VICENDE - La leggenda del fantasma di Gaetano Lucarelli, Gaetanone di Marino

Pubblicato: Lunedì, 10 Luglio 2023 - redazione attualità

decapitazione 5 ilmamilioMARINO (vicende) - Fu uno degli ultimi giustiziati dal celeberrimo Mastro Titta

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Gaetano Lucarelli fu uno degli ultimi condannati alla pena capitale a essere giustiziato a Marino da Mastro Titta, al secolo Giovanni Battista Bugatti, diventando il numero cinquecento e undici tra le annoverazioni del boja de Roma.

Nessuno comunque poteva sospettare che lo spirito del decapitato sarebbe ricomparso svariate volte all’imbrunire, come viene narrato in un racconto del libro di Italian Ghost Story, Amedeo Cerilli, Lidia Longo, Francesca Bomparola (a cura di), I Fantasmi dei Castelli Romani, self-publishing, 2022, pp. 121-130, con il titolo di “Sangue e Vino”.

Nato da Basilio e da Caterina Giacomini, all’età di ventinove anni Gaetano compì un omicidio che la cronaca di allora definì trasversale. Poiché il protagonista della vicenda non riuscì ad attentare alla vita di Giovanni Battista Testa, gonfaloniere della città di Marino, uccise per ritorsione suo fratello. Forse la sua intenzione era di farli fuori entrambi per vendicarsi di una trascorsa angheria che i due, nella loro funzione di gabellieri incaricati di riscuotere le tasse sul vino per conto del governo pontificio, avevano compiuto ai danni non solo di Gaetano, ma di molti vignaioli di Marino.

I due fratelli Testa pretendevano di incassare denaro contante, ma si rifiutavano di accettare la carta moneta emessa dallo Stato, svalutatasi e diventata carta straccia nel giro di poco tempo. Per questa ragione ci fu anche una rivolta popolare contro questi due speculatori, un tumulto scoppiato nel 1835, che si concluse con due morti e diversi feriti a opera delle forze dell’ordine accorse da Velletri per sedare con le armi la massa inferocita.

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Non è noto se la vendetta di Gaetano sia scaturita da questo solo movente personale, oppure anche da motivi di carattere politico. Fatto sta che Gaetano, noto a tutti con il soprannome di Gaetanone per la sua statura, fu processato e condannato a morte. Il tribunale stabilì che l'esecuzione dovesse avvenire a Marino, dove il reo aveva compiuto il misfatto, a monito di eventuali altri facinorosi del posto. Mastro Titta, giunto da Roma per l’esecuzione, in una notte tirò su il palco con la ghigliottina nel bel mezzo di piazza Santa Lucia – oggi piazza Matteotti – e davanti alla gente di Marino, compresi amici e parenti del condannato a morte, la mattina del 30 aprile 1861 separò la testa dal busto di Gaetano senza troppi complimenti.

Su una cosa concordano il taccuino con gli appunti del boia e il registro parrocchiale dei defunti: Gaetanone rifiutò i sacramenti prima di passare all'altro mondo. In seguito a ciò, fu sepolto in terra sconsacrata, in silva Mareni, ovvero nel bosco di Marino e non cristianamente nel camposanto, come qualsiasi altro defunto o giustiziato prima di lui ma pubblicamente pentito. Il bosco era un ottimo posto dove vagare per l’eterna dannazione. Risvegliarsi tra profili di rami, niente meno che tornare a casa.

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Da questo atteggiamento, probabilmente, nacquero alcune delle leggende subito dopo la triste e spietata fine del decapitato. Si raccontava, infatti, che il fantasma di Gaetanone apparisse ai ragazzi che si attardavano a giocare nel bosco di Marino e che andasse in giro con la testa sotto il braccio; oppure si presentava a figura intera per redarguire i ragazzi e invitarli a comportarsi bene, rientrando presto a casa dei genitori. Cionondimeno, lo avrebbe fatto eccome!

Così pure circolava la credenza che il fantasma apparisse all’improvviso davanti all'ultima donna che all’imbrunire si fosse attardata a lavare i panni nel fontanile d’Ammonte, presso il santuario di Santa Maria dell'Acquasanta, offrendosi di aiutarla ad accomodare sulla testa di lei la cesta del bucato o la conca di rame.

di Flavia Santangeli