STORIE & METALLO - Il mitico Stadio della Vittoria e il culto della Torre di Maratona: da Bari, a Bologna, Firenze e Torino

Pubblicato: Sabato, 03 Febbraio 2024 - Marco Caroni

stadio vittoria medaglia bari ilmamilioROMA (storie & metallo) - Alcuni dei più famosi templi del nostro calcio raccontati da un punto di vista decisamente diverso. La retorica, il simbolismo: quei segni che ancora oggi possiamo trovare nei nostri impianti sportivi

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Quella che raccontiamo oggi è una storia un po' diversa che non rimanda a battaglie di sangue ma, sostanzialmente, soltanto a battaglie sportive.

E' in realtà, come spesso accade in queste pagine, questa una storia nelle storie perché parte nella narrazione di una vicenda vecchia quasi di un secolo che, originandosi dalla Puglia arriva sino al Centro ed al Nord Italia.

Quando nel febbraio 1928 l'Unione Sportiva Bari conquista la Divisione nazionale di calcio (la serie A dell'epoca), che dalla stagione successiva si sarebbe finalmente disputata a girone unico, era apparso evidente che il vecchio Stadio degli Sports nei pressi del carcere, capace di ospitare circa 10mila spettatori, non era più sufficiente. Nel corso dell'estate dello stesso anno, a Bari venne così annunciata la costruzione - non immediata - di un nuovo e più capiente impianto da dedicare alla Vittoria nella Grande Guerra. Una dedica che ricordasse senz'altro i caduti ma esaltasse anche - sposando in questo lo spirito sportivo - il successo.

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Il calcio in Italia aveva mosso i suoi decisi passi da un paio di decenni abbondanti: in quel 1928 a vincere lo scudetto era stato il Torino che per la verità lo aveva vinto (per la prima volta nella sua storia) già nel 1927 prima che il titolo gli venisse revocato al termine del processo per il cosiddetto "scandalo Allemandi" collegato alla presunta combine per favorire i granata nel derby contro la Juventus, effettivamente vinto 2-1. Erano gli anni in cui a furoreggiare erano il Genoa (che aveva già vinto tutti i 9 scudetti che ancora risplendono nella galleria rossoblu), la Pro Vercelli (7 titoli), il Milan (2), la stessa Juventus (2), l'Inter (2), il Bologna (1).

Nel 1928 erano già avvenuti quelli che sono passati alla storia come i miracoli calcistici del Casale (campione d'Italia 1913-14) e della Novese (1921-1922). Un calcio prettamente settentrionale: gli scudetti viaggiavano lungo l'asse ligure-piemontese, con qualche irruzione milanese e l'eccezione emiliana del Bologna, nel 1925. Il calcio del centro e del sud Italia aveva al massimo conquistato delle finali scudetto: la Lazio per prima nel 1913 e per 4 volte (compreso il 1915 con la scandalosa assegnazione postuma dello scudetto al Genoa sul quale i biancocelesti da anni chiedono l'ex aequo), ma anche le toscane Pisa e Livorno, le romane Fortitudo nel 1922 e Alba nel 1925 e 1926 (due delle tre società che avrebbero poi formato l'As Roma nel '27) e nel 1924 la sopresa Savoia, squadra di Torre Annunziata. Fino allo scudetto del 1942 della Roma quello della società campana resterà il miglior risultato di una squadra centro-meridionale. Di fatto il Savoia fu anche la prima squadra a chiudere imbattuta una partita contro una squadra della lega Nord.

Torniamo a Bari. Lo stadio della Vittoria, progettato da Fasolo e Guazzaroni è un'idea insistente proprio mentre viene realizzata la Fiera del Levante, fondata nel 1929. I progetti iniziali per il nuovo impianto sportivo erano stati scartati ma quando il Bari torna in serie A nel 1933 bisogna sbrigarsi: l'appalto lo vincono due società romane e dopo soli 14 mesi di lavori lo stadio è cosa fatta.

Lo stadio viene inaugurato il 6 settembre 1934 alla presenza di Benito Mussolini: non è però ancora completato, perché a mancare è proprio quella che dovrebbe essere la parte più qualificante, ovvero la parte monumentale. A spiccare, al centro della tribuna di fronte a quella coperta, è la "torre di Maratona", a simboleggiare lo sforzo fisico da compiere per raggiungere il traguado. Il rimando è chiaramente alla celeberrima battaglia di Maratona combattuta nel 490 aC tra gli eserciti di Atene (sostenuto da quello di Platea) e persiano: la leggenda rimanda dell'impresa compiuta da Filippide, un Emerodromo (uomo che corre), che corse da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria, morendo poi al suo arrivo.

Ma la Torre di Maratona dello Stadio della Vittoria di Bari nel 1934 non è ancora pronta, di fatto c'è il solo telaio, ed in verità non lo sarà mai per mancanza di fondi. Quando il Bari debutta nel nuovo stadio, gremito di tifosi, nel dicembre 1934 battendo per 3-1 la Comense a spiccare sono la splendida copertura della tribuna (tra le primissime senza pali di sostegno) e lo scheletro delle 5 torri dell'ingresso monumentale nell'impianto. Gli anni successivi non saranno propizi in tal senso ed anzi nel 1963 la Torre di Maratona e tutto il complesso celebrativo saranno abbattuti conferendo all'impianto barese l'attuale conformazione.

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Lo Stadio della Vittoria, passato alle cronache nel 1991 anche per essere stato il bivacco di fortuna di migliaia di albanesi che giunti a bordo della nave Vlora vennero ospitati per qualche giorno nell'impianto. Ma a quei tempi lo stadio della Vittoria aveva già smesso di ospitare le gare interne del Bari, spostate nel nuovissimo tempio del "San Nicola", realizzato per i mondiali di Italia '90.

Quando comunque a Bari si pensa allo Stadio della Vittoria ed alla Torre di Maratona, il regime fascista in Italia di impianti in qualche modo simili a quello pugliese ne ha già realizzati altri.

In particolare lo stadio di Bologna, oggi intitolato a Renato Dall'Ara, nato nel 1927 come Stadio Littoriale e poi diventato nel dopoguerra Comunale. Il 29 maggio 1927 per l'inaugurazione c'è il re Vittorio Emanuele III e l'Italia allenata da Augusto Rangone batte in amichevole la Spagna per 2-0 (gol di Baloncieri ed autorete iberica).

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Il Bologna di mister Helmarr Felsner, che fino a quel momento aveva giocato nel piccolo stadio Sterlino (10mila posti) debutta al Littoriale il 5 giugno successivo battendo il Genoa per 1-0 con gol di Gastone Martelli in una delle gare del girone finale: nel 1927 il Bologna chiude al 2° posto finale, alle spalle di quel Torino che, come già ricordato, vede poi il suo scudetto revocato anche se il titolo non viene poi assegnato ai felsinei. Lo stadio di Bologna, originariamente capace di 55mila posti, è considerato il primo vero stadio italiano e, difatti, fece da modello per decine di altri impianti.

Così come poi a Bari, al Littoriale c'è una tribuna coperta e nel 1929 viene realizzata la Torre di Maratona, tuttora esistente e caratterizzante l'impianto bolognese, a cavallo del portico della Certosa. La struttura dello stadio è molto simile a quello di Bari.

 A Firenze l'attuale stadio "Artemio Franchi" ha una storia simile ma non uguale. Alla fine degli anni '30 la città ed il suo movimento calcistico hanno la necessità di un nuovo impianto. La Fiorentina, nata nel 1926 dalla fusione di due altre società calcistiche, debutta in serie A nell'autunno del 1931 ed anche se lo stadio non è completato la squadra vi si trasferisce: mancano ancora le curve, ma gli elementi caratteristici dell'impianto - disegnato dal celebre Pier Luigi Nervi con la caratteristica pianta a forma di D (Dux?), l'ardimentosa tribuna coperta sul lato lungo e la stele della Torre di Maratona alta oltre 53 metri (pennone metallico escluso, completata nel '32), sono già presenti.

La "viola" inaugura l'impianto il 13 settembre 1931 nell'amichevole contro l'Admira Vienna (3-1) e poi gioca nel nuovo stadio il suo primo campionato di serie A. L'impianto si chiama Stadio Giovanni Berta, intitolato al militante fascista ucciso dai comunisti nel 1921. Nel 1934 il "Berta" ospita il Campionato del mondo di calcio 1934: a Firenze l'Italia batte la Spagna ai quarti, 1-1 nella prima gara del 31 maggio e 1-0 nella ripetizione, il 1 giugno. Nel dopoguerra diventa però Comunale e quindi "Artemio Franchi", dirigente viola e presidente FIGC nel 1991.

Per celebrare l'inaugurazione dello Stadio Comunale Giovanni Berta viene anche realizzata una medaglia, in bronzo, dal bel diametro di 54 mm, opera di Mario Moschi.

Come ben evidente la Torre di Maratona dello stadio di Firenze è ben diversa, nella concezione ma non nel simbolo sportivo e politico, di quelle realizzate a Bologna e a Bari.

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 L'ultimo dei grandi impianti calcistici italiani ad ospitare una Torre di Maratona è lo stadio di Torino. Progettato nel 1932, lo Stadio Municipale Benito Mussolini venne inaugurato il 14 maggio 1933 alla presenza di Achille Starace, segretario del Partito fascista, per l'inizio dei "Littoriali", manifestazione di propaganda di regime. La Juventus, che fino a quel momento aveva giocato le proprie gare interne al campo di corso Marsiglia, il 5 giugno giocò contro gli ungheresi dello Ujpest per il ritorno dei quarti della Coppa dell'Europa Centrale (Mitropa) vincendo per 6-2. Al Mussolini i bianconesi si trasferiscono dalla stagione successiva, culminata poi con le gare ospitate a Torino per il Campionato del mondo di calcio.

 Il Mussolini dalla sua nascita è lo stadio più grande d'Italia con una capienza di 65mila posti. Il Torino, che come visto aveva vinto il suo primo scudetto nel 1928, sceglie di continuare a giocare nella sua tana del Filadelfia disputando la prima gara al Mussolini solo nel 1942, ma solo "di passaggio" perché nello storico impianto i granata continuano a disputare le gare casalinghe fino al 1963.

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 A differenza di Bari, Bologna e Firenze, la torre di Maratona di Torino è esterna al complesso edilizio dello stadio. Alta 40 metri, la torre ospitava originariamente un serbatorio di compensazione per l'acqua. Oggi, restaurata qualche anno fa, la torre rappresentava comunque l'ingresso monumentale all'area dello stadio.

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Tra i numerosi altri esempi citati, in merito alla "Torre di Maratona", si può riportare anche lo stadio Armando Picchi di Livorno nel quale era originariamente presente una "bozza" di struttura similare. Inaugurato nel 1935 come stadio Edda Ciano Mussolini, nel 1960 lo stadio di Livorno ha ospitato 3 incontri del torneo olimpico di calcio.

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Anche lo stadio Porta Elisa di Lucca può vantare la sua torre di Maratona sullo stile dell'Artemio Franchi di Firenze: inaugurato nel 1935 è un altro di quegli stadi ancora esistenti ed aventi l'impronta di quelli sopra descritti.

 

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Una storia nelle storie, si diceva. Diversi altri stadi italiani vennero realizzati tra la metà degli anni '20 e l'inizio degli anni '30 per supportare la crescita esponenziale del movimento calcistico nazionale ma anche e soprattutto per i campionati mondiali di Italia 1934. Tra i principali, si vogliono qui ricordare lo Stadio San Siro di Milano (1926), lo stadio La Favorita di Palermo (1932, simile nella struttura iniziale al della Vittoria di Bari ed al Littoriale di Bologna, pur privo delle caratteristiche torri), lo stadio Nazionale di Roma (ristrutturato 1927, poi stadio Torino, demolito nel 1957 per fare spazio allo stadio Flaminio), che ospitò la finale del Mondiale vinto dall'Italia di Vittorio Pozzo nel 1934 (foto qui sotto).

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Ma anche lo stesso stadio Ferraris di Genova, ampliato nella bozza di forza attuale nel 1932 e lo stadio Partenopeo "Luigi Ascarelli" di Napoli, distrutto nel corso della Guerra.

Tra gli stadi minori vogliamo ricordare lo stadio Francioni di Latina (1935), lo stadio Druso di Bolzano (1932), lo stadio del Littorio (poi Franco Ossola) di Varese (1932), lo stadio Giuseppe Senigllia di Como (1927, dedicato all'eroe di guerra morto sul monte San Michele), lo stadio Pino Zaccheria di Foggia (1925) e via dicendo.

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LA MEDAGLIA - Quella sopra rappresentata è in realtà una placca in argento riproducente una delle due facce della medaglia emessa per l'iaungurazione, il 6 settembre 1934, dello Stadio della Vittoria di Bari. La placca ha un diametro di 60mm e rappresenta la parte monumentale dello stadio con la Torre di Maratona e le 4 torri ai lati (opera come riportato mai completata): sulla destra lo stemma della città di Bari, il fascio littorio e la caravella simbolo della Fiera del Levante di Bari.

La medaglia di riferimento, qui sotto riprodotta nella versione in bronzo, ha un diametro di 30mm ed il nastro. Al rovescio figura il profilo di Mussolini verso sinistra.

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