G20, a Roma gli studenti in piazza: “Abbiamo bisogno di un futuro”

Pubblicato: Venerdì, 29 Ottobre 2021 - redazione attualità

 

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ROMA (attualità) - Gli studenti dei licei gridano la loro rabbia verso la gestione della scuola e della formazione, e vogliono che vengano rimessi al centro dell'agenda dei grandi del mondo i temi del lavoro, dell'ambiente e della salute
 
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Voi G20. Noi il futuro“. Alla vigilia del G20 gli studenti dei licei romani hanno sfilato da Circo Massimo fin sotto al ministero dell’Istruzione per gridare la loro rabbia verso la gestione della scuola e della formazione, ma anche per rimettere al centro dell’agenda dei grandi del mondo i temi del lavoro, dell’ambiente e della salute.

gottodoro mamilio

 

“Oggi siamo qui perché per noi questa rappresenta una occasione unica visto che il G20 si tiene a Roma- dice Giulia, rappresentante del liceo Augusto- Gli studenti romani hanno l’occasione di far arrivare questo messaggio ai potenti della Terra che domani si riuniranno a RomaAbbiamo bisogno di un futuro, abbiamo bisogno di certezze per il nostro futuro, certezze che sono state intaccate dalla Dad in questo periodo. Un domani quando non ci saranno più risorse e investimenti sulla scuola noi non avremo un futuro, una vita e un domani”.vivace3 banner ilmamilioFarmacia Pratone1 grottaferrata ilmamilio

Siamo il futuro, gridano, ma senza un futuro conquistiamo il presente. “Ai grandi della Terra chiediamo 4 cose principalisanità pubblica e gratuita, un impegno serio sulla questione ambientale, il risanamento dell’edilizia scolastica e che il precariato dei docenti venga risolto e infine sul versante del lavoro meno sussidi, salari più alti e migliori condizioni“, spiega Enrico del liceo Plinio Seniore.

I giovani chiedono di poter essere ascoltati, di far parte dei processi decisionali: “È imbarazzante – spiega Gabriele del liceo Plinio Seniore- che in una riunione che coinvolge 20 capi di Stato non siamo minimamente inclusi. La classe dirigente negli ultimi 50 anni è invecchiata vistosamente e non ci dobbiamo sorprendere se i sessanta, settantenni non riescono a interpretare i nostri bisogni”.

( DiRE - www.dire.it)

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