Celebrità e beneficenza, fra altruismo e pubblicità

Pubblicato: Giovedì, 09 Giugno 2022 - redazione attualità

mani unite ilmamilioROMA (attualità) - Quei casi in cui i vip hanno rivolto attenzione ai temi sensibili

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La fama è un aspetto che accomuna numerosi personaggi in vista nei più diversi campi: sport, moda, cinema sono solo alcuni esempi. La celebrità di queste figure si accompagna, in maniera direttamente proporzionale, ai compensi da esse percepite: maggiore la fama, maggiore il compenso. Se questo genera spesso atteggiamenti di disapprovazione, per i quali non è corretto remunerare in maniera differente due professionisti del medesimo settore solo in virtù di una differente esposizione mediatica, non mancano di contro i casi in cui tali compensi vengano destinati, in tutto o in parte, a enti benefici. Si tratta di scelte che avvengono con una certa costanza, e che rendono legittimo chiedersi quanto tale beneficenza sia spontanea o quanto invece non sia volta a ottenere ulteriore visibilità.

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Si tratta di una questione che emerge soprattutto nel caso di celebrità che compaiono spesso sulle cronache in virtù di alcuni loro atteggiamenti sopra le righe, costruendo quindi una figura che sembra incompatibile con opere altruistiche: si può pensare al caso di Miley Cyrus. Divenuta famosa con il ruolo giovanile di Hannah Montana in produzioni Disney, la cantante statunitense è poi stata protagonista di un restyling che l’ha portata al centro di numerose polemiche, soprattutto relative all’immagine e allo stile. Contemporaneamente, comunque, non sono mai mancate le notizie circa il suo contributo verso temi sensibili, come nel caso del sostegno verso il movimento LGBT o delle donazioni per la lotta all’HIV. Un discorso simile può essere fatto per Naomi Campbell. Della modella britannica, icona del mondo della moda soprattutto nel corso degli anni ’90, sono sempre state messe in luce le intemperanze più esplosive: in diversi casi sono arrivati alle cronache fatti che la vedevano protagonista di escandescenze nei confronti di collaboratori o fotografi.

La Campbell al contempo è sempre stata molto attiva nel sociale: oltre a numerose donazioni, poco noto è il suo rapporto con Nelson Mandela, con il quale mantenne nel corso degli anni un’ottima relazione. Il leader africano, icona della lotta per i diritti civili in Sudafrica, le riconobbe sempre un forte impegno nella questione africana, continente al quale è molto legata. Nell’uno come nell’altro caso, esempi che potrebbero sembrare volti principalmente a porsi sotto una luce positiva, cercando di controbilanciare le polemiche sul personaggio.

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In altri casi, invece, difficilmente questo sembrerebbe essere lo scopo. È per esempio il caso di Caroline Rhea, attrice canadese celebre per il ruolo nella serie Sabrina Vita da Strega, fortunata sitcom andata in onda dal 1996 al 2003: fuori dal set l’attrice si è distinta, tra l’altro, per la sua partecipazione allo show Celebrity Blackjack. La trasmissione, come richiamato già dal nome, radunava dei personaggi famosi intorno a un tavolo di blackjack: il noto intrattenimento, apprezzato anche per il numero di varianti come nel caso del blackjack con o senza hole card, una differenza che delinea i confini di due distinti approcci strategici, era organizzato in un torneo con un montepremi da destinare a un ente di beneficenza. L’attrice, uscita vittoriosa dalla prima edizione nel 2004, destinò la vittoria a un’organizzazione animalista.

Anche Richard Gere, uno dei volti più noti del cinema specie fra gli anni ’80 e ’90, si è varie volte segnalato per iniziative benefiche: nel 2011 mise all’asta la sua collezione di chitarre destinando il ricavato a scopi umanitari; nel 2014 recitò nel film indipendente Gli Invisibili, finalizzato a sensibilizzare circa le condizioni dei senzatetto; non ha inoltre mai mancato di far sentire il suo supporto circa la lotta all’AIDS o le condizioni in Tibet, devolvendo somme a sostegno di tali cause. Più di recente, ha partecipato alle attività di salvataggio nel Mediterraneo a bordo di navi di organizzazioni non governative, finendo al centro di una polemica che verteva proprio circa ipotetici scopi di autopromozione della sua presenza. Questi ultimi casi, in effetti, portano a domandarsi se questi personaggi possano essere spinti a gesti altruistici al mero fine di accrescere una notorietà che, tuttavia, già possiedono in abbondanza.

Come spesso accade, probabilmente la verità sta nel mezzo. È verosimile che, in alcuni casi, ci possano essere delle valutazioni opportunistiche circa iniziative benefiche; allo stesso tempo, molte altre volte tali iniziative sembrano essere compiute senza alcun secondo fine. Rimane da chiedersi, a ogni modo, quanto questo conti: chi riceve un gesto di solidarietà lo valuterà meno utile sapendo che dietro lo stesso possano esserci stati ragionamenti opportunistici?