La morte di Desirèe, la dignità delle donne e la macchina mediatica che sta già virando altrove

Pubblicato: Mercoledì, 24 Ottobre 2018 - FABRIZIO GIUSTI

ROMA (attualità) – Le indagini in corso. E’ caccia al branco che sarebbe autore del terribile omicidio

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Un genitore non dovrebbe mai sopravvivere ai propri figli. E’ un dolore troppo grande da spiegare. Peggio ancora è quando un genitore è costretto a dover leggere su ogni pagina di giornale delle parole terribili: “Violentata e uccisa”.

La vita di Desirée Mariottini, 16 anni, è stata trascinata via dalla corrente dei mostri di cui ogni giorno sentiamo parlare. Un’altra ragazza ingoiata dalla scia di morte e violenza che in questo 2018 prosegue ininterrotta. Sul corpo della ragazza si sarebbero accaniti in tre o quattro. Le indagini sono ancora in corso. Dalle indiscrezioni si sa solo che sul cadavere sono state rinvenute tracce di stupefacente e segni di un rapporto sessuale.

Le prossime ore saranno decisive per capire cosa è accaduto nel maledetto stabile occupato di San Lorenzo, a Roma, nella notte tra venerdì e sabato. Un testimone, un ragazzo senegalese, ha raccontato che la giovane è stata “drogata e violentata".

La testimonianza è vagliata in queste ore anche dai magistrati della Procura di Roma del pool reati sessuali che procedono per omicidio e stupro.

Desiree viveva a Cisterna di Latina. Sul luogo del suo omicidio c’è una scritta rossa su un cancello bianco: "Giustizia. San Lorenzo non ti dimentica". E mentre il fatto di cronaca inizia a lasciare spazio alla solita disputa politica sulla sicurezza, mentre San Lorenzo si divide davanti alla visita del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, ecco che la furia mediatica di queste ore rischia di diventare un’altra cosa rispetto a ciò che è il dramma. Un dramma reale, feroce e ingiusto. Con il passare dei giorni, così come accaduto per altre vittime che hanno avuto una sorte simile a Desirèe, l’avvitamento della ribalta finirà per piovere esclusivamente sulle indagini o sulla polemica sullo stato di Roma e sul suo degrado. Assisteremo probabilmente alla corsa per scoprire le generalità del branco, le frequentazioni della giovane, le sue abitudini. Sui social e in Tv leggeremo, vedremo e ascolteremo solo questo, nonché le solite lezioni di morale, sulla crisi degli adolescenti di oggi e altri dibattiti simili. E’ successo altre volte.

Le donne che hanno subito la peggiore violazione che possano conoscere gradualmente spariscono dai dibattiti, il loro nome viene persino dimenticato. Oppure, peggio ancora, diventano le vittime-simbolo di uno schieramento o dell’altro. Il loro corpo - ucciso, martoriato o violentato - è la prima cosa che lentamente viene rimossa. Più importante diventa la guerra delle opinioni. Si attenua così la rilevanza della tremenda solitudine di chi prova la disgrazia personale, spesso strumentalizzata dentro una partita di attacchi e risposte.

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La nostra società è diventata una corsa di macchinine a scontro. Sui social già in queste ore le squadre si sono schierate, spesso incapaci di innalzare il valore del silenzio e del rispetto. Il dolore dell’altro, accantonato in un angolo della stanza, ha invece - proprio ora - il diritto di essere considerato come la forma più alta di umanità.

Di Desirèe dobbiamo raccontare e ricordare che aveva solo 16 anni. Troppo pochi per morire. Troppo pochi per morire così. In un'agghiacciante storia di orrore senza fine. Un orrore che abbiamo già sentito,visto e ascoltato e che non deve accadere mai più.