un articolo su ‘Avvenire/Lazio7’ del 30 aprile 1995), tenendo conto del vantaggio avuto dalla candidata al primo turno. Sarebbe stata la prima vittoria della destra (o centrodestra) alle amministrative di Frascati. Ma così non fu, perché al ballottaggio Molinari vinse con 7.539 voti, il 56,30%; mentre l’altra concorrente si fermò a 5.851, (il 43,70%).

 

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Nel 1999 le elezioni videro un’affluenza alle urne dell’81,05% di votanti. Ancora 5 furono gli aspiranti a sindaco (Francesco Paolo Posa, Angelo Chiolle, Enrico Molinari, Sergio Sbaraglia, Francesco Proietti Timperi). Al ballottaggio andarono Chiolle (4.431 voti, 30,65%) e Posa (4.042, 33,60%), mentre Molinari rimase fermo a 4.009 voti col 30,40%).

Il ballottaggio premiò Posa con il 58,92% (6.007 voti) su Chiolle (4.188, 41,08%) che ebbe anche un calo rispetto al primo turno! Era la seconda volta che un candidato-sindaco di destra (o centrodestra) riusciva comunque a raggiungere un certo risultato, ma anche la conferma che a Frascati la destra o centrodestra non ha mai riscosso maggioranze di sorta.

Alle amministrative del 2004 con 14.080 votanti (l’82,78%), a Frascati furono in 4 a presentare la candidatura a sindaco (ancora Franco Posa, Mario Gori, Bernardo Iodice, Giacomo Cristofanelli). Posa, esponente DS (già PCI), vinse al primo turno col 74,8% dei voti (10.078), mentre gli altri candidati si fermarono su minime percentuali, dal 9 al 7%. Era però il tempo in cui il centro-sinistra, ancora ricompattandosi nell’area dell’Ulivo si era presentato alle Europee (‘Uniti nell’Ulivo’), ottenendo il 31% dei consensi, e Romano Prodi era presidente della Commissione Europea. Nel 2004 nasceva anche la STS, come Società a capitale misto, divenendo poco dopo Società partecipata al 100% dal Comune di Frascati.

 

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   Dopo il ‘decennio’ di Posa sindaco di Frascati (1999-2009), le polemiche interne al PD e le cosiddette ‘primarie’ più o meno camuffate, nel 2009 si recarono alle urne il 79,7% degli elettori aventi diritto (in totale dovevano essere 17.140), per scegliere tra 5 candidati-sindaco (Di Tommaso, Conte, Adotti, Alessandro D’Orazio, Domenico Serafini). Al primo turno col 50,3% (6.612 voti), riportò subito la vittoria Stefano Di Tommaso, esponente del PD, appoggiato da altre 4 liste. Le schede nulle e bianche furono oltre 600. Nel 2012 intanto Mastrosanti lascerà la presidenza dell’STS e al suo posto il sindaco nomina l’assessore al bilancio Damiano Morelli.

 Nel 2014 gli aventi diritto al voto furono 17.655, ma si recarono alle urne in 12.830, con una percentuale di affluenza già scesa al 72,69%. Ben 8 furono i candidati a sindaco: Mastrosanti, Spalletta, Adotti, Dessì, Fiasco, Rossetti, Baccani, Polli! Nessuno fu eletto al primo turno, e al ballottaggio (l’affluenza era però scesa al 45,13%), la spuntò Alessandro Spalletta col 50,99% dei voti, prevalendo su Mastrosanti (49,01%). I due al primo turno avevano avuto il 28,23% (Mastrosanti) sostenuto da 5 liste ‘civiche’, e il 27,49% Spalletta (sostenuto dal PD e altre 4 liste).

 

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Al ballottaggio si presentarono solo 8.565 votanti. In questa tornata il consigliere regionale Astorre gestì l’ascesa di Spalletta presentandolo come ‘renziano’, sulla scia dell’ampio consenso ottenuto da Renzi al Governo. Ma il PD a Frascati prese solo 1915 voti. La sindacatura di Spalletta (vice sindaco F. Sbardella) oggetto di diverse contraddizioni nella stessa maggioranza in Comune, crollò proprio col voltafaccia della sua maggioranza e il passaggio all’opposizione di alcuni suoi membri. Il ‘cambio di casacca’ era già un costume affermato! Sicché il risultato fu l’arrivo di un commissario prefettizio la cui gestione amministrativa ‘ordinaria’ non fu proprio brillante.

Intanto, prima che l’amministrazione crollasse, era stata approvata in Consiglio Comunale la delibera che trasformava la municipalizzata STS Multiservizi, in Azienda Speciale del Comune di Frascati (con 87 dipendenti), che in precedenza aveva incorporato anche i dipendenti della disciolta GAIA per la manutenzione del verde. Col 2015 l’Azienda viene posta in liquidazione (e se ne dichiarerà il fallimento nel 2019).

   Nel 2017 si presentarono 5 candidati sindaco (Pagnozzi, Mastrosanti, Santoro, Spalletta, Fiasco). Al primo turno si recò alle urne il 59,77% degli aventi diritto. Pagnozzi ebbe il 35,94% dei voti mentre Mastrosanti ottenne il 30,85%. Al ballottaggio votò solo il 45,16% degli aventi diritto e Mastrosanti (con 4.240 voti) ottenne il 53,6% dei voti, l’avversario Pagnozzi (3.667 voti) ottenne il 46,4%. (il PD - supervisionato dal senatore Astorre - raccoglieva a Frascati solo 1201 voti, e il partito cercò di ‘risolvere’ la crisi col cambio dei segretari).

 

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Nonostante l’aggravarsi del deficit, la dichiarazione di fallimento dell’STS (2019), ancora qualcuno sbandierava Frascati come ‘comune virtuoso’! L’altalenante ‘quadriennio’ di Mastrosanti, bersaglio di diversi tiri incrociati dalla stessa sua maggioranza e il travagliato andamento della gestione ordinaria dell’amministrazione, l’utopico mancato risanamento di bilancio, con l’aggiunta del rafforzamento del metodo ‘cambio-casacca’, portò alle dimissioni del sindaco, sfiduciato dalla sua stessa ‘maggioranza’ (2021). Così è arrivato un altro commissario prefettizio, anzi commissaria, che comunque ha gestito solo per quattro mesi l’amministrazione comunale, dal momento che la scadenza elettorale è stata anticipata.

Ed eccoci al finale - provvisorio - della farsa (o del dramma secondo come si preferisce). Quest’anno, 2021, le candidature a sindaco sono quattro, tra cui tre donne. Ma l’incertezza e la sfiducia degli elettori regna ancor più sovrana e quello che solo si può prevedere sarà un forte astensionismo.

Del resto i candidati sono supportati da una pletora di liste di appoggio, che fa aumentare la confusione in quanto questi ‘supporti’ non rappresentano particolari espressioni della società civile (per intenderci, una volta almeno c’erano le ‘correnti’ dentro un partito o i Coltivatori Diretti o le liste dei Commercianti che, sia pur in senso ‘corporativo’, tuttavia si può dire che rappresentassero ed identificassero qualche interesse e proposta ben individuabile anche se certamente non sempre condivisibile) mentre oggi la realtà è quella non solo di pseudo-programmi dejà vu, ma di un guazzabuglio generale dove non si capisce quali idee comuni veramente fondino tutte queste liste più o meno ‘civiche’, anche perché non è il numero di liste di appoggio al candidato a fare la differenza, ma solo l’assenso dei cittadini e su un progetto comprensibile, lineare e supportato da risorse certe, che quest’anno non si riesce proprio ad intravvedere al di là degli slogan da… Mulino Bianco o da caffè Splendid, o, peggio ancora, nella strumentalizzazione di storici tragici avvenimenti.

E meno male che quest’anno il discorso commemorativo per l’8 settembre, sobrio e senza retorica, lo ha tenuto la commissaria Moscarella, almeno si è evitato di ascoltare i soliti asfissianti panegirici autoesaltanti di tanti sindaci precedenti, anche se è rimasta la distribuzione di ‘medaglieria’ a pioggia. Ora, se era scontato che alla commemorazione fossero presenti i 4 candidati sindaci, qualcuno poteva aspettarsi anche la presenza degli oltre 300 candidati delle liste in competizione, invece la partecipazione alla cerimonia è stata complessivamente addirittura meno numerosa degli anni scorsi! Eppure tutto l’esercito dei candidati e aspiranti consiglieri dice di avere a cuore Frascati!

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     Con le imminenti elezioni Amministrative, oltre al fattore molto problematico del risanamento del bilancio, alle prospettive alquanto incerte sulle soluzioni da portare alla improcrastinabile esigenza di ‘vivibilità’ dei cittadini, al silenzio sui piani regolatori e sulle sinergie con gli altri Comuni nella Città metropolitana, alle sconosciute capacità e competenze politiche dei vari ‘supporters’ (sperando che chi lavora - perché ce ne sono tanti che non lo fanno - abbia almeno quelle professionali!), non si presenta certo un roseo avvenire per i cittadini. Tra l’altro, una non peregrina ipotesi è quella che - pur con pochi voti - delle due coalizioni che (presume) maggiori, andranno al ballottaggio, l’una delle due farà di tutto per prevalere e pertanto ‘corteggerà’ la parte più votata ma comunque perdente della destra, magari offrendo - con la regia del solito manovratore - un assessorato o un posto di prima fila in qualche Ente alla candidata sindaca perdente e qualche altro posticino a latere.

Mentre quelli che un tempo furono ‘cinquestelle’, in parte torneranno alle vecchie abitudini, ma è più probabile che si asterranno. E’ fantapolitica? No, probabilmente questi giochi sotterranei sono già in corso! E nei prossimi giorni assisteremo ad una lotta senza quartiere dove accuse, controaccuse e colpi bassi si sprecheranno, nel mentre buona parte dei contendenti continuerà a far finta di non ricordare che negli anni addietro sedeva in qualche maggioranza nel consiglio comunale e in altri Enti col debito che cresceva!

 

 

Ma come si è potuto notare da questo excursus ‘storico’, la disaffezione del popolo alla politica, già alta negli anni passati, si è accentuata e non solo nelle elezioni. A Frascati è abbastanza evidente che non c’è più una comunità consolidata e coesa, ma una frammentarietà che va dai microscopici, ristretti e individualistici interessi, ai grandi ed egoistici appetiti di categorie più garantite, da certe associazioni ‘culturali’ fine a se stesse e ad uso funzionale per il rispettivo fondatore-presidente, fino alla incapacità (e forse anche alla impossibilità) di gestire una amministrazione che proprio a causa dei molteplici appetiti è spesso bloccata in uno stallo senza vie d’uscita. Tale frammentazione appare anche dalla pletora di liste che sarebbero di supporto alle candidature. E’ evidente che i fili che dovrebbero intrecciarsi per l’ordito non riescano a formare il tessuto connettivo per un abito che risulta poi sfilacciato e infine strappato. La soluzione per una politica effettivamente indirizzata al bene comune non è certamente dietro l’angolo. Perché il lavoro da fare è sostanzialmente culturale, ricostruendo idee e pensiero e avendo un afflato universale (oltre che ecologico).

E’ più che provato quello che il Censis pochi anni fa definiva come ‘rancore sociale’ con un immaginario collettivo regressivo, chiuso, con una società resa incerta, impaurita e, pertanto, condannata a non crescere. L’individualismo è ritornato sotto le forme del populismo e del sovranismo (e per fortuna che c’è stata l’Europa in questo ultimo anno a ‘salvare’ l’Italia, si pensi al ruolo della presidente della commissione europea Von der Leyen, e di Merkel, Mattarella, Draghi e all’ultima intervista di p. Bartolomeo Sorge).

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     Oggi, da noi, dovrebbe essere chiaro e urgente che solo una ‘nuova’ ripresa delle ‘agenzie educative’ potrebbe aiutare a ricostruire una solidarietà comune, tenendo conto dei piccoli passi ma anche della pazienza, fatica, costanza e lungimiranza dei tempi per le proposte formative. Ma quali sono queste ‘agenzie’? Dando per scontata (ma non tanto) la famiglia, anzitutto la scuola (che deve sostenere storia - anche locale -, educazione civica e anche l’abolita geografia!), le associazioni e i gruppi culturali (ma quelli veri e non i supporters dei politici di professione o i richiedenti sussidi per iniziative pseudo-culturali...autogratificanti), gli stessi partiti (che però siano costituzionalmente e statutariamente ‘aperti’ e dialoganti e non conventicole allineate ed osannanti ad un leader di turno o a un collettore di voti clientelari), la stessa chiesa locale - ma ‘conciliare’ e non clericale - che deve considerare e valutare seriamente la formazione di un laicato adulto e protagonista (e un associazionismo non bigotto e ossequiente), senza chiudersi nei formalismi dogmatici o legarsi a integralismi di fasulla e strumentale etichetta ‘cattolica’; infine occorre il sostegno a tutti quei servizi solidali che sono messi in atto da chi, vivendo tra e con la gente, ne ascolta le vere necessità popolari.

Se l’8 settembre di ogni anno si ricordano i dolorosi eventi del ‘43, si dovrebbe pure ricordare che da quel giorno si cominciò a ricostruire Frascati rimuovendo non solo le macerie di allora, ma anche lavorando per una ricostruzione morale. Non è che in questi anni si è ricostruito ed ‘edificato’ (fin troppo!), mentre si è bloccata da tempo la ricostruzione etica e solidale!?


Commenti  

# Marcello 2021-09-18 17:15
Gira e rigira tutto cambia perché nulla cambierà veramente. I nomi in trent'anni sono sempre gli stessi. Famiglie che per vocazione costruiscono casate e principati comunali. Il dissesto finanziario nasce da qui e non vedo proprio come e chi tra costoro potrà ridare dignità a Frascati. Buona serata. Marcello
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