Caso Dessì, Matteo Renzi replica a Di Maio: "Chi vota 5 stelle nel Lazio vota uno scroccone"

Pubblicato: Domenica, 04 Febbraio 2018 - redazione politica

renzi matteo3FRASCATI (politica) - Il segretario del Partito democratico risponde al leader del Movimento ancora sul caso dell'ex consigliere comunale di Frascati e neo candidato al Senato

ilmamilio.it

Dalla pagina Facebook di Matteo Renzi riprendiamo e pubblichiamo in replica alle parole del candidato premier del 5 stelle Luigi Di Maio.

"Quando il "capo politico" del Movimento 5 Stelle, Di Maio, è in difficoltà fa sempre la stessa cosa: attacca me e il PD. E sempre con la solita mossa: il ritornello dei candidati impresentabili.

Scarsa fantasia. Però stavolta rispondiamo, punto punto. Perché le bugie hanno le gambe corte.

La storia è semplice: chi in Lazio vota per il Movimento Cinque Stelle si assume la responsabilità di far eleggere al Senato tal Emanuele Dessì, un grillino storico che trovate sul palco con Beppe Grillo e in foto guancia a guancia con i leader 5Stelle. Questo signore è molto vicino agli Spada, di Ostia (ricordate la testata di Spada che spaccò il naso al giornalista Piervincenzi a novembre?) ed è coinvolto in quella che i grillini chiamano "scroccopoli", vale a dire il problema delle case pubbliche pagate poco, 7 euro al mese.

Prima lo hanno messo in lista, poi quando sono stati "sgamati", hanno provato in tutti i modi a nascondere Dessì ma senza riuscirci. Allora gli hanno fatto firmare un impegno alle dimissioni da un notaio facendo finta di non sapere che un atto del genere non conta nulla ai fini del diritto parlamentare. Hanno cercato quindi di cambiare argomento, invano.

Alla fine la sostanza resta quella: chi in Lazio vota per il Movimento Cinque Stelle vota uno scroccone, amico del clan Spada. Punto. Qualcuno può smentire? No, nessuno.

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A quel punto Di Maio che fa? Attacca me, attacca il PD.

E dice: anche il centrosinistra è pieno di impresentabili.

E fa l'elenco di qualche nostro candidato che ha ricevuto avvisi di garanzia. Noi di solito facciamo finta di niente e non replichiamo a queste bassezze. Oggi non più.

Caro Di Maio, quello che ancora non hai capito è che un avviso di garanzia non è una condanna. Non si diventa "impresentabili" per un avviso di garanzia o per essere indagati. Perché altrimenti per voi sarebbe un dramma. Perché tu, caro Di Maio, sei stato indagato.

Perché il sindaco di Torino Chiara Appendino è indagata per omicidio colposo e falso.

Perché il sindaco di Livorno Filippo Nogarin è indagato per omicidio colposo.

Perché il sindaco di Roma Virginia Raggi non è solo indagata, ma direttamente a processo per falso. E perché da Bagheria alla Sardegna sono numerosi i sindaci a cinque stelle indagati.

Attenzione: qui c'è la differenza di stile tra noi e loro. Per noi non sono impresentabili, noi non li giudichiamo colpevoli. Anzi: ci auguriamo che siano innocenti. Non speriamo nella loro condanna, ma facciamo il tifo per la loro innocenza, perché noi non siamo come Di Maio, che è garantista il lunedì con i suoi amici e giustizialista con gli avversari il martedì.

Pai

 

 

 

 

 

 

Impresentabile, però, rimane Dessì, per le sue amicizie. Anche se non ha avvisi di garanzia. Talmente impresentabile che se ne vergognano anche i Cinque Stelle.
Ok, è chiaro: Dessì vi mette in imbarazzo. E siamo pronti a non parlarne se questo vi fa stare più tranquilli.

Possiamo fare politica, adesso?

Di Maio è un aspirante leader politico che vorrebbe confrontarsi con Trump e con Putin e che non trova ancora il coraggio di fare un dibattito con me o con Salvini. Caro Di Maio, lascia stare le liste di presunti impresentabili: presentati tu, a un dibattito tv, se trovi il coraggio di non fuggire come hai fatto fino ad oggi.

Con i Cinque Stelle vorremmo discutere di vaccini, di come creare lavoro altroché reddito di cittadinanza e assistenzialismo, di Europa, di grandi eventi come l'Expo, di Venezuela e di periferie. Vorremmo un dibattito politico alto.

Caro Di Maio, quando avrete finito con il fango, ci troverete qui, al solito posto. Perché noi non scappiamo, noi.