STORIE & METALLO - Crocevia Serbia: dal sogno di Pietro I, all'innesco della Grande Guerra all'immane sacrificio

Pubblicato: Domenica, 18 Febbraio 2024 - di Marco Caroni

attentato sarajevo medaglia pietro ilmamilioROMA (storie & metallo) - Il ruolo del Paese balcanico nel primo conflitto mondiale: stretto tra l'Austria e l'Impero ottomano, il Regno serbo pagò un tributo di vite umane altissimo

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Nella narrativa Occidentale in relazione alla Grande Guerra le vicende del groviglio balcanico, per così come diversi decenni fa lo storico e politico serbo Vladimir Dedijer ebbe a definirlo, vengono spesso considerate in posizione subalterna rispetto ai destini di Paesi più grandi.

Eppure, in tale groviglio, in particolare la rilevanza della Serbia non può essere critenuta secondaria né subalterna. Anzi. Nel complesso scacchiere e nell'articolato sviluppo della Prima Guerra mondiale, dal suo scoppio alla sua conclusione, la Serbia può "vantare" ben due fondamentali elementi: l'aver indirettamente dato inizio alla Grande Guerra e l'essere stato il Paese che al termine del conflitto con i suoi 950mila morti (tra militari e civili) è stato quello col più alto numero relativo di vittime. Con una popolazione stimata di 4,5 milioni di anime, nel 1918 la Serbia aveva visto morire oltre il 20% della sua gente, ben più di una generazione scomparsa per inseguire un sogno. Uno su cinque era rimasto su un campo di battaglia, o ucciso in città, o deportato, o stroncato dagli stenti.

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Quando alle 10,30 del mattino del 28 giugno 1914, dopo il fallimento degli attacchi con le bombe a mano di altri congiurati apparterenti alla "Mano nera", a Sarajevo il ventenne bosniaco di origini serbe Gavrilo Princip spara contro l'erede al trono austriaco arciduca Francesco Ferdinando e alla sua consorte Sofia, uccidendoli, l'Europa non sa ancora che sta per sprofondare nel baratro più nero.

Il sogno che la Serbia inseguiva, guidata dal re Pietro I (salito al trono dopo il sanguinoso colpo di stato militare che aveva portato all'uccisione del suo predecessore, Alessandro figlio di Milan I), era quello di una nazione forte e moderna in grado di poter riunire attorno a lei gli altri Stati slavi meridionali. Un sogno che, nonostante il netto arretramento di un Impero Ottomano ormai sulla via del discioglimento, era stata proprio l'Austria Ungheria dell'imperatore Francesco Giuseppe (di cui Francesco Ferdinando era nipote) a stroncare quando tra il 1878 ed il 1908 l'Austria aveva prima occupato e poi annesso la Bosnia Erzegovina.

Un sogno, quello di Pietro I, che era senz'altro ben visto dalla Russia dello zar Nicola II che cullava comunque l'idea di una grande nazione panslava. Un legame stretto, forte tra i due Paesi, mai dissolto.

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 Stretta tra l'Impero Ottomano, l'Impero asburgico e la Bulgaria, ricevuta la dichiarazione di guerra il 28 luglio 1914 (esattamente un mese dopo l'attentato di Sarajevo), la Serbia era stata il primo Stato ad essere trascinato in guerra. Una guerra durissima, combattuta anche ai Balcani metro a metro, palmo a palmo, assaltando trincee e subendo pesantissime perdite umane.

La Serbia era naturalmente schierata al fianco degli Paesi dell'Alleanza (Francia, Inghilterra, Russia e poi anche Italia, Grecia, Portogallo e Usa) contro gli Imperi centrali di Austria-Ungheria, Germania e poi Impero Ottomano.

L'avanzata degli austriaci, senz'altro più numerosi e preparati in quel momento e decisi a risolvere una volta per tutte la "questione balcanica", aveva però portato Pietro ed il suo esercito ad arretrare sempre più: nel 1915, quando ormai anche l'Italia stava per entrare in guerra, le forze austriache avevano costretto i serbi a rifuguarsi tra la Grecia e l'Albania, sino all'isola di Corfù dove, tra gli altri, a fornire aiuto e supporto ai serbi erano stati anche gli italiani.

Una disfatta nel sanguinoso avvio di una Prima Guerra mondiale che avrebbe poi sviluppato i suoi fronti in Francia, al confine tra Italia ed Austria, a ridosso della Russia, arrivando a coinvolgere anche il Giappone e gli Stati Uniti. Pietro avrebbe avuto però la sua vittoria, seppur col pesantissimo tributo di vite umane sopra richiamato.

Nel settembre 1918 la vittoria di Dobro Pole (all'epoca nel Regno di Bulgaria, oggi in Macedonia) segnò l'avvio della riconquista dei territori persi nei primi anni di guerra, sino all'armistizio di Belgrado del 13 novembre 1918. A quel punto, seppur vecchio ed inferno e col potere ormai nelle mani del secondogenito, il reggente Alessandro Karađorđević, Pietro avrebbe potuto veder coronato il suo sogno di un'unica nazione, seppur con larghe autonomie, che raggruppava gli slavi nel Regno dei serbi, dei croati e degli sloveni.

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Pur a lungo senza il riconoscimento internazionale, e pur con attriti e resistenze che si sarebbero protratti per anni, il Regno nelle mani di Alessandro (il vecchio Pietro era scomparso nel 1921) sarebbe poi diventato il Regno di Jugoslavia, per come proprio il re volle chiamarlo nel 1929 in uno dei momenti più difficili dalla fine della guerra. Re Alessandro I fu assassinato dall'indipendentista macedone Vlado Černozemski a Marsiglia, il 9 ottobre 1934. (VEDI il filmato) mentre era in visita in Francia.

 Dall'attentato di Sarajevo a quello di Marsiglia. Dagli spari di Gavrilo Princip a quelli di Vlado Černozemski. Dall'assassinio di un erede al trono a quello di un re.

LA MEDAGLIA - La medaglia scelta è una medaglia per veterani della Prima guerra mondiale della Serbia. Piccola e portativa, come gran parte delle medaglie similari distribuite ai combattenti, la medaglia di bronzo ha un diametro di 35 millimetri ed un peso di 19 grammi.

Originale però è la forma: il tradizionale tondello è "tagliato" da due spade che si incrociano lasciando scoperte le else e le punte.

Al dritto, tra una corona di alloro, il profilo di re Pietro I di Serbia con i millesimi 1914 e 1918, inizio e fine della guerra. Al rovescio lo stemma reale di Serbia, coronato, con l'aquila bicipite e i millesimi degli altri anni di guerra.

 

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