Perché "fare" cronaca non è un mestiere per tutti. Oggi più che mai

Pubblicato: Sabato, 03 Novembre 2018 - Marco Caroni

FRASCATI (attualità) - Da sempre una delle attività più impegnative e sfidanti in cui un giornalista può impegnarsi. Con precisi obblighi narrativi ma soprattutto morali, etici ed ovviamente penali

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Non è da noi fare morali né insegnare il mestiere a nessuno, tantomeno ai nostri colleghi. Ma, tra i tanti episodi che pure richiederebbero una tirata d'orecchi (non da parte nostra ma di soggetti terzi deputati a questo genere di azioni), tra le centinaia e centinaia di "inquinatori seriali" dei social e della rete - attratti più dal fascino del click facile che dalla necessità di fare informazione - nelle ultime ore ne è accaduto uno che, stavolta, non può esimerci dallo stigmatizzarlo.

Fare cronaca, occuparsi di cronaca è una delle attività più difficili nelle quali possa cimentarsi un giornalista. Non per niente, da sempre, la "traccia" di cronaca all'esame di Stato per l'accesso all'elenco professionisti è quella più temuta e, allo stesso tempo, più affascinante. Più sfidante.

Bcc Castelli Romani Tuscolo"Fare" cronaca, occuparsi di cronaca, comporta tali e tante responsabilità - spesso in primis morali ed etiche, poi chiaramente anche penali - che il settore richiede attenzione massima.

Perché "cronaca", più di ogni altro argomento, è questione che riguarda le persone da vicino, che spesso le "violenta" nella crudezza dei fatti riportati, le coinvolge direttamente negli affetti, negli interessi, nei propri ambiti spesso privati. Nel fare cronaca più che in tutto il resto, il lettore - spesso distratto o meglio soggetto alla iper informazione tipica dei nostri tempi - deve essere "guidato" e "scortato", il più possibile, nella comprensione e nell'effettivo svolgimento dei fatti. Nella dimensione effettiva degli accadimenti. "Fare" cronaca impone un serio e approfondito lavoro, una puntuale ed incrociata verifica delle fonti: tanto che - non di rado - a chi sgarra o solo a chi ne scrive ciò può comportare un aggravio di assunzione di responsabilità a volte tutt'altro che banali.

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"Fare" cronaca impone la capacità e la prontezza, soprattutto in tempi prettamente web e social, di adeguare i propri scritti, i propri contenuti a quelli che sono gli svolgimenti effettivi di fatti che a volte sono appena accennati e, ove necessario, di provverere ad aggiornamenti se non a rettifiche. Con umiltà e nella piena consapevolezza del proprio ruolo di "cronisti". Tanto più che oggi i lettori sono sì distratti ma, attraverso i social, direttamente partecipi nelle narrazioni e, parallelamente, giudici diretti e critici ferrei di ciò che scriviamo. Come è giusto, come è sacrosanto che sia.

Ebbene, "fare" cronaca è un mestiere che si impara sul campo: anche dietro una tastiera, certo, ma sempre con l'umiltà e la consapevolezza del ruolo che si svolge. Si scriva sulla più importante testata del mondo o si riporti semplicemente un "fatto" (che è diverso da un articolo, come noto) sul proprio gruppetto Facebook.

Eppure, c'è chi si diletta nel lanciare roboanti titoli su "facciate di palazzi crollate", su edifici in sfacelo. Come se, a leggere i titoli, si immagginassero scenari da Aleppo, gente che vola giù da decine di metri. Titoli composti dimenticando o, viene fa credere, forse ignorando il proprio ruolo. La propria professionalità (ove presente), la propria funzione. Solo per il fascino del click e per la necessità di intasare i social e la rete. Per il semplicissimo vezzo - umano, ci mancherebbe - di tanto in tanto di dire: ci siamo anche noi. E questo, ahinoi, non è certo un caso isolato.

Ecco, però: se su tanti altri settori è possibile derogare, anche ai propri obblighi "morali", se su gran parte del resto la leggerezza e il dilettantismo comunicativo possono essere tollerati, sulla cronaca no. Non si può.

Perché è sulla cronaca, sulle cronache che si misura la professionalità, l'esperienza, la capacità di fare - ancora oggi - giornalismo. O, semplicemente, fare informazione.

Marco Caroni, direttore responsabile de ilmamilio.it

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