Ciampino: AAA futuro cercasi per il campo nomadi della Barbuta. Anche i rom si lamentano per i roghi

Pubblicato: Giovedì, 02 Agosto 2018 - Silvia Martone

CIAMPINO (attualità) - Tra il fallimento del metodo dei rimpatri del Camping River di Roma Nord e il tempo che scorre i rifiuti tossici continuano a bruciare

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A pochi giorni dal proclama della sindaca di Roma Virginia Raggi di sgomberare i campi rom della Capitale e di mettere fine al dramma dei roghi tossici, qual è la situazione attuale?

La sindaca capitolina infatti, sfruttando l’ondata del rigore salviniano, avrebbe dichiarato di voler risolvere definitivamente la questione campi rom, partendo dal River di Roma Nord fino ad arrivare alla Monachina e alla Barbuta, alle porte di Ciampino.

Senz’altro i roghi tossici che da oltre un mese affliggono le popolazioni limitrofe, ma anche quelle interne al campo rom, hanno dato una spinta verso aperture di questo tipo da parte delle istituzioni. Roghi, è bene ricordarlo, fatti di materiali altamente inquinanti, rifiuti speciali portati nei campi da organizzazioni criminali italiane, come attestato dalle Procure, che organizzano lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti, lucrando sulla salute dei cittadini. Gli stessi residenti nei campi lamentano una situazione di disagio insostenibile per i fumi che sono costretti a respirare e soprattutto chiedono aiuto alle istituzioni, non potendo intervenire direttamente per paura di ritorsione da parte di quei clan che all’interno del campo gestiscono il traffico di rifiuti.

È quanto emerge anche dai gruppi Facebook di Ciampino, dove alcuni abitanti del campo la Barbuta sono intervenuti chiedendo disperatamente aiuto.

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La logica utilizzata per risolvere questa emergenza sanitaria, oltre che per contrastare la criminalità, sembrerebbe essere quella di eliminare il problema alla radice, ovvero chiudere i campi rom. Il modello di superamento pensato per il Camping River di Roma Nord, che sarà probabilmente lo stesso che si attuerà alla Barbuta, non ha dato i risultati sperati per evidente vizio di metodo.

Lo sgombero forzato, senza alcuna reale alternativa, ha costretto famiglie con bambini a dormire per strada, in giacigli di fortuna, in condizioni di degrado con la paura delle madri per i loro figli e con le lacrime dei bambini di fronte alle ruspe che distruggevano quelle che erano per loro casa e rifugio sicuro. La situazione è questa da quasi una settimana e non sapremo come finirà.

Trovare una soluzione abitativa a queste persone è necessario, come è necessario il superamento dei campi rom, sebbene gli alloggi pubblici siano spesso assegnati oggi con criteri al limite della legalità e della moralità, tanto da ospitare addirittura chi ricopre cariche pubbliche importanti… ma questo è un altro tema.

Il Camping River è stato smantellato, le famiglie sfrattate e le organizzazioni criminali, in parte anche italiane, che lucravano vendendo rifiuti in quel campo non faranno più in quei luoghi i propri atti illeciti. Ma continueranno a farli altrove.

doffizi

Sarebbe forse più opportuno cambiare metodo ed intervenire fermando le organizzazioni criminali che basano il loro business sui materiali spesso tossici che portano a bruciare nei campi? Chissà, sarebbe forse troppo risolutivo e metterebbe fine alla caccia al rom tanto in auge in questi tempi oscuri. Troppo facile dare la colpa a chi, sporco e diverso, è già l’anello debole della catena contro cui innescare una guerra tra poveri.