24 Agosto 2016: il Terremoto del centro Italia: la ricostruzione lontana

Pubblicato: Sabato, 24 Agosto 2019 - Fabrizio Giusti

Risultati immagini per terremoto amatrice mamilioACCADDE OGGI – Nel frattempo sono passati tre Presidenti del Consiglio: Renzi, Gentiloni, Conte. Le parole di preoccupazione della Chiesa, di Legambiente e di Coldiretti

ilmamilio.it

Di Presidenti del Consiglio, da quel giorno, ne sono passati tre: Renzi, Gentiloni e Conte. Nulla di straordinario è accaduto: nessun miracolo, nessuna ricostruzione-lampo. Il terremoto del Centro Italia del 24 Agosto 2016, e quello delle successive scosse, è ancora una ferita aperta e viva nella coscienza di tante piccole comunità. Un segno indelebile che ha lasciato amarezze, migliaia di persone senza casa, macerie, rovine. Eppoi le cicatrici terribili del lutti. Permanenti, materiali e interiori. 

E’ ancora molto vicino a noi il frastuono di quella notte, alle ore 3:36. Una magnitudo di 6.0, con epicentro situato lungo la Valle del Tronto, tra i comuni di Accumoli e Arquata del Tronto. Due potenti repliche poi si sono ripetute il 26 ottobre 2016 al confine umbro-marchigiano, tra i comuni della provincia di Macerata di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera. Poi ancora il 30 ottobre 2016 con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci. Infine il 18 gennaio 2017 la nuova sequenza di quattro forti scosse di magnitudo superiore a 5, localizzati tra i comuni aquilani di Montereale, Capitignano e Cagnano Amiterno. 

Un bilancio gravissimo: 41.000 sfollati, 388 feriti e 299 morti (249 delle quali nei soli Comuni di Accumoli e Amatrice). Quattro le regioni coinvolte: Marche, Lazio, Abruzzo, Umbria.

Ancora oggi quei momenti segnano comunità e terre. Oltre al dolore, i piccoli borghi del Centro d’Italia attendono una ricostruzione che non arriva. In alcune frazioni di Amatrice e Accumoli, infatti, il tempo sembra essersi fermato. Situazione già viste in Italia in passato, dove sono stati pochissimi gli esempi virtuosi e troppe le polemiche.

Fino ad oggi sono 80 gli interventi di ricostruzione pubblica (scuole, ospedale, opere di urbanizzazione) in fase di progettazione. Ad Amatrice si lavora e sono in corso i lavori dei primi grandi condomini privati. La rimozione macerie non è però conclusa. La Diocesi di Rieti sta lavorando per rimettere in piedi 70 chiese danneggiate dal sisma.

Quindi i dati economici. L’economia locale delle zone colpite dal terremoto fatica a riprendersi. Si registra un crollo del 70% nelle vendite, secondo Coldiretti. Lontano il ritorno alla normalità. Vanno messe nel conto, inoltre, le difficoltà abitative delle popolazioni locali, i problemi a far tornare i turisti, i pesanti ritardi della ricostruzione, anche per la mancanza di una legge nazionale organica e una governance stabile per la prevenzione e di intervento.

A essere in difficoltà, secondo le stime, sono 25 mila aziende agricole e stalle censite nei 131 Comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, dove si registra una grande presenza di allevamenti, con oltre 100 mila animali tra mucche, pecore e maiali, e un rilevante indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo.

 A soffrire particolarmente è il settore lattiero-caseario, che registra un calo del 20% per via della chiusura delle stalle. Mentre si avvia lentamente alla ripresa l’ambiente degli agriturismi: sono 444 quelli che operano nell'area. La crisi sembra invece non aver colpito la lenticchia di Castelluccio di Norcia Igp che è in piena raccolta e per cui si prevede una produzione di qualità attorno ai 3 mila-4 mila quintali, in linea con quella dello scorso anno.

La solidarietà, diffusa in ogni dove d’Italia, ha reso possibile la salvezza di alcune di queste realtà. Ma ovviamente non basta. 

Non si è riusciti in questo lasso di tempo a dare delle certezze. La situazione è stata aggravata da continue polemiche, rimpalli di responsabilità, commissari, inefficienze e mancanza di convergenza a livello istituzionale. Legambiente e Fillea Cgil hanno diffuso in questo senso dati importanti: su circa 73 mila edifici dichiarati inagibili, le domande dei cittadini per il contributo sono solo 10 mila e presso le Casse Edili i cantieri avviati negli ultimi mesi sono poche centinaia.

“Ne uccide più la burocrazia che il terremoto”, affermava Danilo Dolci. E con ragione da vendere.

Leggi:  30 Dicembre 1997: “Se l’uomo non immagina, si spegne”. Danilo Dolci e quell’idea della vita da rivalutare

Non esiste, denunciano in troppi, un progetto di visione per il futuro di queste aree. Mentre il pericolo reale è lo spopolamento di molte zone, lo sradicamento, ovvero la percezione che un giorno tutto sarà ricostruito ma dentro ad un contesto desertificato socialmente ed economicamente.

Anche la Chiesa ha fatto sentire in queste ore la sua voce. “C’è un verbo che è urgente declinare con serietà e responsabilità ed è il verbo restituire. Bisogna restituire con urgenza alle popolazioni della Valnerina la fiducia che è stata loro rubata”. Il monito è dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo. “Si erano riposte molte speranze nelle promesse e nelle assicurazioni ricevute dai diversi livelli istituzionali circa il ritorno nelle case e la ricostruzione – ha detto - a tutt’oggi la realizzazione di queste promesse rimane vaga e viene ritardata da incomprensibili intoppi burocratici. Anche la basilica di San Benedetto, sbandierata da molti come icona di questo terremoto, è ancora occupata dalle macerie. E insieme alla basilica possiamo ricordare la cattedrale di Santa Maria e tutte le altre chiese, le tante case e gli edifici pubblici”. “In fondo – ha aggiunto il Presidente della Conferenza episcopale umbra – c’è poca differenza e direi c’è la stessa responsabilità morale nel trattenere migranti e profughi su una nave in attesa di un porto sicuro e nell’obbligare tanta gente a vivere fuori dalla propria casa nella precarietà e nell’attesa. Non possiamo dimenticare poi che la tentazione dello scoraggiamento e della rinuncia attanaglia l’animo di molti e che molti giovani pensano e mettono in atto il progetto di recarsi altrove a cercare dignità e lavoro”.

Ancora una volta, le ‘promesse mutilate’ della fase emotiva successiva ai catastrofici eventi sono rimaste l’unico argomento. L’ennesimo esempio  di un’incapacità cronica a risolvere i problemi dentro a tempi certi e sopratutto credibili. Ma l’identità ha il diritto di essere tutelata e protetta. E il passaggio di ben tre presidenti del consiglio senza che i territori colpiti dal sisma abbiano rialzato la testa con la convinzione collettiva di potercela fare sul serio, come affermavamo all’inizio di questa riflessione, sono il segno delle grandi difficoltà di un pezzo d’Italia che merita riscatto e vita.