VICENDE - Maggio 1855: quando Rocca di Papa insorse contro i Colonna e fu Repubblica per 6 giorni

Pubblicato: Lunedì, 01 Maggio 2023 - redazione attualità

repubblica roccadipapa ilmamilio itROCCA DI PAPA (vicende) - L'esaltante avventura che fece il giro d'Europa

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La Macchia della Fajola si estendeva tra la catena delle Faete, il Monte Artemisio e i Pratoni del Vivaro, era talmente maestosa da spingersi fino al margine dei due laghi ed è stato uno dei boschi più noti di Rocca di Papa. Denominata anche La Selva o la Macchia Grande produceva non solo legna da ardere (castagno, faggio, nocchia, carpino), ma anche quella da costruzione (cerro, nespolo, farnia, spino) ed era di vitale importanza per gli abitanti del paese che vivevano del lavoro della foresta, ovvero i boscaioli e i carbonai.

Era il 30 aprile 1855 quando proprio per proteggere la Macchia della Fajola, la popolazione di Rocca di Papa si rivoltò contro il casato Colonna. La famiglia, proprietaria da secoli dei territori, opprimeva la popolazione con esose gabelle e soprattutto era accusata di poca solidarietà civica nei confronti dei boscaioli e carbonai, privati del loro diritto di legnare e carbonare nella Macchia Grande.

Tale era la concessione firmata nella Bolla di Papa Martino V (1417-1431), al secolo Oddone Colonna, risalente al 1425 e puntualmente disattesa dai vari principi Colonna che si erano succeduti. Nel 1855 il principe Giovanni Colonna ordinò di disboscare il territorio dove i roccheggiani avevano la facoltà di esercitare i diritti concessi; inoltre promise loro con l’inganno il diritto di coltivare e una volta liberato il territorio dalla vegetazione revocò la sua autorizzazione, denunciandoli come predoni.

E così il popolo insorse nella notte del 30 aprile 1855, più di duecento contadini occuparono i terreni che i Colonna avevano fatto disboscare; poi sulla piazza del paese – oggi piazza Garibaldi – venne eretto l’albero dell’indipendenza con in cima un berretto rosso. Lo stemma dello Stato Pontificio venne sostituito dall’insegna “Dio e Popolo”.

All’alba del 1 maggio 1855 venne proclamata l’effimera Repubblica di Rocca di Papa con il grido “Morte a Colonna, viva la Repubblica".

La notizia ebbe una certa risonanza e fu seguita con grande attenzione dagli osservatori esteri, dal momento che si trattò di un unicum nella storia dei Castelli Romani. In quei giorni alloggiava a Rocca di Papa l’allora ministro dei Paesi Bassi, il conte Liedekerke de Beaufort, il quale il 31 maggio 1855 scrisse: “La proclamazione della Repubblica di Rocca di Papa è un avvenimento politico di grande rilevanza”.

Tra il Settecento e l’Ottocento, la bella cittadina dei Castelli Romani divenne tappa del Grand Tour e ospitò intellettuali d'ogni angolo d’Europa. Nel 1855 anche la scrittrice francese George Sand la scelse come temporanea residenza, raccontandone la ribellione popolare alla dominazione pontificia e la famiglia Colonna. Curiosamente invece, il poeta romano Giuseppe Gioachino Belli rispondendo alla nuora che lo informava dell’avvenimento, condannò duramente i rockenpapen (alludendo alle origini bavaresi). Ebbene sì, proprio l’autore del celebre sonetto La famija poverella non mostrò alcuna pietà e solidarietà nei confronti di una popolazione che reclamava i suoi diritti inviolabili. Ma la Storia, si sa, è ricca di contraddizioni.

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Il vero protagonista di questa vicenda fu ancora una volta Papa Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti 1846-1878) il quale, durante il suo lungo pontificato durato 31 anni e 7 mesi, fece più volte visita a Rocca di Papa.

Nel momento in cui si sparse la notizia della rivolta popolare, il Pontefice era in procinto di partire per il suo primo soggiorno primaverile presso la residenza di Castel Gandolfo. Il Papa sospese la partenza e inviò un drappello di gendarmi a Rocca di Papa, dove arrestarono una ventina di rivoltosi. Non è chiaro quanto a lungo sia durata la rivolta repubblicana, sebbene le fonti storiche siano concordi sulla brevità, difatti in poco tempo venne restaurato lo Stato Pontificio.

Nel 1955 è stata esposta una lapide commemorativa in piazza Garibaldi, in occasione del centenario della sollevazione popolare e la proclamazione della Repubblica Italiana, a testimonianza del coraggio dei nostri antenati che si rivoltarono contro l’oppressore…

di Flavia Santangeli

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Commenti  

# Franco Antinucci 2023-05-01 19:14
Sempre vivi e avvincenti i racconti del Mamilio che coinvolgono la storia del nostro territorio
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# Mirko spelta 2023-05-09 19:32
Seguo questa rubrica da un po’ e mi fa veramente piacere leggere queste notizie che sono sempre interessanti e raccontate molto bene. Complimenti a voi.
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