CASTELLI ROMANI (attualità) -  Convivono 300mila persone su una superficie di 435 km quadrati poco curata: marciapiedi dissestati, strade colabrodo e abbandonate.

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Castelli Romani, territorio popoloso. Da Marino a Velletri, da Albano a Ciampino, cominciamo a essere un po’ troppi. Almeno per l’armonia naturale e l’equilibrio ambientale del nostro comprensorio. Basta dare un’occhiata alle densità di popolazione, quanto mai lampanti. A fronte della media italiana che parla di circa 200 abitanti ogni chilometro quadrato, l’area castellana la supera di ben tre volte ossia 660 cittadini per ogni km/q: complessivamente su una superficie di 435 km quadrati convivono 300mila persone. Se

L’Italia fosse un paese all’avanguardia magari staremmo a parlare di un equilibrio corretto, anzi civile, tra territorio e residenti, con tanti servizi quante le nuove costruzioni e con bellezze paesaggistiche tutelate. Ma purtroppo non è sempre cosi, anzi. Basta osservare le strade colabrodo in giro per i Castelli, i marciapiedi dissestati, i pochi parcheggi vicino piazze e vie principali. Oppure il grande caos mattutino sui mezzi pubblici e le chilometriche code di autovetture, entrambi legati alla forte pendolarismo verso la Capitale.

D’altronde le arterie per raggiungere Roma sono quelle da decenni: Appia Nuova, Nettunense, Anagnina, Tuscolana, Via dei Laghi. Strade sempre più trafficate, per la “felicità” di pedoni, automobilisti e ciclisti. “Vabbè, dai almeno ci sono i treni”. Pure qui le risposte, seppur ci siano, non risolvono le criticità nel complesso: la Regione e Rfi ci stanno provando immettendo nuovi convogli  ma le “grandi” linee ferroviarie sono sempre quelle inaugurate nell’800 sotto lo Stato Pontificio: la Roma-Velletri, la Roma-Albano e la Roma-Frascati. Non va meglio per il trasporto pubblico su gomma, soprattutto il servizio offerto da Cotral spa: ancora tanti i ritardi e troppo vecchi i convogli.

Speriamo che i nuovi bus in arrivo diano una boccata di ossigeno in termini di qualità e quantità delle corse. Inoltre, in un comprensorio, dove l'urbanizzazione e la densità antropica sono in continua crescita non mancano forme e tipologie di inquinamento contro le quali le Amministrazioni a tutti i livelli sono costrette a intervenire per tutelare il diritto alla salute e assicurare la vivibilità dei cittadini; ma anche per difendere un ambiente naturale e paesaggistico, come quello dei Castelli Romani, incastonato tra il parco regionale dei Castelli e quello dell'Appia antica. Dalle polveri sottili al radon, passando per l’elettromagnetismo, roghi tossici e rifiuti: vedremo cosa sapranno fare i governi castellani.

FRASCATI – Diego Caponera: “Approcciarsi all’homebrewing a seconda del proprio tempo a disposizione e del proprio portafogli. I fiori all’occhiello della nostra produzione sono Bianchina e Saison”.

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C’è a chi piace chiara e a chi scura. Chi l’adora aromatizzata, chi fredda, chi classica o a temperatura ambiente, fatto sta che la birra è una di quelle bevande che manda in estasi in molti, a tal punto, che sono sempre di più le varietà artigianali e i produttori castellani; ma in sostanza cosa serve per farla? “Fare la birra in casa è un hobby – dichiara il produttore castellano Diego Caponera - ed è possibile approcciarsi all’homebrewing a seconda del proprio tempo a disposizione e del proprio portafogli.” Detta cosi sembra un gioco da ragazzi. “Si parte dalla procedura più semplice – prosegue Caponera - che consiste nell’acquisto di estratti di malto già luppolati, una sorta di semilavorato, che andrà con pochi e semplici passaggi, preparato per la “fermentazione”, il processo attraverso il quale il “mosto” diventa birra, che andrà poi imbottigliata e gustata dopo un periodo di maturazione variabile a seconda dello stile di birra prodotto.” Il fai da te, quindi, per gli appassionati è sempre più a portata di mano. “Con un kit base in plastica alimentare del costo di poche decine di euro e delle normali pentole casalinghe si potrà iniziare a produrre la nostra prima birra artigianale. Esistono poi vari step intermedi, che consentono un controllo progressivamente maggiore sulla lavorazione degli ingredienti, fino ad arrivare alla tecnica definita “all grain”, ovvero alla replica “casalinga” del processo produttivo dei birrifici artigianali e che consente un controllo pressoché totale sul processo produttivo, con attrezzature che possono arrivare a costare anche svariate migliaia di euro, a seconda della capacità produttiva raggiungibile.” Negli ultimi anni sono aumentati coloro che la birra la producono a casa, il fai da te è sempre sicuro o c’è qualche contro indicazione? “Non essendo un microbiologo – sottolinea il produttore - non posso rispondere con l’autorevolezza scientifica che la domanda merita, posso però ragionevolmente affermare che produrre una birra in casa senza i dovuti e necessari accorgimenti, può portare ad ottenere una birra dal sapore potenzialmente sgradevole, e per questo immediatamente riconoscibile e quindi da scartare. Diciamo anche che la birra, grazie al suo contenuto alcolico, alla sua acidità e alle eccellenti proprietà conservanti del luppolo non si dimostra terreno fertile per la proliferazione batterica. Si rischia molto di più con altre produzioni casalinghe quali marmellate, conserve, ecc.”. Insomma, a rischiare non è la salute ma il palato e per gli amanti della birra e dei sapori è praticamente tutto.

LA PRODUZIONE E I TIPI DI BIRRA – Dal fai da te alla produzione artigianale. Caponera e i suoi soci producono ai Castelli birra a gogò. “Produciamo diversi stili birrari – prosegue - ma i nostri fiori all’occhiello sono: “Bianchina”, la nostra interpretazione di American Wheat, una birra al frumento di colore chiaro e leggermente opalescente, che si rivela al naso con un’esplosione di aromi fruttati, che accompagnano poi la bevuta, con un amaro bilanciato e mai preponderante.

La seconda scelta riguarda la nostra Saison, la “Grisette”, birra di origine belga, dotata di un corpo maltato che si avverte immediatamente, rivelando successivamente note di arancia amara che rendono la bevuta piacevole e dissetante.

Credo fermamente che le birre debbano essere semplici e composte seguendo i canoni tradizionali, senza cadere in azzardi creativi, che tendono più a confondere il consumatore di birra che non a fidelizzarlo. Oggi chi si avvicina alle birre artigianali lo fa con un misto di curiosità e diffidenza, il nostro compito deve quindi essere quello di guidarlo all’interno di questo vastissimo mondo attraverso prodotti di qualità e facilmente riconoscibili nelle caratteristiche di base dei diversi stili.

Che cambia tra una birra artigianale e una industriale? “La birra industriale è sostanzialmente una birra sottoposta, nel processo produttivo, a microfiltrazione e pastorizzazione, processi che rendono il prodotto adatto ad una distribuzione su larga scala, ma che sottraggono alla birra tutta una serie di proprietà organolettiche e di nutrienti che da qualche tempo, e dopo diversi studi in materia da parte di nutrizionisti affermati, si stanno rivelando molto salutari per il nostro organismo. Per questo motivo quando si parla di birra artigianale, mi piace definirla, birra “viva”.

Il vantaggio di una birra acquistata a km 0? “Il vantaggio di una bere una birra a km 0 – conclude Caponera - riguarda innanzitutto la freschezza della produzione e degli ingredienti utilizzati e, essendo la birra fotosensibile ed in particolare quella artigianale molto sensibile alle temperature, sicuramente i lunghi spostamenti, i numerosi stoccaggi e la consumazione differita nel tempo non vanno a vantaggio di una conservazione ottimale e freschezza della stessa.”

FRASCATI (nuoto) - Undici ragazzi dai 12 ai 15 anni (categorie Esordienti A, Ragazzi e Cadetti) hanno partecipato nei giorni scorsi al campionato italiano tenutosi allo Stadio del nuoto di Roma

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Il settore del nuoto per salvamento del 3T Frascati Sporting Village ha vissuto una fantastica esperienza. Undici ragazzi dai 12 ai 15 anni (categorie Esordienti A, Ragazzi e Cadetti) hanno partecipato nei giorni scorsi al campionato italiano tenutosi allo Stadio del nuoto di Roma: si tratta di Beatrice Gueli, Sara Dell’Ospedale, Valentina Priori, Melissa Mura, Francesca Antonini, Fabiola Cipri, Eleonora Priora, i fratelli Lidia e Antonio Puggioni, Roberto Chiavacci e Gianmarco Gindre.

«Nessuno di loro è riuscito a salire sul podio, ma i nostri ragazzi hanno comunque potuto vivere la magica atmosfera che una simile manifestazione riesce a trasmettere» rimarca Udo Paolantoni, il responsabile tecnico del settore salvamento del 3T Frascati Sporting Village. «Il livello della competizione è stato molto alto con concorrenti arrivati da tutta Italia, inoltre il caldo è stato davvero pesante e ha condizionato un po’ le prestazioni dei nostri ragazzi. Lo stesso si può dire per la preparazione all’evento di coloro che hanno dovuto affrontare gli esami di terza media, ma ripeto che era già molto importante essere presenti a questo appuntamento». Tra le varie esibizioni, vanno sottolineate quella di Chialastri che nei 50 metri manichino ha migliorato tantissimo il proprio tempo cronometrico e quella di Gindre che si è comportato molto bene nei 100 ostacoli. La stagione del settore salvamento del 3T Frascati Sporting Village va dunque in archivio, ma la pausa sarà abbastanza breve e la nuova annata agonistica si aprirà con una ghiotta novità. «Dal 28 agosto al 9 settembre – conferma Paolantoni – faremo alcuni giorni di preparazione tra Frascati e San Felice Circeo per preparare al meglio il nostro debutto assoluto nelle “prove oceaniche” della disciplina, vale a dire quelle che si svolgono in mare aperto. Il 17 settembre, infatti, ci sarà la prova del Trofeo Lazio e il 3T Frascati Sporting Village avrà la sua rappresentanza ai nastri di partenza delle gare che riguarderanno il nuoto frangente, la tavola e le bandierine».

ROMA (politica) - La nota del consigliere regionale di Forza Italia Adriano Palozzi in merito alle vicende giudiziare che hanno coinvolto l'altro esponente del partito.
 
ilmamilio.it - comunicato stampa
 
“Voglio esprimere tutta la mia vicinanza personale all’amico Gramazio, che, a seguito della sentenza di condanna agli arresti domiciliari, finalmente potrà abbracciare il figlio dopo due anni di carcere in regime 416bis. Non è mia intenzione entrare nel merito e rinnovo la mia totale fiducia nel lavoro della magistratura, ma la derubricazione dell'accusa di associazione mafiosa dimostra che due anni di reclusione in un braccio di massima sicurezza e con il regime più duro, siano stati davvero troppi per Luca. Non c’è nulla da festeggiare oggi, ma, dal punto di vista umano, non posso che gioire del suo ritorno a casa”. Così, in una nota, il consigliere regionale FI, Adriano Palozzi.

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