Della Messa e della sua celebrazione. L'orientamento nella diocesi di Frascati l'arazzo... specchiato

Pubblicato: Sabato, 05 Agosto 2023 - redazione attualità

FRASCATI (attualità) - Le riflessioni dello storico cattolico Valentino Marcon che si interroga su alcune... peculiarità

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di Valentino Marcon

Non mi reputo certo uno specialista in liturgia, ma da tempo sto facendo una certa riflessione ed ho constatato che anche molte altre persone si sono interrogate sulle celebrazioni liturgiche nella diocesi di Frascati, e in particolare sulla Messa, della quale sembra risultare per lo meno una piatta standardizzazione che esula da una autentica partecipazione dei fedeli. A cominciare da certe omelie del tutto avulse dalla ricerca del significato attuale delle letture in rapporto alla realtà vissuta dalla società odierna e dalle situazioni locali.

Spesso le omelie – quando non inducano alla distrazione o alla sonnolenza - sembrano una sorta di buon galateo adatto per tutti ma senza scuotere e impegnare i credenti. E’ raro ascoltare sacerdoti (ma in diocesi qualcuno ce n’è ancora) che sappiano coinvolgere i fedeli interrogandoli sulla vita concreta in rapporto alla fede (che non si limiti ad una introversione individualista). Lo si può notare in diverse chiese ed anche nella cattedrale dove il ritualismo asettico non invita certo ad una partecipazione attiva (actuosa partecipatio, come afferma il Concilio nel decreto sulla liturgia).Judo Frascati 3 ilmamilio

E che dire degli esibizionismi canoro sinfonici che assordano le orecchie dei presenti (anche laddove i pochi fedeli non hanno intenzione di cantare e tantomeno di ascoltare ‘concerti’ non proprio… adeguati), addirittura certe esibizioni si arrogano anche il diritto di ‘scippare’ le parti che sono proprio del celebrante (oltre che dei fedeli). In certi casi si può dire che è più ‘raccolta’ la marcia dell’Aida! E il celebrante resta a… guardare (meglio, a sentire!). Ma anche questa pare sia stata una decisa imposizione. Pare che la teatralità o comunque la ‘rappresentazione’ prevalga su una sobria spiritualità.

La ‘preghiera dei fedeli’ poi, è anch’essa ‘standard’: chi va a leggere si trova già scritto quello che invece dovrebbe scaturire dalle ‘intenzioni’ dei partecipanti o per lo meno dalle intenzioni/richieste di una comunità che vive nel tempo, nello spazio, e nella storia. Sorvoliamo pure sulla preghiera che da cinque mesi si recita per invocare dal Padre un nuovo vescovo!

Quello che risulta più incomprensibile, dopo tante riflessioni sull’Eucarestia quale sacrificio offerto dal celebrante (che presiede l’assemblea) e da tutti i fedeli nella Messa, è il momento della distribuzione della Comunione. Alla Consacrazione il celebrante già si è consacrata la ‘sua’ ostia poi, al momento della distribuzione delle particole, queste si vanno a prelevare dal tabernacolo (e quindi consacrate in tempi precedenti!), sicché i fedeli debbono restare in attesa di questo andata e ritorno del celebrante (in cattedrale poi il tabernacolo dista venti metri!). Sembra quasi che la ‘comunione’ resti fuori della celebrazione.

Questo me lo faceva notare anche un anziano sacerdote ‘di lungo corso’ ma non di … promozioni. Rilievi inutili o osservazioni di poco conto? Sembrerebbe di sì dal momento che pur riferite queste ‘critiche’, i celebranti hanno continuato come se niente fosse. Anzi qualcuno si è pure giustificato affermando che non si possa calcolare all’inizio della Messa quanti fedeli facciano la comunione!

Ma se ‘avanzassero’ particole al termine della comunione, è allora che vanno riposte nel tabernacolo, tanto più che essendo, in certi orari, le Messe sempre quelle e il numero dei fedeli facilmente rilevabile, non si vede il perché continuare con questo andazzo! Che del resto queste non siano sottigliezze, né rilievi peregrini di qualche critico e ‘pignolo’ nostrano, lo conferma quanto si può leggere proprio in questi giorni su una rivista bimestrale, (‘Credere oggi’, n. 3/2023), sul tema della liturgia. “Che cosa facciamo ancora oggi, per lo più, in una messa domenicale? Al momento della comunione abbiamo una ‘distribuzione’ che non parte dall’altare ma in larga parte dal tabernacolo. Il luogo della riserva eucaristica, come principio di distribuzione al momento del ‘rito di comunione’ deve restare un’eccezione rarissima, non la forma normale. Perché? Perché l’atto sacramentale, al quale tutti partecipano, è spezzare il pane e condividere il calice. Pertanto, anche assumendo la comunione sotto una sola specie come forma ordinaria, la particola deve essere ‘prodotta’ sull’altare non ‘recuperata’ dal tabernacolo”.

Chi scrive questo testo è Andrea Grillo del Pontificio Ateneo S. Anselmo, Istituto di Liturgia Pastorale (Padova). Se questi perciò sono i risultati di ben cinque anni di martellante catechesi in diocesi sulla Messa e sull’Eucaristia, per lo meno si è perso tempo!colline fitness 5 ilmamilio

Intanto, in una nuova edizione divulgativa del libretto sulla storia della cattedrale, sono state aggiunte anche le fotografie degli arazzi commissionati e regalati dal card. Bertone alla Cattedrale di Frascati (e con il riferimento alla ditta che li ha eseguiti).

Ora, se è certamente vero che sono tratti dai cartoni cinquecenteschi di Raffaello Sanzio, questi però erano disegnati in maniera speculare affinché se ne traessero arazzi nel verso giusto. Invece l’arazzo in Cattedrale, che raffigura Pietro che guarisce lo storpio, è stato copiato dal cartone di Raffaello (ma non dall’arazzo che se ne realizzò), cosicché risulta che San Pietro benedice con… la mano sinistra!