Rocca di Papa e la politica della "prima pietra": a scagliarla è rimasto solo lo scemo del villaggio

Pubblicato: Martedì, 16 Ottobre 2018 - redazione politica

boccia zingaretti 3ROCCA DI PAPA (politica) - La città dei tradimenti e dei voltafaccia non si smentisce. Ma il fronte di chi "medita vendetta" è ormai gonfio e pronto alla battaglia. Basta non giurarsi reciproca fedeltà

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L'ultima eredità del "crestinismo" è una scena talmente spaccata e trasversale nella quale, oggi come oggi, la mossa più saggia sarebbe quella di alzare i tacchi e voltarsi dall'altra parte.

La politica a Rocca di Papa resta affare talmente liquido che quel che vale oggi, non è più valido domattina e dove gli equilibri che saranno raggiunti domattina saranno traditi e puntualmente sputtanati nel giro di 12, massimo 24 ore.

A proposito di ore, gira sui social - perché sui social ufficiali pubblicata e rimbalzata - la foto di Pasquale Boccia, ex sindaco ex Pd ex Articolo 1 (2, 3, 4...) e forse oggi ancora Pd che riceve un buffetto con sorriso da parte del presidente della Regione Lazio nonché candidato di punta alla carica di segretario nazionale del Partito democratico Nicola Zingaretti. Un Boccia che reagisce con uno sguardo cucciolo al candidato che, aderendo insieme a Daniele Ognibene al progetto Piazza Grande (LEGGI), ha deciso di sostenere per la segreteria nazionale dem.

carne fresca

A Rocca di Papa la politica è talmente affare per stomaci pelosi che può essere vero tutto ed il suo contrario nel breve voltarsi le spalle. E così una scena politica dove non si scorgono vergini né tantomeno scienziati se non tanti comprimari in cerca di autore (leggasi capobastone), resta talmente specifica e politicamente lurida che addirittura i capibastone in genere se ne guardano bene dal mettere il naso nella gestione delle dinamiche interne roccheggiane.

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Eppure di vergini sembra essersi riempito il parco in queste settimane in cui tra chi si straccia le vesti vantando chissà quale investitura e primogenitura, chi tenta l'ennesimo volo pindarico (e a Rocca di Papa siamo al professionismo, soprattutto in ambienti di fiancheggiamento alla politica fatta in politichese), chi pensa di riciclarsi affogandosi sotto sigle, comitati, gruppi social o altro, ci sarebbe solo da piangere. Anche se c'è chi continua a prenderla a ridere.

Uno di questi che se la ride è proprio il sindaco Crestini - il protagonista, spesso suo nolente, del citato "crestinismo" (attenzione a non dimenticare qualche 's') - che, lui primo a sdoganare nella sua maggioranza di pongo il Pd, è sempre convinto di saperne una più degli avversari ma che strada facendo ha perso proprio quelli che tanto in alto hanno saputo portarlo nel 2016.

Da quel Bruno Petrolati ora tornato strategicamente nell'ombra, all'ex assessore Vincenzo Rossetti col quale è riuscito a spezzare un rapporto pluriennale, a tutti gli "ex" (mettici anche il leghista anziforseno presidente del Consiglio comunale Massimiliano Calcagni) che oggi, per lo più raggruppati in un'unica agorà che si muove sottotraccia e che, Rossetti a parte, sembra raggruppare tutti i soggetti fin qui citati, medita vendetta, amarissima vendetta.

Il problema, uno dei tanti, restano i fiancheggiatori. Perché in una scena imbastardita tra le più bastarde è evidente che se c'è da fidarsi poco pochissimo di quelli che sono i protagonisti politici della questione, ancor meno bisogna fidarsi di quelli che si muovono da dietro le quinte, da dietro le colonne.

A questi bisogna prestare grande attenzione, perché puristi tra i purtisti più illibati, ben presto caleranno del tutto la maschera allorquando il "crestinismo" sarà davvero prossimo al tramonto (ci siamo quasi) e sarà necessario cercare un erede. Che magari abbia anche l'ardire di pensare alla città!

A quel punto, ma solo allora, si capirà bene a chi è rimasta in mano la prima pietra da scagliare. I puri tra più puri. Vale a dire, lo scemo del villaggio.

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