Divorzio giudiziale: cosa fare quando non c’è accordo sulle condizioni di divorzio

Pubblicato: Mercoledì, 26 Ottobre 2022 - redazione attualità

divorzio ilmamilioROMA (attualità) - Un momento molto delicato nelle vite di tante persone: qualche consiglio per separarsi

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La legge italiana prevede due modalità per divorziare: si può effettuare un ricorso a domanda congiunta oppure procedere con un divorzio di tipo giudiziale. Il primo caso è sempre il più consigliabile, perché consente di archiviare la pratica in maniera decisamente più semplice e rapida. Tuttavia, quando si arriva a decidere di prendere strade diverse non è raro che ci sia una significativa conflittualità fra i coniugi, e può accadere che questi non riescano a trovare un accordo sulle condizioni di divorzio. In questi casi, la via contenziosa appare l’unica percorribile. Andiamo allora a vedere in cosa consiste, in quali fasi si articola e soprattutto quanto può essere impegnativa a livello di tempistiche ed energie da investire.

Come fare domanda di divorzio

In primo luogo, bisogna ricordare che con il c.d. “divorzio breve” è diminuito il tempo obbligatorio da far trascorrere fra separazione e divorzio. Fino al 2015, infatti, la domanda di divorzio poteva essere presentata solo tre anni dopo la separazione. Ora invece sono sufficienti 6 mesi dalla separazione consensuale e 1 anno dalla separazione giudiziale, con il termine di 1 anno decorrente dal momento della comparizione dei due coniugi al cospetto del Presidente del Tribunale.

Diversamente da quanto avviene nel divorzio consensuale, nel procedimento giudiziale è solo uno dei due coniugi a presentare la domanda di divorzio, con il supporto di un avvocato. Il legale si occupa di redigere il ricorso che deve contenere l’illustrazione dei fatti e gli elementi di diritto a supporto delle richieste presentate. Insieme alla domanda da consegnare al tribunale si devono allegare i seguenti documenti:

  • copia dell’atto di matrimonio e della sentenza di separazione;
  • certificato di residenza;
  • stato di famiglia;
  • dichiarazione dei redditi degli ultimi tre anni.

Il ricorso deve essere molto dettagliato e contenere tutte le richieste del coniuge sia per quanto riguarda gli aspetti patrimoniali (assegnazione della casa coniugale, assegno divorzile ecc.) che per quanto riguarda questioni complesse come l’affidamento e il mantenimento dei figli. In questa fase, è fondamentale affidarsi a un professionista esperto in grado di valutare con obiettività quali richieste potranno effettivamente essere accolte dal giudice e quali sono invece troppo pretenziose. Per questo motivo, si consiglia sempre di scegliere un avvocato specializzato in materia di divorzio che sappia illustrare in maniera specifica quali sono le reali possibilità di successo in base alle proprie richieste.

Una volta che il ricorso è stato depositato in tribunale, viene fissata la data dell’udienza di comparizione delle parti in tribunale e il termine entro il quale l’altro coniuge deve ricevere notifica del ricorso, per consentirgli di avere tempo per redigere l’eventuale memoria difensiva. Anche quest’ultima costituisce un documento ufficiale redatto da un avvocato, e le successive fasi del divorzio si articoleranno proprio a partire dal ricorso e dalla memoria difensiva.

La prima udienza: i provvedimenti provvisori e urgenti

I due coniugi sono chiamati a presentarsi alla prima udienza, chiamata udienza presidenziale, insieme ai rispettivi avvocati. Il primo step è il tentativo di conciliazione da parte del Presidente del Tribunale, se questo fallisce vengono emessi i cosiddetti provvedimenti provvisori e urgenti. Come suggerisce il nome stesso, questi riguardano appunto le questioni più urgenti relative allo scioglimento del matrimonio: l’affidamento dei figli, il mantenimento del coniuge economicamente più debole e così via.

Questi provvedimenti vengono stabiliti a seguito di una valutazione dei documenti ufficiali (ricorso e memoria difensiva) al fine di individuare un quadro generale della situazione personale e patrimoniale dei coniugi. Ad ogni modo, si potrà tornare in futuro su queste decisioni in quanto le scelte definitive saranno ufficializzate soltanto dalla sentenza di divorzio. Su richiesta delle parti, in questa fase si può emettere una sentenza parziale di divorzio per sciogliere ufficialmente il matrimonio e far sì che i coniugi riacquistino lo stato libero.

La fase istruttoria

La fase successiva è quella istruttoria, con la nomina di un Giudice che avrà il compito di seguire la causa fino alla sentenza definitiva. Si tratta della fase più complessa che di fatto può allungare di molto le tempistiche del divorzio, dato che il Giudice può predisporre indagini anche molto approfondite per accertare le reali condizioni economiche e patrimoniali della coppia. La conclusione si ha con la sentenza di divorzio, che provoca ufficialmente la cessazione degli effetti civili del matrimonio. Questa stabilisce tutte le condizioni del divorzio per quanto riguarda gli aspetti patrimoniali e personali, inoltre vengono meno doveri (assistenza morale e materiale, coabitazione ecc.) e diritti (come i diritti ereditari). Le condizioni del divorzio possono tuttavia essere modificate in caso di giustificati motivi, per farlo si deposita un ricorso indicando le condizioni da modificare con le relative giustificazioni.

I tempi del divorzio

Una stima precisa dei tempi del divorzio giudiziale non è possibile, in quanto molto dipende dal livello di conflittualità fra i due coniugi. Sicuramente il procedimento è molto più lungo e impegnativo rispetto a quello di un divorzio congiunto, una causa può infatti durare anche 2 o 3 anni.