oddi giancarlo ilmamilioFRASCATI (calcio) - Il roccioso ex difensore ed allenatore, oggi apprezzatissimo opinionista di Radio Sei, ricorda la figura dello storico conducente scomparso sabato scorso dopo tanti anni al servizio dei biancocelesti

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E' il 18 giugno 1972. Basta un pareggio. "Col punto conquistato allo Stadio della Vittoria di Bari, dopo uno 0-0 combattuto e assolato, avevamo appena rimesso piede in serie A, con Tommaso Maestrelli in panchina. Alfredo glielo aveva promesso: "Se torniamo in A ti faccio guidare il pullman". Detto fatto: ad un certo punto il conducente ha lasciato il posto di guida al mister e per un paio di chilometri il "maestro" ha condotto il mezzo sull'autostada".

E' così che Giancarlo Oddi, che all'epoca stava per compiere 24 anni, ricorda quel giorno di gioia ed un uomo speciale. Un ricordo dolce nel momento dell'addio ad Alfredo Recchia che sabato scorso, alla veneranda età di 91 anni, è volato in cielo.

A Frascati, nella piccola chiesa dei Frati - non distante dall'abitazione dove Alfredo e la sua famiglia per anni hanno vissuto - lunedì 22 gennaio con Oddi c'erano anche Bruno Giordano, il portiere Michelangelo Sulfaro, l'altro frascatanissimo Giancarlo Ceccarelli, Andrea Agostinelli. Tutti lì per onorare uno di casa, uno di famiglia, un laziale vero.

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"Alfredo lo consideravamo tutti come un fratello maggiore. Uno che con noi, per anni, ha condiviso gioie e dolori. Dalla B, il ritorno in A, la beffa di Napoli da dove siamo tornati con lui alla guida del pullman nonostante fosse stato ferito da un sasso, allo scudetto del 1974. E tanto oltre, fino all'epoca di Giorgio Chinaglia presidente", racconta Oddi che da anni è un ospite fisso ed amatissimo della lazialissima Radio Sei.

"Col pullman guidato da Alfredo abbiamo fatto il giro d'Italia molte volte, e oltre: una volta siamo andati e tornati dalla Svizzera, dove dovevamo giocare la coppa delle Alpi. Quello era un pullman di lusso, col salottino, il tavolinetto per giocare a carte: ed era di esclusiva competenza di Alfredo. Non servivano né meccanici né altro personale. Una volta mentre eravamo in autostrada si è alzato dal posto di guida, è arrivato camminando quasi fino a metà corridoio e poi è tornato al comando. Unico".

E come lo racconti il calcio di quegli anni, quel calcio, ad uno che non lo ha vissuto? "Niente, non si può".

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Dopo 104 presenze tra serie B e serie A, Giancarlo Oddi lascia la Lazio nel 1975 ("Tommaso Maestrelli stava già male, me ne andai per divergenze con la dirigenza, insieme a Nanni e Frustalupi", dice) per andare a giocarsi ben 256 partite col Cesena tra A e B e chiudere la carriera da giocatore con la Lodigiani, in C2. Ma alla Lazio torna subito dopo, da allenatore in seconda per due anni speciali, con Giorgio Chinaglia presidente.

 "Con Giorgio c'era un rapporto straordinario, così come era straordinario che Giorgio aveva con Alfredo: era un suo collaboratore fidatissimo, l'uomo buono per calmarlo, per farlo ragionare nei momenti in cui Chinaglia perdeva le staffe. E da qui il mio legame con Alfredo Recchia è diventato ancora più forte: da quegli anni diverse volte sono andato a Frascati a trovarlo, a mangiare una cosa insieme a lui ed alla sua splendida famiglia". "Lazialissimo: uno come Alfredo è il simbolo di un calcio che non c'è più e del quale è impossibile non avere nostalgia".

Tante presenze in campo, quasi 400 nei professionisti ma neanche un gol. "Un paio di volte ci sono andato vicino: a Cesena, contro l'Inter in casa, avevo praticamente segnato io ma poi l'attaccante l'ha spinta dentro e si è preso il gol. Ma non mi importa. Nella mia carriera da calciatore ho iniziato da mezzala poi mi hanno fatto giocare sempre più dietro: libero, terzino e stopper. No, il gol non mi è mai mancato", ammette.

Ma in fatto di lazialità Giancarlo Oddi, uno che in campo non te le mandava a dire, è davvero secondo a pochi. "La prima volta che mio padre mi portò a vedere la Lazio è stata in una partita al "Flaminio" contro il Lanerossi Vicenza: quel giorno la Lazio aveva dei calzoncini bianchissimi, quasi luminosi". Praticamente un colpo di fulmine: la partita alla quale Oddi fa riferimento potrebbe essere il Lazio-Vicenza dell'11 ottobre 1959, giocata per l'appunto al "Flaminio" (stadio di casa dei biancocelesti ad eccezione delle gare di cartello giocate all'Olimpico) e vinta dalla Lazio allenata da Fuffo Bernardini per 2-1 con doppietta di Rozzoni.

Di quella e di tutte le Lazio che ha incontrato, soprattutto di quella oggi in campo, Giancarlo Oddi parla praticamente tutti i giorni dai microfoni di Radio Sei.

E la Lazio di quest'anno? "Non riesce a trovare la svolta: pensavamo tutti che dopo le 4 vittorie di fila in campionato ed il derby di Coppa finalmente la squadra avesse preso il via ed invece la pessima prestazione di Supercoppa ci ha fatto fare un passo indietro, una figuraccia. Difficile davvero da capire perché il mercato è stato buono e la rosa senz'altro più completa: l'anno scorso abbiamo strameritato il secondo posto, quest'anno dobbiamo ancora dimostrare tutto. Lo stadio? Quando posso vado volentieri, altrimenti la vedo da casa. Quanto parlo di calcio durante le mie giornate? Parecchio direi, sì, anche quando sono a casa anche se mia moglie lo segue poco ma mi sopporta. O forse sono più io a sopportare lei...". Ma la coppia Giancarlo-Maria è inossidabile, sposati da più di 40 anni.

 Foto dalla pagina Facebook di Radio Sei

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