Esplosione bombola studio dentistico Velletri, ad un anno e mezzo dal botto ancora nessun risarcimento

Pubblicato: Sabato, 21 Luglio 2018 - redazione cronaca

esplosione dentista velletriVELLETRI (attualità) - Era il 14 febbraio del 2017: la deflagrazione provocò feriti e gravissimi danni allo stabile

ilmamilio.it - nota stampa

Esplode la “bombola” del dentista, per poco non gli salta per aria la casa, rimedia danni per 80mila euro, ma in quasi un anno e mezzo non ha visto un euro dalla compagnia di assicurazione dello studio dentistico, nonostante il consulente tecnico della Procura ne abbia accertato le responsabilità nella determinazione dell’evento.

LEGGI Velletri: violenta esplosione in uno studio medico. feriti in ospedale

G. I., 80 anni, è uno dei (principali) danneggiati di un’esplosione che a Velletri ricordano ancora e che solo per miracolo non è finita in tragedia. Sono le 14.50 del 14 febbraio 2017, San Valentino, quando un forte boato, seguito da alte fiamme, scuote il centro della città, e tra i primi ad arrivare su posto, un immobile di via Paolina, sono gli uomini della Squadra Volanti e del Reparto Prevenzione Crimini del Lazio, che sono intenti ad effettuare un posto di controllo in piazza Garibaldi e che evacuano decine di residenti di quella e delle palazzine vicine. Accorrono anche le ambulanze del Suem, per trasportare all’ospedale i feriti, che sono quattro, per fortuna non gravi: si tratta di persone investite per lo più da vetri e detriti. E si precipitano i vigili del fuoco di Velletri, con tre mezzi e un’autoscala, oltre che per mettere in salvo altre persone, per spegnere l’incendio generatosi con la deflagrazione nel terrazzo di pertinenza dello studio dentistico Saradent, al piano terra dell’edificio al civico 21.

I pompieri appurano che, a causare il botto, è stata l’esplosione di una bombola di ossigeno che si trovava nel terrazzo, rinvenuta divelta: ce n’è anche un'altra, di protossido di azoto, che i vigili de fuoco mettono in sicurezza. Il proprietario dello studio dichiarerà di aver avvertito la fuoriuscita di aria provenire dal terrazzo esterno, dove c’era anche la caldaia, e di aver notato le fiamme uscire da una cassetta in resina dove c’erano i rifiuti speciali e le due bombole usate per eventuali rianimazioni e sedazioni dei pazienti. Aggiungerà di aver cercato di spegnere l’incendio con l’estintore e di essere corso in strada per chiudere il gas, ma che proprio in quel mentre si era verificato il boato.

Cessato l’allarme, inizia la conta dei danni, ingenti, a cominciare dal terrazzo, collassato, e dall’interno dello studio dentistico, fino ad arrivare alle palazzine adiacenti. Ma tra gli appartamenti che lamentano i maggiori problemi vi è, ovviamente, quello di proprietà dell’ottantenne che si trova al piano immediatamente superiore rispetto allo studio dentistico. G. I., che è anche uno dei destinatari dell’ordinanza sindacale che impone ai proprietari degli alloggi interessati la loro messa in sicurezza, per essere assistito e risarcito, attraverso il consulente personale Angelo Novelli, si rivolge a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, la quale incarica subito un perito per la stima dei danni, pesanti, a partire dalle diffuse fessurazioni e crepe profonde in tutti gli ambienti, dal soffitto al pavimento, senza contare i danni esterni alla facciata. Per bonificare e sistemare tutto occorrono 80mila euro.

Studio 3A prende subito contatti con il legale dello studio dentistico che fornisce le coperture assicurative, dichiarando di avere già denunciato il sinistro all’assicurazione con cui i suoi assistiti hanno contratto una polizza per la responsabilità civile verso terzi. Ma la compagnia prende tempo obiettando che ci sono indagini in corso. La Procura di Velletri, con il Pubblico Ministero dott. Luigi Paoletti, ha aperto un fascicolo contro ignoti – di mezzo ci sono anche dei feriti – e incaricato un consulente tecnico d’ufficio, l’ing. Mara Lombardi, per stabilire cause, circostante e dinamica dell’evento. Finalmente nel maggio di quest’anno il Sostituto Procuratore ha consentito l’accesso agli atti e si è così riusciti ad acquisire la perizia del Ctu: nel frattempo il proprietario dell’appartamento ha dovuto fare fronte a sue spese agli interventi di massima per rendere abitabile l’alloggio.

Ebbene, il consulente tecnico della Procura spiega che “l’evento è stato tecnicamente possibile per effetto di un fenomeno di compressione adiabatica che si è prodotto ad esito di uno stato di non perfetta tenuta della valvola componente la bombola di ossigeno, inducendo l’innesco del materiale combustibile conservato nel mobiletto in resina. L’effetto di confinamento, determinato dallo stoccaggio della bombola di ossigeno in volume chiuso e ridotto, ha impedito un’adeguata ventilazione, come prescritto in tutti i manuali operativi. La presenza nello stesso volume di materiale combustibile (i rifiuti speciali) ha reso disponibile un quantitativo di combustibile idoneo ad essere innescato ad esito della combustione adiabatica e dell’effetto di innalzamento della temperatura in una condizione di sovralimentazione indotta dall’aumento della concentrazione di ossigeno”.

Dunque, pur non essendo stato possibile accertare lo stato di integrità delle bombole presenti nello studio dentistico, il perito conclude che queste “carenze tecniche hanno concorso a creare quelle condizioni che hanno contribuito a determinare, costituendo di fatto degli elementi di non conformità, l’esplosione e le condizioni note”. E aggiunge. “Le analisi effettuate hanno portato a non escludere carenze nella progettazione delle condizioni di prevenzione efficacemente orientate a garantire la sicurezza dell’attività”.

Forte di queste conclusioni, che evidenziano le responsabilità in capo al medico titolare dello studio dentistico, Studio 3A è tornato a richiedere con forza alla sua compagnia di assicurazione un congruo risarcimento per i danni subiti dal proprio assistito, ma per la compagnia assicurativa neanche questo basta: da due mesi i liquidatori della compagnia continuano a non riscontrare le richieste.

E il tempo passa.