Da Castel Gandolfo a Rocca di Papa, da Ciampino a Pomezia (?): quando il presidente del Consiglio è il primo dissidente

Pubblicato: Martedì, 19 Dicembre 2017 - redazione politica

calcagni muziCIAMPINO (politica) - Da Colacchi a Calcagni, da Muzi al caso strano Zuccalà-Fucci: una tendenza che invita a far riflettere sulle dinamiche politiche interne

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Ad aprire le danze, in tempi recenti, è stato Maurizio Colacchi: già sindaco di Castel Gandolfo, al culmine di una lunga crisi di rapporti personali e politici con la sua ex assessora e poi sindaca Milvia Monachesi, Colacchi da presidente del Consiglio nell'estate 2015 scelse di lasciare la maggioranza ed insieme al vicesindaco Giacomo Moianetti diede vita al gruppo "Democratici per Castello". Gruppo di opposizione: e che opposizione.

 

 

 

 

 

L'esempio di Castel Gandolfo, che non era certamente il primo caso ma che possiamo considerarlo - a livello di Castelli romani - il capitolo zero di una nuova epoca da questo punto di vista, è stato seguito da diversi altri. Anzi: di questi tempi sembra essere diventato decisamente di moda.

Il secondo presidente del Consiglio comunale a mettersi per storto e a rompere col suo sindaco, da primo degli eletti, è stato Massimiliano Calcagni a Rocca di Papa (a sinistra nella foto in alto). I tempi degli abbracci notturni col sindaco Crestini in piazza Margherita stappando spumante subito dopo la vittoria, i tempi del fronte comune e dei video insieme al sindaco ed alla ex vicesindaca per fronteggiare gli amici-nemici del Comitato Pro Case, sono lontanissimi anni luce. Già oggetto di un tentativo di fronda tramato proprio dal sindaco Emanuele Crestini, Massimiliano Calcagni è da mesi l'avversario numero 1 del primo cittadino. Un'avversione politica (e personale) forte, fortissima che però nella costituzione del gruppo consiliare "Voi con noi", insieme ai colleghi di dissidenza Lorenzo Romei e Roberta Carnevale, non si è ancora completamente esplicitata. Il balletto dentrolamaggioranza-fuorilamaggioranza prosegue, a seconda dell'ispirazione.

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Identica trama si è svolta a Ciampino dove uno dei protagonisti dello strappo di qualche giorno fa è proprio quel Marcello Muzi (a destra nella foto in alto) che, presidente del Consiglio in carica, già anni fa - ai tempi delle dimissioni pro Consiglio regionale dell'ex sindaco Simone Lupi - si pose in posizione polemica contro la nomina di Carlo Verini quale vicesindaco reggente. Ebbene: Marcello Muzi e la sua collega Paola Natali oggi sono in opposizione, nel gruppo misto.

Anche in questo caso non risulta alcuna intenzione da parte del presidente del Consiglio Marcello Muzi di recedere dal suo ruolo di garante dei lavori dell'Assise.

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L'ultimo caso che probabilmente deve essere citato è quello di Pomezia dove il Movimento 5 stelle ha individuato in Adriano Zuccalà, attuale presidente del Consiglio, il prossimo candidato sindaco invista delle elezioni Amministrative 2018. In questo caso, che curioso è dir poco, a "rompere" col presidente del Consiglio è stato il sindaco in carica Fabio Fucci che non ricandidabile per il rigido regolamento interno dei 5 stelle, ha deciso di annunciare la sua ricandidatura a sindaco con una lista civica.

Tanti casi che, insomma, dicono come non sempre l'accordo politico sia un accordo di fiducia e di sostanza. E deve probabilmente far riflettere che in nessun caso i presidenti del Consiglio (e da qui il caso Pomezia può essere escluso) dopo aver voltato le spalle al sindaco che hanno sostenuto in campagna elettorale, hanno scelto di rimettere il proprio incarico. Incarico che, va sottolineato, viene remunerato al pari di quello di un assessore.