Marino, “Ribaltamenti” di Campegiani primo al Concorso “Città di Pontremoli” e il 4 maggio presentazione alla Società Dante Alighieri

Pubblicato: Lunedì, 30 Aprile 2018 - redazione eventi

Marino (attualità) - Il 4 maggio il riconoscimento

ilmamilio.it - comunicato stampa

L’ultimo libro di Franco Campegiani “Ribaltamenti”, edito da “David and Matthaus”, si è aggiudicato il Premio Speciale Saggistica – Narrativa Edita al Concorso di Letteratura "Città di Pontremoli". Il centro culturale “Il Porticciolo” e la giuria hanno conferito il riconoscimento con voto unanime. “Ribaltamenti”, protagonista di un convegno lo scorso 12 aprile a Trapani presso la Biblioteca Fardelliana, con l'intervento critico di Aldo Gerbino, sarà presentato il prossimo venerdì 4 maggio alle ore 18 presso la Società Dante Alighieri (Galleria del Primaticcio – Palazzo Firenze / Piazza Firenze, 27 – Roma). A fare gli onori di casa sarà Alessandro Masi, che durante la scorsa estate aveva avuto modo di premiare l'opera di Campegiani, in qualità di Presidente di Giuria, al Concorso "Mario Arpea" di Rocca di Mezzo.

Assieme all’autore interverranno Giorgio Linguaglossa, Sabino Caronia. Modererà Pio Cuffarella e le letture saranno affidate a Massimo Chiacchiararelli. Al termine dell’incontro è previsto un artistico brindisi offerto ai presenti con vini di produzione dell’autore.Dell’opera “Ribaltamenti” ha parlato direttamente Franco Campegiani: «L'omologazione ci vuole tutti fabbricati con lo stampo: esseri non creativi, incapaci di pensare in originale, fotocopie l'uno dell'altro. E' la degna conclusione di una cultura millenaria fondata sulla tirannia e sulla codardia dell'essere umano. Sulla sua superbia, da un lato, e dall'altro sulla sua falsa umiltà: l'una in funzione dell'altra. “Ribaltamenti” vuole reagire a questa spocchia e a questo piagnucolio poco dignitosi, recuperando la saggezza e l'auto dominio degli avi, maestri di vera fierezza e di vera umiltà. Il loro motto era “Aiutati che Dio t'aiuta”: una forza d'animo non impostata sulla querula implorazione del divino, ma sull'impegno a porre direttamente in pratica il divino nella propria contingenza e precarietà. Al loro confronto, noi siamo degli zombie. Portiamo la morte sulla terra che loro invece facevano sorridere con sacrifici eroici ed amorevoli cure. L'uomo, a dispetto della sua pochezza, non dovrebbe mai sentirsi abbandonato dal divino, perché ha il divino con sé e non se ne dovrebbe dimenticare. Nei progetti edenici, egli è il custode del Giardino, anziché il suo despota, come è voluto diventare. Fondamentale, allora, ritrovare le vie dell'equilibrio e dell'amore, attraverso un severo processo autocritico che possa renderlo padrone di sé». 

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Commenti  

# michele t. 2018-05-03 21:01
i pioli della nostra scala sono pochi.............fin lassù non ci si arriva..........
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