I "gruppi crescita" (like-for-like), l'ultimo "lager" del mostro Instagram

Pubblicato: Mercoledì, 25 Settembre 2019 - Graziella Siciliani

instagram ilmamilioFRASCATI (tecnologia) - Regole interne durissime e lessico da kapò. Chi sgarra è fuori. Ma fuori da cosa è tutto da capire

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Così amato e seguito dai giovani ma allo stesso tempo così complesso da comprendere in tutte le sue sfaccettature. Instagram continua a crescere nella speciale classifica dei social e continua a fare proseliti un po' in tutte le fasce d'età: indiscusso leader delle argomentazioni e delle condivisioni degli under 30, Instagram cresce però anche altrove, in altre zone anagrafiche e in altre sacche d'interesse.

Con delle regole tutte sue.

Regole d'ingaggio tra utenti e potenziali follower, regole - soprattutto - per la crescita del proprio profilo.

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E così a proliferare, in una vera e propria giunga di codici non scritti e consuetudini da smanettoni social, sono i cosiddetti "gruppi crescita", profili utilizzati, proprio con la promessa di una reciproca crescita di follower tra gli iscritti (senza chiaramente più alcun confine di carattere tematico e soprattutto territoriale). Profili assolutamente particolari, del tutto peculiari, potremmo semplicemente dire "Instagram oriented".

Il gioco, come detto, appare facile: seguire un certo profilo che, dettando le sue regole interne, riesce a far seguire tra di loro i suoi follower. Il fatto poi che questi "gruppi  crescita" (che veri gruppi, tipo Facebook, davvero non sono) normalmente siano composti da poche centinaia di utenti è un "buffo" (ma mica tanto, il gioco è chiaro) mistero.

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A balzare all'occhio è la durezza delle parole usualmente utilizzate dai gestori di questi profili che diramano ordini e direttive manco fossero un kapò all'interno di un lager.

Chi sbaglia va fuori e peste virtuale (e virale) lo colga.

Lessico da bullismo spinto, ordini intimati a brutto muso (pardon, a brutto click), ovviamente sempre col favore dell'anonimato diffuso tipico di Instagram. Un anonimato aizzato e amplificato poi dai cosiddetti profili "mirror", specchi di profili veri che hanno il solo scopo di esistere nell'andare a pescare "like" per il master qua e là. Ma questa è un'altra storia.consorzio ro.ma

Si diceva dei "gruppi crescita" e delle regole interne: veri e propri decaloghi da seguire alla lettera pena, dicono, l'espulsione e la condanna eterna. Se poi ciò accade è tutto da vere, molto più facile che il "gruppo" si sciolga e si "spenga" semplicemente una volta conclusa la sua funzione di "adescamento di like" funzionale soprattutto gli interessi degli "admin" (chiamarli amministratori è desueto e demodè).

Un sistema che coltiva la delazione ("segnalate chi non segue e chi segnala") e che disincentiva i famigerati temutissimi "unfollow" (il meccanismo perfetto per cui ti seguo se tu mi segui, ma appena mi accorgo che mi segui ti tolgo il mio follow... perverso), vietati come un Lagavulin - è uno Scotch whisky, non un blogger - ad un incontro degli alcolisti anonimi.

La reazione istintiva? Una sonora pernacchia. Provare per credere: che può succedere d'altra parte? L'espulsione dal promesso paese dei balocchi? Niente di più inutile in una comunità pervasa di analfabeti funzionali e di presunti "influencer".

Che fa il gioco esclusivo di chi il gioco, invece, l'ha capito bene. E riesce a fare business.

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