Striscioni, cori e commozione per l'ultimo saluto a Vincenzo D’Amico

Pubblicato: Martedì, 04 Luglio 2023 - redazione cronaca

ROMA (CRONACA) - Il talento della Lazio del primo scudetto è scomparso sabato scorso 

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 Cori da stadio, fumogeni, striscioni storici, sciarpe e bandiere. Ponte Milvio si colora di biancoceleste per l’ultimo saluto a Vincenzo D’Amico, talento della Lazio del primo scudetto scomparso sabato scorso a causa di un tumore. In tanti hanno affollato la chiesa Gran Madre di Dio e molti sono rimasti fuori pur di salutare il loro beniamino che con la maglia della Lazio ha giocato fino al 1986 per un totale di 336 partite e 49 gol. Oltre ai familiari – la moglie Simona, i figli Matteo, Nicolò e Alessandro, e il fratello Rosario – hanno preso parte alle esequie anche il presidente della Lazio Claudio Lotito, il giocatore Danilo Cataldi, i suoi compagni di squadra Sergio Petrelli e Giancarlo Oddi, l’ex portiere Angelo Peruzzi e l’ex bomber Bruno Giordano, che ha portato il feretro a spalla.
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In chiesa anche alcuni giornalisti sportivi della Rai, dove D’Amico per anni ha lavorato come commentatore televisivo molto stimato. Sul sagrato, sotto il sole cocente di Roma, i tifosi hanno atteso D’Amico per l’ultimo saluto. Una cerimonia che si è trasformata in una grande riunione di famiglia, convocata per dire addio a un campione di un calcio senza tv che “costringeva” a seguire la propria squadra sempre dal vivo, su e giù per l’Italia. “Chi non tradisce diviene immortale, onore a Vincenzo vero laziale”, hanno scritto gli Ultras Lazio su uno striscione. “Ha fatto storia del club”, ha detto il patron Claudio Lotito

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“Ci ha insegnato tanto. Sappiamo cosa ha fatto per la Lazio per questo oggi è giusto essere qui”, ha detto Cataldi, secondo il quale “la Lazio a volte è una squadra un po’ maledetta, se ne vanno tutti un po’ troppo presto. Il suo ricordo rimarrà con noi per quello che ha fatto per la Lazio e per la gente. È tornato in uno dei momenti più difficili e ha rinunciato a tanto per questa maglia. Qualcosa di irripetibile nel calcio di oggi anche se è complicato fare paragoni tra le due epoche. La gente che viene a vedere noi probabilmente si è innamorata della Lazio per via di quello che hanno fatto questi grandi personaggi in passato”. Anche Massimo Maestrelli, figlio dell’allenatore dello scudetto Tommaso, ha ricordato D’Amico: “Era il nostro compagno di merende prima degli allenamenti. Lo abbiamo vissuto come un fratello, ma era un fenomeno a giocare a pallone. Il più forte che ha giocato alla Lazio insieme a Bruno Giordano”. E sicuramente uno dei più amati e stimati, non solo nel mondo Lazio, come dimostra anche la corona di fiori fatta arrivare dalla Roma per la cerimonia.

(Agenzia Dire - www.dire.it)

 

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