La Distopia che ci governa e l’intuizione di George Orwell

Pubblicato: Domenica, 21 Gennaio 2018 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI - Il 21 gennaio 1950 muore a Londra l'autore de 'La Fattoria degli animali' e '1984'

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La Fattoria degli animali, 1984George Orwell (Motihari, 25 giugno 1903 – Londra, 21 gennaio 1950), pseudonimo di Eric Arthur Blair, giornalista e saggista, aveva immaginato già nel secondo dopoguerra cosa sarebbe accaduto a tutti noi (ancor meglio il suo professore Adolf Huxley, autore de 'Il Mondo Nuovo' nel 1932, un anno prima dell’avvento del nazismo) negli anni del progresso e della tecnologia. Lo fece attraverso l'immaginazione e la lettura della storia contemporanea, prima che tutto si omologasse e si appiattisse realmente, prima che consumare divenisse più importante che produrre, prima che la comunicazione si trasformasse in 'controllo' latente delle opinioni.

Orwell, nei fatti, intuì da che parte stava girando il mondo moderno.

E' ricordato soprattutto per il contributo che diede alla letteratura distopica con la La ''Fattoria degli animali'', il suo romanzo più celebre, ambientato in un luogo dove gli animali, stanchi dello sfruttamento dell'uomo, si ribellano decidendo di dividere il risultato del loro lavoro seguendo il principio "da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni". Il sogno fallisce perché i maiali, gli ideatori della "rivoluzione", prendono il controllo della fattoria, diventando sempre più simili all'uomo, finché non diventano peggiori di coloro che avevano combattuto.

Orwell è il maestro che tramite le sue favole stimola a mantenere sempre alta la coscienza, a dubitare delle rivoluzioni e del nostro stesso pensiero, perché condizionato, sin da bambini, da un linguaggio e da una costruzione tesa ad ingabbiare in nozioni tutta l'esistenza.

Lo scrittore portò avanti la sua attività letteraria in parallelo con quella di giornalista e attivista politico. Era e rimase sempre di sinistra, ma la presa di coscienza (anche in seguito a tragiche esperienze personali) delle contraddizioni del comunismo nel periodo stalinista lo portarono a diventare antisovietico, scontrandosi così con una consistente parte della sinistra europea.

''1984'' è il suo romanzo più visionario e raggelante, che parte dalla supposizione di una terra divisa in tre grandi potenze totalitarie in guerra tra loro, Oceania, Eurasia ed Estasia, in un clima di tensione internazionale perenne tesa a mantenere il controllo totale sulla società. Il partito unico, il Grande Fratello, il potere nelle mani di una sola organizzazione, i televisori forniti di telecamera installati per legge in ogni abitazione, i libri riscritti, l'espulsione di ogni concetto non allineato, la fine della storia, l'abolizione della scrittura a mano, la cancellazione della poesia, dei romanzi, dei sentimenti: quella immaginata da Orwell è una società creata per non pensare, non amare e deviare milioni di persone senza autonomia, indipendenza e dignità.

La nostra umanità appare quotidianamente più simile a quelle ''orwelliane''. Banche, lobby, gruppi di potere decidono il mercato, l'andamento della finanza, persino il ricambio dei governi. La grande pensatrice Hannah Arendt (leggi Hannah Arendt: dalla 'banalità del male' alla critica della società economica) affermava: "Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione tra realtà e finzione, fra vero e falso, non esiste più".

La cultura assume dunque ancora oggi l’unica soluzione che può salvare la società dalla sua chiusura e della sua omologazione cronica.