STORIE & METALLO - L'idea di Italia sperimentata a Legnano. Il Barbarossa, Garibaldi e la spada al cielo

Pubblicato: Sabato, 30 Settembre 2023 - Marco Caroni

barbarossa guerriero legnano ilmamilioROMA (storie & metallo) - Il 29 maggio 1176 si combatteva una delle battaglie più rilevanti della storia moderna italica. L'Imperatore, vittorioso a Prataporci 9 anni prima, sconfitto dalla Lega che s'era formata a Pontida

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Questa è una storia che affonda la sua origine nel Basso Medioevo, passa per uno dei più grandi imperatori della storia, attraversa il Risorgimento e tocca da vicino l'Eroe dei due mondi ed arriva sino ai giorni nostri.

E' il 16 giugno 1862 quando, invitato dal sindaco Bossi, Giuseppe Garibaldi è ospite a Legnano e nel corso di un breve discorso tenuto dal balcone di un edificio lungo quello che poi sarebbe diventato ovviamente corso Garibaldi, invita i legnanesi ad onorare la propria storia e ad erigere un monumento nel ricordo della famosa battaglia.

Siamo in pieno Risorgimento, l'Italia s'è appena fatta (ad eccezione del Veneto, del Friuli e, ovviamente, del Lazio e del Trentino Alto Adige) e la necessità di costruire una dimensione nazionale è l'input che tutti i protagonisti dell'impresa unitaria percepiscono. Meno di due anni prima il Generale si era incontrato con Vittorio Emanuele II a Teano (era il 26 ottobre 1860), di fatto sancendo l'unione delle due parti d'Italia nord e sud: pochi anni dopo (1866) Garibaldi, lanciato alla conquista di Trento, avrebbe risposto "Obbedisco" allo stesso Re, arrestando la sua marcia.

Ebbene, Garibaldi è uno che va ascoltato, è nel pieno della sua sua fama ed i legnanesi eseguono quanto l'Erore dei due mondi ha loro consigliato.

MA COS'E' LA BATTAGLIA DI LEGNANO? Questa è una storia che accade molto, molto prima dell'arrivo di Garibaldi in città. In giro, in Italia, c'è difatti un personaggio ben più potente e celebre (se possibile) del comandante dei 1000: si tratta di Federico I Hohenstaufen, noto ai più come Federico Barbarossa, imperatore dei romani. Federico, pur essendo anche Re dei romani, ha un problema con l'Italia e già in diverse occasioni è sceso nella Penisola.

stemma federico barbarossa ilmamilio

Nel 1176 Federico vuole sottomettere una volta per tutte i Comuni settentrionali, allargando la platea di quelli che gli sono alleati (Pavia, Cremona e Como, ad esempio) e chiudendo una volta per tutte anche i conti con un Papa, Alessandro III, che da anni gli è ostile. A nulla, anni prima, era valso il tentativo di opporgli un antipapa, Vittore IV prima e poi Pasquale III ed infine Callisto III: nel corso del suo lungo pontificato, Alessandro III - al secolo il senese Rolando Bandinelli - li aveva sopraffatti tutti riuscendo, di volta in volta, a rappresentare la resistenza anti-imperiale dei Comuni e dei territori italiani. Ci torniamo più sotto.

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Proprio nel 1167 (data da cerchiare in rosso), i Comuni lombardi in un incontro più leggenda che storia presso l'Abbazia di Pontida (oggi un paesino in provincia di Bergamo) si erano riuniti in una Lega Lombarda che nel corso degli anni successivi era arrivata a contare ben 30 Comuni. Per l'epoca si trattava di qualcosa paragonabile alla NATO.

battaglia legnano ilmamilio

L'unione fa la forza e per di più con la benedizione papale di Alessandro III: quando il Barbarossa si presenta per la quinta ed ultima volta al di qua delle Alpi, ad attenderlo ci sono forze pesanti. A comandarle però, in quella che passa alla storia come una delle battaglie italiche più gloriose (tanto da piazzare il nome di Legnano nell'Inno nazionale), non c'è quell'Alberto da Giussano che la narrazione dei secoli successivi vorrebbe mettere, ma il console milanese Guido da Landriano.

La battaglia, decisiva per le sorti dei Comuni e per la rinuncia di Federico alla soggiogazione delle popolazioni settentrionali (chiamarle Italia sarebbe davvero improprio), si combatte il 29 maggio 1176 tra Legnano e Borsano: il "carroccio" con la croce di Ariberto da Intimiano, feticcio civil-religioso simbolo dell'esercito italico, è piazzato sulle sponde del fiume Olona. Le truppe imperiali, in numero notevolmente inferiore, vengono sopraffatte e sconfitte. Le perdite tra i circa 6.000 effettivi imperiali sono ingenti: lievi quelle riportate tra i circa 12mila oppositori della Lega. Che per la verità sono per lo più contadini ma ci mettono l'anima per salvare casa propria.Judo Frascati 3 ilmamilio

Le conseguenze della campale battaglia avrebbero portato Federico a rinunciare sostanzialmente ad una reale egemonia sul Nord della penisola: prima con l'accordo di Venezia (1177, col quale tra le altre cose il Barbarossa riconosce la titolarità di Alessandro III), quindi con i negoziati di Piacenza (1183) ed infine con la Pace di Costanza (giugno 1183). Alessandro III non c'è più, il suo successore è Lucio V, che passa alla storia per aver condannato e perseguito l'eresia, scomunicando Valdesi, Càtari, Patarini e seguaci di Arnaldo da Brescia (impiccato e arso nel 1155).

I Comuni restano liberi ed autonomi ma, riconoscendo l'autorità Imperiale, devono a Federico un obolo. Ci si può stare. Dopo di che Federico Barbarossa in Italia non si fa più vedere.

PRATAPORCI, PRIMA DI LEGNANO - Il Barbarossa però era sceso in Italia per ben 4 volte prima della spedizione conclusa con la sconfitta di Legnano. La volta precedente, esattamente 9 anni prima. Era il 29 maggio 1167 (quando si dice una data...), quando con l'esercito imperiale impegnato nell'assedio di Ancona, Rainone dei Conti di Tuscolo aveva chiamato in aiuto il teutonico Rainaldo (reduce dalla conquista di Civitavecchia) per soccorrerlo dall'assalto dei romani. Questi ultimi, saputo dell'arrivo di soldati imperiali, avevano radunato un esercito di 30mila uomini con cui erano determinati a chiudere una volta per tutto i conti con Tuscolo, città filoimperiale.

A dare ulteriore supporto alle truppe tuscolane era però arrivato l'arcivescovo Cristiano di Magonza che al comando di un gruppo di 1.500 uomini come diremmo oggi "fortemente specializzati" aveva affrontato e sconfitto i romani nella piana di Prataporci, nei pressi dell'odierna Monte Porzio Catone. La disfatta romana (iniziativa chiaramente supportata da Papa Alessandro III che aveva visto in questo scontro la possibilità di indebolire le truppe imperiali) sarebbe però poi ostata carissima a Tuscolo quando nel 1191 un nuovo e ancor più agguerrito esercito da Roma avrebbe assalito e distrutto la città. Da quelle macerie sarebbe poi sorta l'odierna Frascati.

 TORNIAMO A GARIBALDI - Nel 1862 - 7 secoli dopo i fatti narrati - Garibaldi esalta la memoria della battaglia di Legnano. La popolazione locale prende a cuore quell'invito e nel 1876 - nei 700 anni dalla battaglia - viene inaugurata una prima statua (fatta in cartapesta e gesso perché in ritardo sulla data da celebrare), realizzata da Egidio Pozzi. Qui sotto le fattezze della statua, decisamente meno evocativa di quella poi inaugurata.

vecchia statua legnano ilmamilio

Per veder finalmente realizzata la scultura in bronzo che ancora oggi si trova nella piazza di Legnano, bisogna attendere il 29 giugno 1900 quando viene inaugurata l'opera firmata da Enrico Butti. Ed è una grande festa. E pensare che esattamente un mese dopo, il 29 luglio, non molto distante da Legnano, a Monza sarebbe stato assassinato Re Umberto I.

La medaglia sopra rappresentata, coniata per l'occasione, riproduce nel dritto la statua del guerriero lombardo così tanto famosa e nel retro l'altorilievo bronzeo che si trova sul basamento e che riproduce il carroccio della Lega. La medaglia è anche riportata (qui sotto) nel manifesto dell'inaugurazione della statua.

Manifesto inaugurazione monumento al Guerriero di Legnano

Come ben noto, il guerriero di Legano, con la spada lunga e sottile che punta al cielo, è diventato sin dal 1984 il simbolo del partito politico indipendentista  "Lega lombarda", fondata da Umberto Bossi a da altri. Il partito avrebbe poi via via cambiato nome, diventando la Lega di oggi.

Come detto, però, l'insisito riferimento ad Alberto da Giussano come il guerriero della statua di Legnano è con ogni probabilità errato e non trova comunque alcuna conferma documentale.

medaglia monumento legnano 1 ilmamilio

LA MEDAGLIA - La medaglia, va detto particolarmente suggestiva, è stata realizzata proprio in occasione dell'inaugurazione del monumento di Legnano. Realizzata in metallo bianco e bronzo (quest'ultima versione è quella presentata), la medaglia ha un peso di 74,72 grammi ed un diametro di 60 millimetri. Autore Angelo Cappuccio, coniata dal celebre Stabilimento Johnson.

Al dritto il guerriero realizzato da Enrico Butti, con l'iscrizione "In Pontida il suo sangue promise: il suo sangue a Legnano versò", tratta da un verso dello scrittore romantico Giovanni Berchet (il cui nome compare sulla medaglia). Lo stesso Berchet fa riferimento nelle sue opere ad Alberto Da Giussano tra gli eroi di Legnano.

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Al rovescio l'esercito lombardo in marcia con i buoi che trainano il carroccio recante la croce dell'arcivescovo di Milano Ariberto da Intimiano (970-1045). In esergo le date del 29 maggio 1176 e del 29 giugno 1900. Come detto, la medaglia riproduce fedelmente il monumento che si trova a Legnano.

E' ritenuta rara anche se non se ne conosce la tiratura.

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