STORIE & METALLO - Basta usurpazioni del "suolo nostro": così l'Italia si ritrovò unita. Aspettando Roma
Pubblicato: Sabato, 09 Gennaio 2021 - Marco CaroniROMA (storie & metallo) - Una medaglia celebra il primo atto conclusivo del Risorgimento: l'Italia stringe la mano a Vittorio Emanuele II e lo esorta a completare l'opera
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Quando Garibaldi accorse in quel di Marsala, nel profondo sud del borbonico Regno delle Due Sicilie per dare man forte con i suoi Mille ai rivoltosi abitanti dell'antica Trinacria in sollevazione contro il da poco arrivato Francesco II, il più era fatto.
Il dado era tratto: come avrebbe detto quel Giulio Cesare impegnato a varcare il Rubicone mentre, in quella gloriosa stagione 1860-1861, da varcare mancava ancora il Tevere.
E di lì a poco, difatti, si sarebbe posto il problema - non da poco - di convincere il Papa a capitolare. Manovra affatto facile, di fronte ad un Pio IX che pur nella certezza di essere l'ultimo Papa re della storia (almeno sinora...), aveva dalla sua l'intero mondo del cattolicesimo.
Tanto che per avere l'occasione propizia a Vittorio Emanuele II (proclamato per legge Re d'Italia con atto del 17 marzo 1861) sabebbe toccato aspettare quasi 10-anni-10. Occasione che sarebbe infatti arrivata solo con i francesi, sentinelle del Papa, impegnati nella disastrosa guerra contro la Prussia. Ed a quel punto il gioco fu facile.
Tempo al tempo.
Per intanto c'era dunque da celebrare l'inseguita ed ottenuta Unità nazionale, almeno nella parte fino a quel momento completata. Frutto di guerre, sì, ma anche di tanta diplomazia.
L'Italia che ne arrivava è quella che, allegoricamente, nella bella medaglia (non comune) sopra pubblicata stringe la mano - con la testa turrita- ad un Vittorio Emanuele tronfio e soddisfatto ma inevitabilmente pensieroso sul lavoro ancora da farsi. Figurarsi se poi il lavoro in questione, lavorare ai fianchi il Papa, avrebbe dovuto compiersi senza quel Conte di Cavour di fatto vero stratega della faccenda, scomparso nel giugno 1861 dopo aver avuto appena il tempo di chiamarsi propriamente "italiano".
Il Re prorompeva in un sontuoso "Cessino le straniere usurpazioni nel nostro suolo", impresso proprio nel metallo (diametro importante da 70 millimetri, bronzo, opera di Francesco Vagnetti) in una medaglia più auspicativa che celebrativa coniata nell'agosto 1862.
E, difatti, nel rovescio è ben dichiarato il concetto per il quale non sarebbe stato possibile considerare completato il Risorgimento (già definito) tale, senza una vera unità della Penisola da compiersi, implicitamente, con l'annessione di Roma e di quel che ancora restava al Papa dello Stato Pontificio.
Tutto questo avveniva la bellezza di 160 anni fa, all'alba di una storia che solo allora avrebbe mosso i propri contraddittori passi unitari.
Una storia che, Roma a parte (e non sarebbe stato certamente poco, con un fardello in termini di rapporti bilaterali lungo di 60 anni), avrebbe dovuto passare per alleanze, batoste, voltafaccia e colonialismo sino, per un'Italia ancora giovane, attraverso la dibattuta e non certo limpida (seppur vittoriosa) partecipazione alla Prima Guerra mondiale.
Per info sulla medaglia: 331.9188520 (whatsapp)
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