E’ morto Guido Ceronetti. Fondò il ‘Teatro dei Sensibili’ ad Albano Laziale. Un ‘fuori schema’ di grande cultura

Pubblicato: Giovedì, 13 Settembre 2018 - Fabrizio Giusti

ITALIA (attualità) – Si è spento a 91 anni a Cetona

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Guido Ceronetti si è spento a 91 anni. Un’intelligenza scomoda e lucida, rimasta tale fino all’ultimo. Ha sondato nella sua vita un campo vastissimo di letteratura e tensione intellettuale che andava dal latino all’ebraico, dal giornalismo alla filosofia, fino alla saggistica, il teatro, la poesia. È morto a Cetona, in provincia di Siena. Era nato nel 1927 a Torino. Autore di oltre 60 volumi in prosa e in poesia, ha tradotto in versi italiani i testi del Vecchio Testamento, poesia latina e greca, poeti moderni.

Nel 1970 ha fondato, con la moglie Erica Tedeschi, nel tinello di un appartamento di Albano Laziale, il 'Teatro dei Sensibili'. Diventò pubblico a partire dal 1985. Nella sua abitazione castellana operò fino al 1981. Il teatro ‘ceronettiano’ si caratterizzò nel panorama italiano per l'uso delle marionette ideofore, cui l'attore infondeva il movimento attraverso sottili fili e voce. "Dare gioia è un mestiere duro" era il motto dei Sensibili. Tra i numerosi frequentatori, Piovene, Montale, Fellini, Bompiani. E tanti altri.

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All’inizio degli anni novanta diventò suonatore ambulante di organo di Barberia, artista e mimo di strada. Tra le varie edizioni di opera poetica spiccano la raccolta ‘La distanza’. Poesie 1946- 1996 (Rizzoli) e, sotto lo pseudonimo di Mehmet Gayuk, Il Gineceo (Adelphi). Ha pubblicato diversi volumi di saggi, tra cui: Difesa della luna, Il silenzio del corpo, Un viaggio in Italia, La pazienza dell’arrostito, Cara incertezza, Centoventuno pensieri del Filosofo Ignoto, con dodici disegni dell'autore. Fu un convinto sostenitore del vegetarianesimo e di uno stile di vita appartato.

Il suo ultimo libro è la raccolta di poesie Messia, pubblicata da Adelphi.

 
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Ha messo sempre la centralità della natura dentro la sua intelligenza. Ha tradotto Marziale, Catullo, Giovenale, Orazio. A tal proposito, pensamdo della sempre minor fortuna dei licei classici, affermò: “È un disastro identitario e quindi politico. Se c'è una differenza tra la classe dirigente del secolo scorso e questa, è che l'altra aveva una base di latino. Questa non ha niente e perciò ha le chiappe scoperte. Se non hai come base il latino, quel che dici in italiano difficilmente contiene verità. Alla domanda "a cosa serve il latino?", posso rispondere che serve a distinguere un uomo che ha studiato il latino da uno che non ne sa niente. Latino è il vero padre della patria. Purtroppo essendo destinato - anche per colpa gravissima della Chiesa che lo ha cancellato dai riti- a sparire del tutto, siamo in piena tragedia identitaria”. Si è occupato di cultura ebraica, dei Salmi, del Qohèlet, del Cantico dei Cantici, del Libro di Giobbe e il Libro di Isaia. Ha introdotto in Italia E.M. Cioran, ha amato Celine. Negli anni '90 alcuni suoi articoli sull'immigrazione e il Meridione, pubblicati sul quotidiano La Stampa, furono molto criticati dagli intellettuali italiani. Scalpote suscitò un suo intervento a difesa del capitano delle SS Erich Priebke, condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. 

Per conoscerlo un poco è possibile ascoltarlo nelle sue interviste impossibili, dialoghi immaginari tra un intellettuale contemporaneo e un personaggio storico. Partecipò alla Resistenza. Nel 2017 gli era stato dedicato il documentario "Il filosofo ignoto".

 
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