La Strage di Bologna del 2 Agosto 1980. L’orrore e quell’autobus che partiva

Pubblicato: Mercoledì, 02 Agosto 2023 - Fabrizio Giusti

 

ACCADDE OGGI – La terribile Strage: 85 morti e 200 feriti. Ancora ignota tutta la verità

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A Bologna, dentro la Stazione ferroviaria, c’è una lapide. Ricorda la più grave strage della storia d’Italia.

Il 2 agosto 1980 cadeva di sabato. Solo chi sa, chi ha provato, ha visto, può sapere. Capire.

Era iniziato l’esodo delle grandi ferie, quel giorno. Un rito vero. Perché nell’Italia degli anni ottanta il mese di agosto era il periodo in cui tutti si fermavano, e tanti partivano. Le città si svuotavano letteralmente, chiudevano gli uffici, i ministeri, i negozi.

Poco dopo le 10.30, le trasmissioni radio si interruppero lasciando spazio a parole che oscurarono la luce che prorompeva dalla finestre affacciate sull'estate: “Buongiorno dal Gr1, prendiamo la linea per darvi una notizia purtroppo agghiacciante: una violenta esplosione ha fatto collare parte della stazione centrale di Bologna. Ci sono morti e feriti”.

Un ordigno, contenuto in una valigia abbandonata, alle ore 10.25, era stato fatto esplodere. La deflagrazione aveva causato il collasso di un’ala della stazione, la ovest, dell'edificio, distruggendo 30 metri di pensilina e il parcheggio dei taxi antistante la struttura. La bomba, si scoprirà più tardi, era composta da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 detta ‘Compound B’, potenziata da 18 kg di gelatinato (nitroglicerina a uso civile).

Un massacro che causò la morte di 85 persone e il ferimento o la mutilazione di oltre 200.

Al di là del terribile racconto di quella giornata, c’è una storia che merita di essere ricordata per l’incredibile spirito di sacrificio che coinvolse centinaia di persone, accorse sul posto dell’attentato per aiutare chi era in difficoltà. Oppure per raccogliere i morti.

A Bologna, quel 2 Agosto, si vedeva partire, passare e tornare un autobus. Lo guidava Agide Melloni. Per quindici ore di fila fece la spola dalla stazione all'obitorio. Il bus matricola 4030, della linea 37 dell’Atc, diventò uno dei simboli di quella giornata tragica. Esattamente come il boato udito in tutta la città, lo spavento, il sangue, le foto, i filmati e le immagini di quelle ore, l’enorme quantità di macerie che ricordavano un bombardamento.

Appena la strage ebbe compimento, il ‘37’ si trasformò in un’ambulanza, poi in un carro funebre. Furono rimossi i corrimano in corrispondenza delle porte per rendere agevole l’accesso delle barelle e tanti tra medici, vigili del fuoco e volontari ci salirono sopra. Di quei momenti si rimembrano i lenzuoli bianchi che ad un certo punto furono appesi ai vetri per nascondere, alla vista dell’esterno, il carico di morte che ogni viaggio conteneva.

Il 2 Agosto 1980 è stato anche un autobus, all’interno del quale albergavano la tenerezza e la disperazione, il lutto di una città e di una comunità nazionale, la pietà.

Maria Fresu lavorava come operaia in una fabbrica di confezioni in Toscana. Si era trasferita dalla Sardegna e con sua figlia Angela stava andando verso il lago di Garda con due amiche, tra cui Verdiana Bivona. Morirono tutti. Angela aveva tre anni: è la più piccola vittima della bomba.

I telegiornali iniziarono a trasmettere le immagini girate in diretta da una tv locale bolognese in cui si mostrava, nei minuti immediatamente successivi, la carneficina compiuta, con corpi dilaniati, spezzati, sparsi per il piazzale dei Taxi. Immagini  che in quegli anni, spesso, tra stragi e terrorismo, erano quotidiane.

Sono passati dieci anni, poi venti, trenta, quaranta...

Per ciò che concerne la responsabilità materiale della strage, due terroristi Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, neofascisti appartenenti ai NAR, sono stati riconosciuti colpevoli. assieme a Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini.  Paolo Bellini è stato condannato all'ergastolo in primo grado per concorso in strage. Rimane il mistero dei mandanti, per i quali la giustizia non ha ancora compiuto il suo percorso di verità. Nel 2020 l'inchiesta della Procura generale di Bologna ha concluso che gli esecutori materiali avrebbero agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, individuati quali mandanti, finanziatori o organizzatori. Essendo questi ultimi ormai tutti deceduti, non sono state intraprese azioni giudiziarie. Tuttavia rimane presente la richiesta di una verità piena e assoluta sulla vicenda, sui cui permangono zone di ombre mai acclarate. 

A Bologna, dentro la Stazione ferroviaria, c’è una grande lapide. Ricorda la più grave strage della storia d’Italia.

Se passate da quelle parti leggetela e soffermatevi qualche secondo su tutti i nomi. Sono i bambini, le madri, i padri, i giovani che volevano partire per le vacanze. Tutte persone che volevano solamente vivere.