Un insidioso nemico per la nostra alimentazione: la plastica

Pubblicato: Mercoledì, 11 Aprile 2018 - redazione attualità

plasticaFRASCATI (benessere) - Recenti studi universitari hanno dimostrato che quotidianamente ingeriamo questo pericoloso e silente derivato dal petrolio

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La plastica è ormai un materiale onnipresente che viene utilizzato in qualsiasi ambito della nostra vita: i giocattoli dei bambini sono per lo più in plastica, l’interno delle nostre auto anche, utilizziamo ancora in modo diffuso, anche se sarebbero vietati, i sacchetti di plastica, i cosiddetti shopper, per trasportare qualsiasi tipo di merce.

Tutto viene confezionato nella plastica perché gli imballaggi oggi sono praticamente tutti realizzati con questo derivato del petrolio. I settori più rischiosi sono sicuramente quello della cosmesi e quello alimentare, ma ciò che viene fatto notare prima di tutto è che se le singole sostanze vengono regolamentate ed esistono dei limiti di concentrazione massimi da rispettare e dei limiti di tolleranza per l’organismo umano, non esiste altrettanta attenzione per gli effetti cumulativi di tutti gli additivi che per una via o per l’altra assumiamo ogni giorno.

Il dato allarmante viene confermato dalla ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Pollution e condotta dall'università Heriot-Watt di Edimburgo. Una vera 'indigestione' di plastica giornaliera: sono più di 100 le minuscole particelle di questo materiale che ingoiamo ad ogni pasto. La scoperta, per quanto sorprendente, è avvenuta in modo semplice: gli studiosi hanno posto delle piastre di Petri (i tipici piattini di vetro utilizzati in laboratorio per le colture cellulari in laboratorio) vicino ai piatti nei quali venivano consumati i pasti in tre abitazioni. Speciali 'trappole' di polvere all'interno delle piastre hanno permesso di contare fino a 14 minuscoli frammenti di plastica (microplastiche) alla fine di un pasto di 20 minuti, l'equivalente di 114 fibre di plastica su un piatto più grande, come quello da portata. Il che significa che in un anno nello stomaco di ogni individuo possono finire, a sua insaputa, fino a 68.415 fibre di plastica potenzialmente pericolose.

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Coordinato da Ted Henry, il gruppo di ricerca ha poi voluto confrontare le fibre di plastica presenti nei mitili con quelle che si depositano nei piatti. E' emerso così che in ogni mollusco ci sono circa due frammenti di plastica che possono provenire dall'ambiente marino: una quantità che, sulla base di consumi britannici, è confrontabile a oltre 100 microplastiche ingerite in un anno. Pensare di affidarci alle indicazioni date dall’EFSA (European Food Safety Authority) è illusorio. Basti pensare che nonostante la formaldeide sia inserita dal 1976 nella lista europea delle sostanze pericolose, non è mai stata vietata nelle plastiche per uso alimentare e sono 14 anni che non vengono modificati i limiti di tolleranza per la migrazione di questi composti dagli imballaggi al cibo. Alte temperature e sostanze acide o grasse favoriscono il passaggio dei composti nocivi di questo tipo, dai contenitori agli alimenti.

Alcuni effetti collaterali sono noti: citiamo, per gli ftalati, per esempio, gli effetti di alterazione delle ghiandole mammarie che possono portare anche al cancro, gli effetti sul feto nelle donne in gravidanza che possono comportare la presenza di eczema nei nascituri o possibile infertilità in età adulta. Come difendersi da tutto questo? Al momento, in mancanza di conoscenze scientifiche più approfondite e di una normativa sufficientemente cautelativa, gli esperti suggeriscono il buon senso. Il dottor Vicente Mustieles Mirales, ricercatore presso l’Università di Granada, ammette che attualmente, fare un’analisi di massa per comprendere gli effetti di decine di sostanze che si accumulano nel nostro corpo, avrebbe dei costi esorbitanti, ma quello che possiamo fare è cercare di limitare la nostra esposizione agli interferenti endocrini con piccoli accorgimenti.

Non riutilizzare più volte le bottiglie di plastica e in casa usare quelle di vetro. Usare i piatti in plastica con i cibi freddi, non metterci dentro una zuppa calda e non usarli per scaldare gli alimenti nel forno al microonde. Gli utensili in plastica rovinati non vanno bene e comunque è sempre meglio tenere quelli in legno. Adesso la scommessa è capire da dove arrivino le microplastiche finite nel piatto con la polvere: secondo i ricercatori è probabile che provengano dalla stessa casa o dall'ambiente immediatamente esterno, mentre escludono che arrivino con i cibi.

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Marco Staffiero (nome spirituale Ardas Sadhana Singh), nel corso degli ultimi anni ha rivolto grande attenzione verso le discipline olistiche e le medicine alternative, la sana alimentazione e il benessere psico-fisico. Ha una laurea in Scienze Politiche - Relazioni Internazionali e dal 2009 è iscritto all’ordine dei giornalisti del Lazio. Approfondisce come giornalista e studioso diverse tematiche, che riguardano anche i fenomeni dello stress e dell’ansia nel nostro tempo. E' insegnante certificato di Kundalini Yoga, il suo diploma è riconosciuto a livello internazionale dal KRI (Kundalini Research Institute) e dall’IKYTA (International Kundalini Yoga Teacher Associations) e a livello nazionale dalla UISP – Area Discipline Orientali. Ha seguito il corso di formazione insegnanti con Guru Shabad De Santis, il primo insegnante di Kundalini Yoga in Italia, presso il centro Yogi Bhajan Akhara, a Roma. Attualmente insegna a Frascati, Grottaferrata, Ariccia, Pomezia e Roma. Collabora inoltre con “Il Giornale dello Yoga“ .

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